Capitolo 2

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«Hai ricordato i particolari del tuo incidente.» rispose una voce dal fondo della stanza. La figura nuova si materializzò sulla soglia della porta e quando mise a fuoco la vista si accorse che la figura era un dottore.
Lara squadrò il camice bianco che minacciava di far mimetizzare il corpo dell'uomo con le mura dell'ospedale; dal camice, il suo sguardo si spostò sul viso incorniciato da una folta capigliatura castana, ben pettinata, che non nascondeva i segni della stempiatura. Gli occhi parevano dello stesso colore dei capelli, ma erano nascosti dietro un paio di lenti dalla montatura nera, in equilibrio sul naso dritto. Alto, snello, non superava i trentotto anni.

«Buongiorno, Laura.» salutò.
«Si chiama Lara.» Ethan lo fulminò con lo sguardo, ma il dottore finse di non averlo notato.

«Allora...» le lanciò uno sguardo «Lara. Come stai?»
«Me lo dica lei. È lei il dottore.»
Rise «Ma che caratterino! Non ti facevo così... mh, vivace.»
Ethan gli riservò un'altra occhiataccia, Lara se ne accorse.
«Mi scusi, sono ancora confusa.»
Il tono del dottore si addolcì «Hai già fatto grandi progressi. Il ricordo dell'incidente è il più difficile da digerire. Possiamo dire che, ormai, il peggio è passato.»

Lara abbassò lo sguardo sulle sue mani: una era ben stretta tra quelle della madre.
Il peggio è passato. Lo sperava...

«Dimmi, Lara...» il dottore le si avvicinò «Cosa hai visto?»
Il dottore si sbagliava, il peggio non era affatto passato. Parlare ad alta voce di quella visione sarebbe stato come riviverla.

«Fuoco.» disse. Poi prese un bel respiro e continuò «Vetro rotto, puzza di bruciato, polmoni in fiamme e dolori, in particolar modo alla testa. Poi è diventato tutto buio.»
«Nient'altro?»
Sì che c'era dell'altro! Due braccia che la strappavano via dall'Inferno.
«Nient'altro.» rispose guardando Ethan, mentre immaginava che quelle braccia appartenessero a lui.

«Dottore?!»
«Dimmi, Lara.»
«Posso sapere cosa mi è successo?»
Il dottore tirò un gran sospiro; Lara immaginò che l'aria che lo circondava fosse stata risucchiata tutta nei polmoni di lui «Un miracolo.» pronunciò.
«Vedi, Lara, dalla ricostruzione dell'incidente è stato concluso che nella tua camera ci fosse una lieve fuga di gas, perciò nel momento in cui hai acceso la luce in camera tua si è creata una piccola esplosione, abbastanza potente da farti cadere contro il muro. È lì che hai battuto la testa: sono presenti alcune lesioni, ma niente di irrecuperabile. Ad ogni modo, l'esplosione è partita dall'impianto di riscaldamento accanto alla finestra.» la guardò da sopra gli occhiali che gli erano scivolati sul naso «Perciò ricordi il rumore del vetro. E le fiamme sono l'immagine impressa nella tua mente dell'incendio che si è innescato.»

Dunque, casa sua era stata distrutta da un incendio. Fantastico!
«Non abbiamo più una casa...» mormorò mentre le lacrime, prepotenti, spingevano per sgorgare. Claire, accanto a lei, scosse la testa e le strinse con più forza la mano, tanto che Lara sentì le ossa delle dita protestare.
«È solo colpa mia.»
«Lara, ma cosa dici?» John avanzò verso il letto della figlia.
«Papà, se avessi fatto attenzione e avessi percepito l'odore del gas, tutto questo non sarebbe successo!»
La camera piombò in un silenzio tombale, fu come se ogni cosa si fosse congelata; se non fosse stato per il ticchettio dell'orologio a muro, Lara avrebbe potuto pensare che lo scorrere del tempo fosse stato interrotto.

«Sei viva per miracolo, Lara.» il dottore ruppe la tensione «Recupererai la memoria e la casa verrà riparata. Andrà tutto bene.» il tono comprensivo del dottore riuscì a calmarla.
Si asciugò le lacrime con il dorso della mano: doveva essere forte, doveva ricordare.
«Come faccio a ricordare il resto?» attendeva una risposta professionale.
«A tal proposito, mi dispiace dirlo, ma devo darti una cattiva notizia.»
Ovvio. Come poteva aspettarsi buone notizie in una tale situazione? Sospirò.
«Parli pure.»
«Noi non possiamo aiutarti.»
«Come?»
«I ricordi si presenteranno alla tua memoria improvvisamente. Verranno richiamati da alcuni piccoli dettagli. Ti consiglio di non porre troppe domande sul tuo passato prima di aver avuto vaghi, ehm, flashback.»
«Perché?»
Il dottore sistemò gli occhiali sul naso «Devi immaginare la tua mente come un foglio bianco sul quale può essere scritta ogni cosa; noialtri abbiamo la penna e possiamo iniziare a scrivere a nostro piacimento. La tua mente sarà perciò riempita dalla nostra versione della storia, e tu crederai che quella storia sia la verità. Potremmo tranquillamente scrivere cose non vere, potremmo distorcere alcuni ricordi, tu non te ne accorgerai. Insomma, il succo è: devi cercare di ricordare da sola.»
«D'accordo, ho capito.» la meravigliosa metafora del dottore l'aveva lasciata perplessa ma logicamente soddisfatta.
Il dottore sorrise «Perfetto. Adesso devo darti qualche avviso. Ti prescriverò alcune pillole per i dolori, ma nient'altro. Nel caso in cui dovessi fronteggiare incubi o insonnia, non abusare dei sonniferi.»

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