Unforgettable

Capitolo 42

Per tutta la durata del viaggio in macchina né James né Lara avevano aperto bocca sull'accaduto, soltanto quando arrivarono davanti casa Bay Lara si voltò verso James, osservando che il ragazzino stava trattenendo le lacrime a stento.

«James...»
Lui scosse la testa e una lacrima lasciò il suo occhio destro «È un coglione.» la interruppe.

Lara voleva tranquillizzarlo, ma non poté fare a meno di trovarsi d'accordo con le sue parole.
Diavolo! Era veramente un coglione.

«È inutile. Non cambierà mai...» singhiozzò «Farà sempre gli stessi errori e io ... Io ... Mi è rimasto solo lui, Lara.» James la guardò, gli occhi gonfi pieni di lacrime e l'espressione corrucciata.

Una visione che, mista alle parole di lui, spezzò il cuore della ragazza.
Lara si morse il labbro, causandosi altro dolore alla ferita.
«James, ascolta. Tuo fratello...» si interruppe, benché volesse rincuorarlo, non poteva non pensare a quanto fosse arrabbiata con Ethan «Hai ragione, è un coglione.»

James sorrise, dando a Lara la forza di continuare il suo discorso.
«Ma non è un incapace. Ethan sta trascorrendo un periodo difficile, per ragioni che né io né tu conosciamo. Ti prometto che Michael ed io faremo ragionare tuo fratello e lo faremo tornare come prima.»
James tirò su col naso e annuì.

Lara sorrise vedendo il ragazzino rilassarsi e pulirsi gli occhi con il polso «Grazie, Lara.»
Se avesse avuto un fratello avrebbe desiderato che fosse proprio come James.
«Vieni qui.» spalancò le braccia per quanto l'abitacolo dell'auto le consentisse e invitò il ragazzino ad abbandonarsi in un abbraccio; lui accettò immediatamente, visibilmente bisognoso di affetto.

Quando si staccarono, James era tornato ad avere l'espressione saggia e matura che lo contraddistingueva e lo rendeva speciale.
«James, per il momento devi prenderti cura di Rachel, lei non deve preoccuparsi, d'accordo? Ci occuperemo noi di Ethan.»
«Lo farò.» annuì, poi sistemò lo zaino in spalla e scese dall'auto.
Quando fu sul pianerottolo si voltò per salutare Lara e, dopo che questa ebbe ricambiato, scomparve dietro la porta di casa.

A quel punto, Lara si concesse un lungo sospiro, poggiò la testa allo schienale del sedile e chiuse gli occhi.
L'immagine del volto di Ethan ridotto uno schifo le riempì i pensieri.

Sapeva quello che aveva promesso a James, ma non aveva idea di cosa fare per aiutare suo fratello.
Ethan era dannatamente testardo e stupido e instabile emotivamente.
Forse era troppo sensibile?

I musicisti, come gli scrittori, sono indubbiamente troppo sensibili...

Le venne il mal di testa mentre cercava una spiegazione al comportamento di lui.
Sbatté la testa più volte all'indietro, sul tessuto morbido, come se fosse servito a smuovere i suoi pensieri, o i suoi ricordi.

Quando si rese conto che non serviva a nulla, infilò una mano nel suo zaino ed estrasse il cellulare.
«Oh, merda...» sussurrò.
Sullo schermo lesse le sei chiamate perse da parte di Christine; se non l'avesse richiamata subito sarebbe stata in guai seri. Christine, a volte, sapeva essere più isterica di una madre preoccupata.

Attaccò il cellulare all'orecchio e aspettò una risposta.
«Lara? Dove sei? Sei impazzita? Perché non hai risposto alle mie telefonate? Stai bene?»
«Christine, rilassati. Sto bene, ho accompagnato James a casa sua.»
«Come?»
«Con l'auto di Ethan.»
Christine non rispose subito e se non fosse stato per il respiro affannato della sua amica, Lara avrebbe pensato che fosse caduta la linea.
«D'accordo, rimandiamo le spiegazioni a dopo. Ti trovi ancora lì?»
«Sì, sono qui.»
«Bene, io e Mike veniamo a prenderti.»

Non fece in tempo a rispondere che Christine aveva già riattaccato.
Tirò un sospiro di sollievo, dopotutto era andata meglio di quanto immaginasse.
Posò nuovamente il telefono nello zaino fece per scendere dall'auto, quando il rumore di una frenata attirò la sua attenzione.
Dallo specchietto retrovisore notò che un'auto grigia si era appena fermata accanto al marciapiede opposto rispetto alla casa di Ethan.