Una settimana prima ...

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Ethan Bay aspettava. Aspettava di tornare a casa. Era seduto in treno e come ogni sabato sera era andato a suonare in un locale a Downtown. Lo avevano pagato quanto bastava per comprare un regalo alla madre per il suo compleanno e sarebbe riuscito anche a mettersi qualcosa da parte per "il futuro".
Doveva aspettare solo mezz'ora prima di rientrare a casa, ma quella sera, in particolare, era fin troppo stanco. Fortunatamente aveva trovato il treno quasi vuoto e c'erano parecchi posti liberi, così aveva tolto la chitarra dalle spalle e si era seduto. Il treno non era ancora arrivato alla prima fermata quando Ethan cominciò ad annoiarsi; per quanto amasse suonare, quella sera ne avrebbe fatto volentieri a meno. Prese l'Ipod, l'unico regalo intelligente che suo padre avesse mai potuto fargli, fece partire la sua playlist e si mise a guardare fuori dal finestrino, un po' per noia, un po' per gioco. Decise che alla prima fermata avrebbe osservato la gente che aspettava l'arrivo del treno per ridere delle facce più buffe; uno stupido modo per ingannare il tempo.
Il treno si fermò e Ethan iniziò a giocare. Fu prima un uomo a colpirlo: calvo, rosso in viso e sulle orecchie, affannato, forse aveva corso per prendere il treno in tempo; poi una donna ispanica con le labbra fin troppo grandi, un intervento chirurgico mal riuscito; poi ancora un anziano che sbraitava perché era convinto che qualcuno lo avesse spinto e, infine, accanto a lui una ragazza che rideva. Forse per la reazione del vecchio, forse per la pelata rossa dell'altro uomo, ad ogni modo se la stava proprio spassando, con le spalle che andavano su e giù e il viso coperto dai capelli per nascondere la sua reazione.

La ragazza salì sul treno e non ne voleva sapere proprio niente di smetterla di ridere. Un ragazzo dietro di lei le diede uno spintone senza volerlo, ma lei non si mosse, non alzò la testa, non scusò il ragazzo che si era voltato verso di lei: andò a sedersi da sola, in un posto libero poco lontano da Ethan, le spalle andavano ancora su e giù e lei rideva, nascosta, dietro i suoi riccioli biondi. Rideva, rideva, le porte si chiusero e lei rideva, e rideva ... Rideva?

Ethan giurò che sotto la coltre di boccoli la ragazza avesse le guance rosse e bagnate; poi la vide: una minuscola gocciolina d'acqua cadde sulle mani di lei che teneva posate sulle ginocchia.

No, la ragazza non stava affatto ridendo, al contrario, era sconvolta dai singhiozzi.

Se c'era una cosa che Ethan odiava era vedere una donna piangere. Si alzò, prese la chitarra e le si avvicinò.

«È libero questo posto?» indicò il sediolino accanto al suo.
Lei non rispose, respirava piano ma le spalle continuavano a muoversi.
Ethan si sedette comunque e ci riprovò «Ciao.» disse molto vagamente continuando a guardare avanti a sé; non voleva spaventarla o sembrarle un malintenzionato.
Lei continuava a piangere, non disse nulla ... Allora Ethan si chinò leggermente verso di lei, tenendo sempre fisso lo sguardo in avanti.
«Sì, sto parlando con te.»
«Lasciami in pace!» singhiozzò lei, quasi urlando.
«Non c'è bisogno di essere così scontrosi.»
«Cosa vuoi?» lei perse la pazienza, scosse i capelli e si voltò verso di lui.
Per un attimo i loro occhi si incontrarono, fu un istante, troppo breve, ma abbastanza lungo da permettere ad Ethan di riconoscerla. Lei. Era bellissima.
Il gonfiore e il rossore dei suoi occhi ne facevano risaltare il colore verde; le guance paonazze sembravano ribollire, ma non era un rosso uguale a quello dell'uomo calvo, erano di un rosso incantevole, veniva voglia di toccarle, di asciugarle le lacrime.
«Che ci fai qui?» gli chiese lei tirando su col naso.
Dio, quanto era bella quando tirava su col naso. Ethan lo pensava davvero. Vedeva la gola di lei contrarsi e rivelare le clavicole. E i capelli, i capelli rimbalzavano a ogni respiro come molle, molle morbide che somigliavano alla seta. Ethan dovette trattenersi per non affondarci le mani dentro. Come poteva essere così bella e così triste allo stesso tempo?
«Sto tornando a casa.»
La ragazza scosse la testa «No, intendo, cosa ci fai qui, vicino a me?»
«Ah...» abbassò la testa «Io ... ti ho vista piangere.»
«Ma davvero?» ironizzò lei, con un tono arrabbiato.
Ethan la guardò ancora, poi fissò di nuovo un punto davanti a sé «Hai bisogno di un fazzoletto.»
«No, grazie, non ho bisogno di nulla.»
«Non era una domanda. Hai davvero bisogno di un fazzoletto, peccato io non ne abbia ...»
Lei prese un bel respiro «Ce li ho io ...»
«Perché diavolo non li usi?»
«Non voglio togliermi tutto il mascara ...»
Stupida. Ethan sapeva che quella era una ragazzina snob, tutta: "Oh mio Dio, mi si è spezzata un'unghia!" ma non immaginava che potesse essere stupida fino a quel punto.
«Non voglio far vedere ai miei genitori di aver pianto, non voglio che si preoccupino.» aggiunse la ragazza.
Questo aveva senso, pensò Ethan. Forse tanto stupida non lo era.
«Ora però calmati, altrimenti il mascara ti sporcherà le guance e sarà un casino.»
Lei inspirò profondamente ed espirò dalla bocca; si pulì le guance con il dorso della mano e respirò ancora «Scusa.» disse infine «Sono una maleducata.» aggiunse. Poi gli porse la mano destra «Io sono ...»
«Lara Wells.» concluse Ethan «So chi sei.» le sorrise e le strinse comunque la mano per avere un contatto con lei, per toccarla.
«Io, invece, mi chiamo ...»
«Ethan Bay.» Lara ricambiò il sorriso «Anch'io so chi sei.» lei allentò la presa e Ethan le lasciò a malincuore la mano.
«Lara Wells sa chi sono. Dovrei sentirmi onorato.» scherzò lui.
La ragazza rise e quella risata mandò Ethan in estasi.
«Abbiamo matematica e inglese insieme, lo hai dimenticato?» rise ancora.
No. Ethan non lo aveva dimenticato ... era lei che non ricordava di aver frequentato anche le elementari e le medie con lui ... ma non pretendeva certo che lei, Lara Wells, se lo ricordasse.
Lara Wells. La reginetta della scuola. Ma non la reginetta del tipo "Io sono la migliore, amatemi tutti", no. Lei era molto riservata e non andava a ricordare ad ogni sfigato quanto fosse povero rispetto a lei. Lara era snob, ma in modo diverso, nel senso che non parlava con nessuno che non fosse del suo gruppo di amichetti snob. Insomma, non conosceva nessuno ma tutti conoscevano lei. E la conoscevano per la sua bellezza, e per il fatto che fosse la ragazza del capitano della squadra di football, lo scimmione, Mark Ryan; ma questo non faceva di lei il capitano delle cheerleader, al contrario, era negata in qualsiasi tipo di sport. Ai pon-pon preferiva i libri, ai motti preferiva le poesie, ed era una specie di genio in quasi tutte le materie. Era una sorta di alieno, o almeno così credevano alcuni amici di Ethan. Ad ogni modo, Ethan pensava che andare bene a scuola non rendeva automaticamente le persone gentili, premurose e simpatiche. No, lei era comunque snob, e a volte sembrava che guardasse gli altri dall'alto verso il basso, anche se lui non poteva confermarlo, lo aveva solo sentito dire in giro. Eppure lei, la bellissima snob, conosceva il suo nome.
«Perché piangi?»
«Preferirei non parlarne...» Ethan le aveva tolto il sorriso ... no! Doveva fare qualcosa ma ... «Tu come mai sei qui a quest'ora?» gli chiese lei.
«Ero a Downtown.»
«Forte.» lei sorrise di nuovo, fortunatamente «Anche io ero lì ... tu che facevi?»
"Come ogni sabato sera sono andato a suonare in un locale per guadagnare qualcosa e aiutare mia madre" pensò. Ma non lo disse, non poteva rivelarle di essere più sfigato di quanto lei non immaginasse già.
«Sono andato a comprare un regalo per mia madre.» in fondo era vero.
Lei sbarrò gli occhi «Non dirmi che è la festa della mamma?!»
Ethan rise «No, ma come ti è venuto in mente?» lei tirò un sospiro di sollievo «È per il suo compleanno.»
«Le hai preso una chitarra?» con un cenno della testa lei indicò lo strumento appoggiato alle gambe di lui.
«No, le ho preso un bracciale.» il ragazzo sfilò il bracciale dalla tasca e glielo porse.
Lei se lo rigirava tra le mani «È magnifico.» disse. E lo era davvero con tutte quelle perline rosse.
«Dopodomani anche mia madre compirà gli anni.» lei abbandonò la testa allo schienale.
Ethan la guardò «Davvero?»
Annuì.
«Le hai già preso qualcosa?»
«No.»
«Mmh, se ti piace puoi prendere questo e regalarglielo.» lui le rimise il bracciale tra le mani.
Lara iniziò a ridere, musica per le orecchie di Ethan, anche se quella risata gli causò non poca confusione.
«Non sei cambiato di una virgola, Ethan Bay.»
«Come, scusa?»
Lei lo guardò dritto negli occhi «Non ricordi? Da bambini, alle elementari, dimenticai di preparare la letterina per la festa della mamma e tu volevi regalarmi quella che avevi fatto tu.» rise.
Ethan la guardò. Allora non si era dimenticata che erano stati insieme anche alle elementari. Aveva una buona memoria quella ragazza.
«No, non lo ricordo. Scusa.»
«Non scusarti.» gli sorrise «Perché parli con me?»
Ethan cambiò umore «Sono troppo sfigato per te?»
«Oh no, sfigato?! Io non penso che tu sia sfigato. Non fraintendermi ... ecco ... perché sei venuto qui vicino a me a parlarmi? Hai cercato di farmi smettere di piangere ...»
Lui le sorrise «Penso che nessuna donna dovrebbe piangere.»
«È una frase che dici alle ragazze per fare colpo?» inclinò la testa da un lato.
«No.» scosse la testa sorridendo «Io non rimorchio le ragazze che piangono.» anche lei rise «Né tantomeno le ragazze fidanzate.» concluse.
«Sei una specie di cavaliere, Ethan Bay?»
Lara lo aveva fatto sorridere ancora «No.» lui poggiò i gomiti sulle ginocchia e la guardò «Forse sono solo un fifone.»
«Perché? Io non mordo.»
Ethan si riabbandonò al sedile, non riusciva a stare fermo «Tu no, ma il tuo scimmione sì.» rise. Poi si rese conto di ciò che aveva detto.
Merda. Aveva insultato il suo ragazzo davanti a lei. Quella piccola snob gli avrebbe riferito tutto e se fosse stato fortunato se la sarebbe cavata con un occhio nero e la faccia gonfia. Doveva smettere di parlare con lei.
«Come hai detto, scusa?»
Merda. Lara se ne era accorta. Doveva andarsene.
«Scimmione?» continuò lei.
Ethan impallidì, si inumidì le labbra, pronto a tutto ... A tutto, escluso ciò che successe dopo: Lara scoppiò a ridere.
«Come ho fatto a non pensarci?! Mark somiglia tantissimo ad uno scimmione! Tranquillo, Ethan, non gli dirò nulla. Il tuo segreto è al sicuro con me.»
Ethan tirò un sospiro di sollievo «Lara?»
«Sì?»
«Posso farti una domanda?»
«Mmh.» si morse il labbro «Certo.»
«Cosa ci facevi, da sola, a Downtown a quest'ora? E perché sei su questo treno? Lo scimm... ehm ... Mark non poteva venire con te, o magari, passare a prenderti?»
Lei calò il capo, divenne cupa in volto, la sua voce divenne un filo «Veramente ... ero con lui.»
Proprio come immaginava! Uno stupido litigio con il fidanzato. Dopotutto, una come lei cosa poteva mai saperne del dolore? Non immaginava neanche lontanamente cosa significasse avere dei problemi! Non avrebbe mai sopportato la metà delle disgrazie che avevano afflitto Ethan.
Il ragazzo sospirò e scosse la testa «Hai preso un treno da sola e piangi in questo modo solo per un litigio con il tuo fidanzato?»
Lei cambiò umore, incrociò le sopracciglia , divenne rossa in volto e alcune lacrime minacciarono di sgorgare copiose dai suoi occhi.
«E tu che ne sai?» urlò «Non sai ciò che è successo, non mi conosci, non sai nulla di me, non puoi giudicarmi così, su due piedi.» era furiosa.
Lara fece per alzarsi ma Ethan fu più veloce di lei e la trattenne, prendendola per un polso.
«Aspetta!» le disse con un tono dolce «Non andartene, hai ragione, scusami. Però non andare via.»
Lei si calmò, si sedette, e sospirò. Contemporaneamente Ethan tirava l'ennesimo sospiro di sollievo.
«Scusa, insomma ... non mi aspettavo certo di trovare Lara Wells, a quest'ora, su questo treno, in lacrime. E non pensavo che mi potesse rivolgere la parola.» buttò giù le scuse più patetiche che avesse mai porto; ma erano pur sempre delle scuse.
Lara abbandonò la testa allo schienale, respirava affannosamente ...
«Ethan, cosa pensi di me?»
Ethan la guardò. Lara avrebbe potuto non accettare le sue scuse, avrebbe potuto decidere di andarsene comunque. Mai, Ethan, si sarebbe aspettato quella domanda, perciò non sapeva come interpretarla.
«In che senso?» le chiese.
«Intendo ... Io come appaio agli altri?»
Ah. «Non credo che tu debba interessartene.»
«Non ho mai avuto alcun interesse ... ma tu mi definisci così, ehm, così ...»
«Irraggiungibile?»
«Io sono solo io, Ethan. Sono esattamente come tutte le altre ragazze.»
«Lara, dai, tu sei diversa.» sbottò.
«Perché?» lei ora lo fissava cercando di interpretare dai suoi gesti ciò che lui non riusciva a rendere a parole.
«Lara, ehm, tu sei ...» doveva davvero dire quel che pensava di lei?
«Coraggio.» con un inaspettato movimento lei gli prese la mano. Ethan rabbrividì. Le mani di lei erano tremendamente morbide e delicate, come quelle di una bambola, ed erano ghiacciate. Avrebbe tanto voluto riscaldargliele. Poteva?
«Lara, tu sei la ragazza più popolare della scuola, sei intelligente e ricca. Hai praticamente tutto. E sei ...» tossì « ... molto bella.» la voce di Ethan si spezzò. Temette che Lara potesse avere una reazione negativa. Tuttavia, la ragazza non aprì bocca.
Allora Ethan continuò «L'intelligenza e la bellezza non possono convivere nella stessa persona. Tu fai paura, Lara Wells. Sei il sogno di chiunque. Peccato tu sia troppo snob e non faccia altro che parlare con le tue amiche di quelle cose da ... ragazze. Unghia, capelli, vestiti e cose del genere. Ah, e non parli con gli sfigati come me.»
Aveva detto troppo? L'aveva incoraggiato lei, no? Gli aveva preso la mano.
Lara non lo guardò, né rise, né fece per andarsene; una smorfia le colorò il viso.
«Sai che non sono stata sempre così ... da bambina non ero così. Ma forse tu non lo ricordi.» la sua voce era velata dalla delusione.
Ethan lo ricordava, ricordava tutto di lei «Sì che lo ricordo, Lara. So molto su di te, forse anche più dello scim... di Mark.»
«No, Ethan.» scosse violentemente la testa e gli lasciò la mano «Tu non mi conosci affatto.»
No! Non lo poteva accettare, voleva di nuovo la sua mano, voleva di nuovo il suo sorriso. Lui gliela prese di nuovo. Lara non si ritrasse.
«Allora permettimi di conoscerti.» le sorrise.
Lei tirò un sospiro, lo guardò intensamente «Siamo sul lastrico.» chiuse gli occhi.
Ethan le strinse ancora di più la mano quando Lara restò in silenzio per più di un minuto. Poi continuò:
«Mio padre non ha più il lavoro, ne sta cercando uno nuovo da qualche mese, ma non riesce a trovare nulla di stabile. Non potrà pagarmi il college ...» Lara sfilò la mano dalla presa di Ethan e la portò sul viso, Ethan si assicurò che non stesse piangendo di nuovo.
«Mi sto impegnando molto a scuola, Ethan. Andrò al college con una borsa di studio.»
D'accordo. Lara aveva qualche problema serio, oltre alle unghia spezzate e un fidanzato rompiscatole.
«Lara ... tu non piangevi per questo motivo.»
«No ... Ethan, non potresti capire.» lei arrossì e scosse la testa. I riccioli biondi rimbalzavano come molle attorno al suo viso. Ethan si trattenne per non affondarci le mani dentro. Ma non riuscì a non toccarla. Le poggiò una mano sulla guancia e con il pollice le asciugò una lacrima. Con l'altra mano prese una cuffietta dell'Ipod ancora in funzione e la porse alla ragazza. Lara la mise nell'orecchio. Le note dei Plain White t's le riempirono la mente, la fecero sorridere. L'Ipod stava riproducendo "Hey there Delilah" e il suono angelico della chitarra la tranquillizzò.
Ethan notò il sorriso di lei e lo ricambiò.
«Non è una dedica ...» lei sorrise «Mi fa sempre tranquillizzare. Avanti, continua. Permettimi di capire, Lara.»
Il sorriso lasciò posto al sospiro e tutto d'un fiato la ragazza disse «Mark... non si accontenta della nostra relazione ... lui ... lui vuole, ehm ... di più.» ebbe un tremito «Ecco... mi costringe a dargli di più. Vuole prendersi con forza ciò che non voglio dargli. Lui ... » Lara cedette ancora al pianto. Oddio ... era troppo da sopportare. Le mani di Ethan si chiusero a pugno; avrebbe voluto rompere la mascella a quel mostro.
«Lara, hey, Lara.» la scosse finché non ottenne la sua attenzione «Devi dirlo ai tuoi.»
«No, Ethan, non posso. Lui ... Mark ... non gli permetto di toccarmi. Lui si arrabbia e va via. Non mi ha mai tocc...»
«Lara! Ti ha lasciata da sola, diavolo!» Ethan era furioso. Lara smise di piangere.
«Mio Dio! Non si può lasciare una ragazza da sola, a quest'ora, in un'altra città.»
«Ho deciso io di prendere il treno, avevo pau... ero arrabbiata.» abbassò la testa.
«Non devi giustificarlo.» Ethan era calmo «Perché lo frequenti ancora? Lui e quelle odiose oche che pensano solo alle loro unghia spezzate.»
Suono incantevole, la risata di lei. Ethan voleva guardarla negli occhi, voleva che la sua anima ardesse sotto quello sguardo afflitto e profondo. Si era sbagliato sul suo conto.
«Li frequento perché mi danno ciò che i miei non mi hanno mai dato. Da quando ero una bambina fino all'anno scorso erano troppo presi con il lavoro, avevamo molti soldi ma non hanno mai avuto il tempo di portarmi al mare. Ora, invece, non abbiamo neanche la possibilità. Io ti invidio, Ethan.»
«Mi invidi?»
«Tu il mare lo hai visto ... e ogni anno puoi tornarci.»
Ethan sorrise ironicamente «Lara. Ti ci porterò, al mare, un giorno. Se vorrai.» le parole di Ethan scivolarono dalle labbra più in fretta di quanto egli stesso volesse.
Lei sorrise «Gentile da parte tua. Mi piacerebbe molto. Magari potrei venire con tutta la tua famiglia , quando ci andrete. Se non è un problema per voi.» sorrise.
«Io credo che questo non sia possibile.»
«Oh... Beh. Scusami...»
«Forse dovrei raccontarti anche io i miei oscuri segreti.» le sorrise.
Lei lo guardò. Dagli occhi di lei trapelava la voglia di sapere «Sarò muta come un pesce.»
«Solo se mi permetti di riaccompagnarti a casa.»
Il treno si fermò. Erano arrivati. Ethan si caricò in spalla la chitarra e uscì dal treno dopo di Lara.
A contatto con l'aria fredda, Lara tremò. Ethan avrebbe voluto cingerle le spalle con la mano, tenerla al caldo, ma forse era un po' troppo azzardato.
«Hai freddo?» si limitò a chiedere.
«No ... tranquillo, sto bene.»
Contro voglia, Ethan guardò davanti a se' e non più a quella magnifica chioma.
«Dai, Ethan. Se posso aiutarti in qualunque modo io voglio farlo.»
Camminavano vicini, le loro case erano a cinque minuti di distanza a piedi e dovevano percorrere la stessa strada.
«Lara, io non sono tanto sicuro che capiresti.»
«Tu hai cercato di capire le cose che ti ho raccontato.»
Ethan espirò «I miei hanno divorziato.»
Lara si fermò. Come se fosse andata a finire con i piedi nel cemento. Ethan, che aveva continuato a camminare, si voltò dietro per raggiungerla. Quando l'ebbe davanti, si accorse che era più bassa di quanto ricordasse.
«Andiamo, su. È successo un anno fa.» le disse prendendole la mano.
Lei non si ritrasse. Ethan la condusse per qualche metro, dopodiché, quando fu sicuro che lei lo avrebbe seguito, la lasciò.
«Non lo sapevo.» disse Lara.
«Immaginavo ... l'ho tenuto nascosto.»
«Come mai?»
Ethan tirò un altro sospiro «Mia madre ha subito violenze domestiche.»
«Oh mio Dio!» Lara fece di nuovo per bloccarsi ma Ethan le lanciò uno sguardo per farla continuare a camminare.
«Lara, davvero, non preoccuparti ... è tutto finito.»
Lei non rispose.
«Dai, andiamo, ti racconterò tutto.» Ethan la prese di nuovo per mano. Lei, stavolta, la ritirò, ma solo per sistemarsi i capelli.
«Sì, dai. Voglio sapere.»
«Bene... mio padre non è mai stato un vero padre. Dopo la nascita di mio fratello ha avuto difficoltà economiche, è stato licenziato, e dava la colpa a mia madre per aver partorito una seconda volta...» scosse la testa «Dio! Quanto lo odio. Come se lui non avesse nulla a che fare con la gravidanza di mia madre. In ogni caso, ha iniziato a bere, troppo, e quando gli andava ... picchiava mia madre. Lei ha sempre cercato di nascondere tutto, ma i segni erano evidenti. Allora ho cercato di proteggerla, e lui picchiava anche me. E poi di nuovo lei, per le mie azioni. La cosa è andata avanti per anni. Ho provato a convincere mia madre a denunciare le violenze, ma lei aveva paura. A quel punto io ...» no ... non doveva assolutamente dirlo! Si stava lasciando prendere troppo dal discorso.
«Cosa?» gli intimò lei. Gli occhi di lei brillavano, gli chiedevano di proseguire. Cosa non avrebbe fatto per quegli occhi?
«A quel punto sono cambiato. Ho iniziato a frequentare le persone sbagliate, a fare cose sbagliate. L'errore mio purtroppo, o per fortuna, fu quello di rubare i soldi a quel coglione per comprare il mio divertimento. Lui iniziò a prendersela anche con mio fratello. James era un bambino ... e i bambini sono la bocca della verità.» guardò Lara negli occhi, erano vicini alla casa di lei, ma Ethan non voleva lasciarla. Voleva che quelle due gocce di mare lo guardassero per tutto il resto della giornata.
«James raccontò tutto a scuola quando gli trovarono dei lividi sulle braccia. Pochi giorni dopo vennero ad arrestare nostro padre.»
«E tua madre?»
«Adesso lavora, ha reso la nostra catapecchia una reggia... Io ho chiuso con quello stile di vita ... » sorrise «Ora lavoro in un fast food, per lei, e quando posso,» indicò con il pollice la chitarra alle sue spalle «il sabato sera suono in un locale.»
«Sei un musicista?» Lara sembrava entusiasta.
«Me la cavo.» Ethan le sorrise.
«Dovresti farmi sentire qualcosa, quando avrai tempo.»
«Sicuro!» Ethan poteva esplodere.
Ma la casa di Lara lo riportò alla realtà. Lui e lei. Mondi diversi in collisione, presto sarebbe finito tutto. Il presente lo travolse impetuoso.
«Hey.» la sua dolce dea cantò «Ne hai passate troppe. Posso darti una mano, sei un bravo ragazzo, Ethan. Dovrebbero esserci più ragazzi come te.» il suo sorriso gli sembrò il più raggiante sole di mezzanotte.
«Lara.» Ethan le poggiò le mani sulle spalle, bloccandola «Promettimi che non starai mai più con lui. Le donne non devono piangere. Le donne come te, poi, non devono neanche abbattersi.»
Lei arrossì «Sei così galante con tutte le ragazze?»
«Con chi merita questa galanteria.» lui sorrise fiero.
Lara si scostò, ridendo «Ethan Bay, il cavaliere d'altri tempi che asciuga le lacrime delle ragazze e le trasforma in fantastici sorrisi. Ottima tecnica, ragazzo.» i due risero.
Lara si avviò alla porta e a metà strada si guardò dietro «Ci vediamo a scuola.» gli sorrise.
«Buonanotte, Lara.»

Già. A scuola ... un disadattato e una regina. Non si sarebbero più parlati, Ethan lo sapeva, inutile prendersi in giro.

La porta si chiuse, il sole di Ethan si oscurò, e fu buio di nuovo.
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Grazie per essere giunti fino a qui. Conclusosi il preambolo, un po' lunghetto, possiamo proseguire nel vero cuore della storia. Preparatevi per le prossime sorprese!
Commenti e dubbi sono sempre ben accetti, buona lettura.
A.M.
:)
Revisioni a cura di Mery110114

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