Capitolo 10

298 24 6
                                    

Sabato mattina.
La scuola era chiusa, il Sole alto nel cielo limpido e privo di umidità. Dalle finestre della, ormai sua, camera poteva sentire il cinguettio degli uccelli che nidificavano sui rami degli alberi del viale. Sebbene fosse ancora inverno, il sabato sembrava la primavera della settimana. Il giorno del riposo e, al contempo, della rinascita.

Lara aveva deciso che il sabato mattina le piaceva.

Si sentiva rilassata.

D'altra parte, da quando aveva visto casa sua, distrutta nella realtà, ma intatta nei suoi ricordi, l'insonnia era scomparsa.
O meglio, la sua mente veniva letteralmente cullata dall'idea che Ethan conoscesse casa sua.
Ci era mai stato? Non aveva avuto il coraggio di chiederglielo.

Aveva notato che Ethan stava guardando, indubbiamente, il punto in cui prima c'era la finestra della sua camera. Non aveva fatto altro che fissare quel punto finché Lara non gliel'aveva fatto notare.

Ethan non aveva smentito, né aveva controbattuto che fosse solo una sua impressione.
La ragazza, perciò, aveva concluso che Ethan conoscesse casa sua già prima dell'incendio.
Quell'idea la inebriava e la travolgeva come se avesse vinto la lotteria.
Ethan sapeva che quella casa fosse la sua casa.

Di conseguenza, secondo il suo ragionamento, ci doveva essere un'oscura ragione per la quale lui si era gettato tra le fiamme dell'Inferno per soccorrere lei e la sua famiglia.

Ma, prima di darsi una risposta, Lara si era addormentata beatamente e il suo sonno non fu più disturbato.

Adesso, il sole brillante e gli uccellini cinguettanti la obbligavano a disfarsi delle coperte e a dire addio al morbido cuscino.

La casa era deserta.

Andò in soggiorno con la speranza di trovarci Ethan. Eppure, neanche lui era lì.
Per un attimo credette di stare ancora sognando, o meglio, di essere vittima di un incubo in cui tutti l'avevano abbandonata.
Poi, però, una folta capigliatura fece capolino dalla porta che conduceva alla camera degli ospiti.

«Buongiorno, dormigliona.»
Sua madre Claire, era già vestita, truccata e pettinata.

Guardò l'orologio: la lancetta delle ore segnava le dodici. Aveva dormito tutta la mattina!

«Ethan mi ha detto che ieri notte hai sofferto di insonnia e che non volevi prendere le pillole.» continuò la donna.

Non ci poteva credere! Deglutì sonoramente.
Ethan non poteva aver raccontato a sua madre quello che era successo ieri notte.
Non disse nulla.

«Perciò, quando ti ho vista dormire come un ghiro ho deciso di non svegliarti.»

La donna non aggiunse altro, Ethan non le aveva detto altro.

«Lara?!» sua madre la richiamò «Tutto bene? Puoi parlare, se vuoi.»
Lara scosse la testa «Scusa, mamma. Ho dormito profondamente, non avrei dovuto svegliarmi così tardi.»
«Tesoro, sta' tranquilla.» la donna le rivolse un ampio sorriso rosso ciliegia.
«Dove sono tutti?» chiese.
«Rachel è a lavoro, tuo padre ha accompagnato James a comprare un paio di scarpe per la sua partita di giovedì ed Ethan è andato a fare il turno pomeridiano al fast food.»

«Quindi siamo solo noi due?»
«Sì, tesoro.» la madre le sorrise «Possiamo fare ciò che vuoi, ma prima vestiti.»
«Certo.»
«Ah, Lara.» la madre la chiamò prima che lei potesse tornare nella sua stanza.
«Sì?!» si girò nuovamente verso la donna.
«Prima Ethan ha portato questa. Ha detto che avrei dovuto dartela appena sveglia.»
Claire le porse una busta di cartone con un fiocco color panna che la teneva chiusa.
Non aveva idea di cosa potesse contenere.
«Avanti, aprila.»
Non sapeva se poteva aprirla lì, davanti a sua madre.
D'altra parte era Ethan che voleva che la ricevesse. Cosa poteva mai averci messo dentro?

UnforgettableDove le storie prendono vita. Scoprilo ora