Capitolo 8 // Press Conference

967 58 3
                                    

*Calum

"Mi dispiace." Ammisi imbarazzato, grattandomi la nuca mentre guardavo Reagan vestirsi velocemente, con le guance rosse. "Non pensavo che sarebbe tornata così presto."

Reagan fece spallucce, legandosi velocemente i capelli e sistemandosi la borsa su una spalla. "Va bene."

Io annuì, mordendomi il labbro mentre cercavo di pensare a qualcosa di appropriato da dire. Non avevo quasi mai una vera conversazione con Reagan. Lei inseguiva la fama ed io inseguivo qualche sorta di affetto in questa vita solitaria che avevo. "Io, uh, ti chiamo?"

Reagan ridacchiò, dandomi un ultimo bacio. "Calum, sai bene che non facciamo queste cose. Ma quando vuoi un secondo round senza interruzioni, fammelo sapere."

"Okay. Ciao, Reagan." Dissi, sollevandomi i pantaloni e non preoccupandomi di mettere una maglietta. Anche se era leggermente freddo questa sera, ma poteva essere per il fatto che Cassidy stava per scoppiare.

Uscì dalla camera quando sentì Reagan uscire da casa e vidi subito una Cassidy arrabbiata sul divano. Lanciai uno sguardo allo specchio appeso al muro accanto a lei, notando una serie di succhiotti sul mio collo. Se non li avessi coperti domani sarei stato nei guai.

Cassidy incrociò le braccia al petto ed io incontrai finalmente il suo sguardo. "Sei un maiale." Sbottò. "Non ti importa neanche di quella ragazza. E' disgustoso. Non sei cambiato per niente, vero?"

"Cass." Borbottai, sfregandomi gli occhi con le mani come se lei sarebbe potuta svanire quando li avrei riaperti. "Non sono affari tuoi. E non mi aspettavo che tornassi a casa."

"Eri sul mio letto! Come fanno a non essere affari miei?" Urlò, facendo una smorfia mentre pensava a noi due che ci davamo dentro come due conigli sul suo materasso. "Questa sera dormirò sul materasso gonfiabile, puoi prendere tu il letto. Cambia solo le lenzuola, per l'amor di Dio."

Cassidy andò via come la piccola stronz-a che era. Alzai gli occhi al cielo per il suo comportamento infantile, ma obbedì comunque ai suoi ordini. Tolsi le vecchie lenzuola e le misi nel cesto dei vestiti sporchi, poi trovai un paio di lenzuola diverse per sistemarle sul letto. Considerando che dovevamo svegliarci presto per la stupida conferenza, mi accasciai sul letto.

Bloccai il mio telefono mentre Cassidy entrava in camera, con il suo pigiama e senza trucco. Sospirò mentre cadeva sul materasso per terra, stringendosi la coperta intorno al corpo.

Un silenzio imbarazzante ci circondò. Non era mai stato così quando eravamo amici. Di solito finivamo nei guai perché parlavamo troppo. ovviamente, avevo rovinato tutto, ma in momenti come questo in cui c'erano solo i nostri respiri a riempire la stanza, mi ritrovavo a pensare che preferivo averla ad urlarmi contro per qualcosa di stupido.

"Com'è stato il tuo appuntamento con Luke?" mi feci scappare, tenendo gli occhi fissi sul soffitto.

"Corto." Rispose vagamente lei.

"Some il suo pene." Mormorai incapace di trattenermi.

Mi aspettavo che Cassidy alzasse gli occhi al cielo o che si mettesse ad urlare o mi lanciasse qualcosa. Ma non successe niente. Anzi, ridacchiò. Durò quasi un secondo, ma era la prima volta in cui sentivo la sua risata dopo anni e, cavolo, era fantastica.

Mi sentì un po' fiero mentre sorridevo. Ero riuscito a far ridacchiare Cassidy Gold anche se mi odiava ed era ancora ferita dalle azioni che ci avevano diviso.

"Buonanotte, stronz-o." Mormorò Cassidy, girandosi su un fianco e rivolgendomi la schiena.

"Buonanotte, acida."

Roommates || Calum Hood TRADUZIONE ITALIANADove le storie prendono vita. Scoprilo ora