*Cassidy
I miei occhi si riempirono di gioia mente osservavo la casa sulla spiaggia in cui ci avevano portato. Era assolutamente bella e si trovava in una zona privata della spiaggia, libera da paparazzi e turisti, cosa positiva rispetto alla mia casa a Los Angeles. I miei tacchi picchiettavano contro le piastrelle bianche nella cucina mentre andavo verso la grande finestra che illuminava il salotto e che incorniciava la spiaggia di fronte a noi.
Sembravo decisamente una versione umana dell'emoticon con gli occhi a forma di cuore.
La casa era perfetta in ogni modo, tranne il fatto che avrei vissuto con Calum. Non si stava neanche guardando intorno, aveva la testa abbassata e stava scrivendo sul cellulare. "Puoi almeno aiutare Martina a portare dentro il resto delle scatole?" Sbottai, facendogli sollevare subito lo sguardo.
"No. Non aiuterò a portare dentro le nostre cose quando non voglio neanche vivere qui." Si lamentò Calum. "Non essere insolente, Cass. Neanche tu stai aiutando."
"Beh, io mi sto guardando intorno per scoprire il posto." Mi difesi, incrociando le braccia al petto e sentendo la stoffa di chiffon del mio top sfregarmi le braccia. "E non chiamarmi Cass o Cassie. Non siamo amici."
Lui si mise dritto invece che rimanere accasciato contro il bancone della cucina. La sua maglietta si strinse intorno ai suoi bicipiti con i movimenti ed era strano vedere il Calum mingherlino che conoscevo una volta così muscoloso. "E' un'abitudine." Disse Calum, facendomi rabbrividire ai ricordi del nostro passato. "E dobbiamo provare ad essere amici, Cassidy. Non mi metterò a bisticciare con te ogni giorno. Possiamo almeno rendere le cose semplici per noi stessi, dimenticare quello che è successo e ricominciare."
Risi amaramente, scuotendo rapidamente la testa per declinare la sua offerta."Non ricomincerò. A questo punto, penso che anche se tu trovassi le pall-e di chiedermi scusa dopo quattro anni, non ti perdonerei comunque. Non siamo amici e non lo saremo mai."
Lui si passò una mano tra i capelli neri, tirando leggermente le punte prima di far cadere la braccia ai suoi fianchi. "Stai esagerando. Almeno io sto provando a ricominciare. Non vivrò qui con te che cerchi costantemente di litigare con me."
"Non dobbiamo litigare tutto il tempo. Tu rimarrai nella tua stanza ed io nella mia. Ci organizzeremo per mangiare separatamente, così da non doverlo fare insieme. È davvero semplice." Suggerì ed il mio stomaco si attorciglio al pensiero di dovermi sedere a cenare con Calum.
"C'è solo una camera da letto." Disse Calum.
Io impallidì mentre lanciavo uno sguardo verso il corridoio solo per rendermi conto che aveva ragione. Dovevo aver scambiato lo sgabuzzino come un'altra camera. "Va bene. Allora dormirò sul divano."
Martin lasciò cadere una scatola pesante sul pavimento, facendo un suono che risuonò per la casa vuota. Si pulì le mani sui pantaloni e portò un palmo sulla fronte per asciugare un po' di sudore. "Non dormirai sul divano, Cassidy."
"Okay, allora Calum." Ordinai, facendo spallucce.
"Non dormirò mai su un divano ogni notte." Si lamentò Calum. Guardò verso il suo manager per dell'aiuto, simile ad un bambino che chiedeva ai suoi genitori di difenderlo.
Martin sospirò. "Voi due dormirete in quel letto matrimoniale insieme, che vi piaccia o no. Se davvero non ci riuscite, c'è un materasso gonfiabile nello sgabuzzino che potete gonfiare e mettere sul pavimento della camera. Spero davvero che prendiate la cosa seriamente. Vi farà bene."
Sbuffai, non volevo arrendermi. L'idea di passare un intero mese con qualcuno che non sopportavo era insostenibile. Ogni volta che sentivo il suo nome mi veniva voglia di essere un pugile, quindi non sapevo come avrei fatto a sopportare quella faccia tutti i giorni. "Vado a fare una passeggiata."
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Roommates || Calum Hood TRADUZIONE ITALIANA
Fanfiction"Speriamo che essere coinquilini metterà fine alle discussioni." Questa storia è solo una traduzione, l'originale è di sugarplumluke.