Capitolo 41 // Hotel

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*Cassidy

Quando arrivammo in hotel i piedi mi stavano uccidendo. Avevamo camminato per tutto il giorno per vedere più animali possibili e, quando si univa un sacco di camminata con mancanza di sonno, era una combinazione orribile quanto succo di frutta e denti appena lavati.

La stanza d'hotel era molto più accogliente di quelle a cui ero abituata. I muri erano di color beige e il parquet era di un colore blu marino. Al centro della stanza c'era un letto matrimoniale enorme, con su una coperta morbida e vari cuscini.

Io e Calum avevamo già cenato in un ristorante e fatto foto con tutti quelli che l'avevano chiesto. Questo era l'unico difetto nell'uscire per un appuntamento con Calum –eravamo sempre circondati da telefono che ci scattavano foto. Ovviamente mi ci ero abituata ed ero consapevole che fosse parte del lavoro e che io avrei fatto la stessa cosa se si fosse trattato di uno dei miei idoli, ma desideravo solo che alle persone interessasse di più parlare invece che scattare foto che sarebbero finite sui social.

"Sono così stanca." Mi lamentai, togliendomi le scarpe per liberare i piedi, poi feci cadere a terra il borsone che mi aveva preparato Calum.

Calum posò le mani sulle mie spalle, massaggiandomi con i pollici. Sospirai di sollievo, lasciandomi andare al suo tocco che stava eliminando un po' di tensione dal mio collo.

"Sono esausto anche io, ma mi sono divertito così tanto oggi." Mi disse mentre smetteva di massaggiarmi ed strinse le braccia intorno alla mia vita.

"Anche io." Concordai, sorridendo al ricordo della nostra giornata.

Mi liberai dalla sua presa e aprì il borsone, cercando qualcosa di comodo da mettermi. Risi per il fatto che Calum aveva messo nella borsa il mio reggiseno di pizzo. Tipico.

Alla fine decisi di indossare una delle magliette di Calum. Le magliette degli uomini erano più morbide e il profumo del mio ragazzo era sempre qualcosa da cui volevo essere invasa. Feci cadere i miei vestiti per terra e mi infilai la sua maglietta. Mi stava come un vestito, fino a metà coscia, e non mi preoccupai neanche di mettere dei pantaloncini.

Calum era seduto sul letto con la schiena contro la testata del letto e il telefono in mano. Andai verso di lui, sfilandogli il telefono e posandolo sul comodino mentre mi sedevo su di lui.

I suoi occhi si spalancarono e un ghignò si aprì sul suo viso. "Beh, ciao, bellezza."

"Ciao." Lo salutai timidamente, ridacchiando mentre dei capelli mi ricaddero sul viso, nascondendo le mie guance rosse.

Lui mi spostò la ciocca dietro l'orecchio, sorridendomi mentre posava le mani sulle mie ginocchia. "Bella maglietta."

"Grazie. L'ho rubata da un perdente." Lo presi in giro, stringendogli le braccia al collo e giocando con i suoi capelli.

"Ti sei messa quel reggiseno che ho portato per te?" Chiese Calum, sollevando le mani sulle mie gambe.

Le muoveva lentamente e sentivo il contrasto dei suoi palmi ruvidi contro la mia pelle morbida. Il cuore mi stava martellando nel petto quando raggiunse l'interno coscia.

"No." Sussurrai con il respiro che mi bloccava in gola quando mi afferrò il sedere. Strinse le mie natiche, facendomi volare le farfalle nella pancia.

Calum avvicinò la testa a me, dandomi baci sul collo e succhiando gentilmente. "Che peccato." Mormorò. "Ma penso di sapere come possiamo rimediare."

Oh Dio.

Le sue mani tornarono sulle mie cosce. Spostò le mie mutande di lato, mettendo in mostra la mia zona intima. Imprecai per non aver messo i pantaloncini.

Senza avvisarmi, Calum infilò un dito dentro di me e iniziò a muoverlo avanti e indietro. Mi irrigidì per il contatto improvviso e le dita dei miei piedi si arricciarono. Aggiunse un altro dito, muovendolo a ritmo.

"Calum." Gemetti, chiudendo gli occhi. Non sapevo che questo sarebbe stato così bello. Avevo sempre pensato che fosse una cosa che portava disagio, ma mi sbagliavo così tanto.

"Aspetta." Disse Calum, con voce profonda. "Puoi, uhm, puoi chiamarmi di nuovo Papino?"

Aprì subito gli occhi e lo fissai.

"Cosa? No. No, è strano." Dissi subito, scioccata.

Lui fece spallucce, come se non fosse un grande problema. "Lo so, ma era un po' sexy."

Ridacchiai, strusciandomi contro di lui. Calum recuperò un fazzoletto dal comodino per pulirsi la mano prima di guardarmi.

"Posso chiamarti così solo per scherzo." Dissi, dandogli un bacio sulla fronte. "Mi sentirei male nei confronti di mio padre se lo dicessi seriamente."

"Oh Dio, Cass. Non voglio pensare a tuo padre quando sta per venirmi un'erezione per la mia ragazza seduta su di me." disse Calum.

Risi con lui, abbassando la testa per baciarlo. Calum sorrise contro le mie labbra, la sensazione migliore del mondo. "Mi mancherà tutto questo." Mormorò.

Il mio cuore smise di battere. Cercavo di evitare il fatto che avevamo solo un'altra settima prima che lui andasse in tour e che fossimo in città diverse ogni giorno, mentre io ero bloccata a Los Angeles per girare il prossimo film.

"Cosa faremo, Cal?" Chiesi, nel panico. Mi sentivo inutile. Non volevo neanche immaginare come sarebbero stati quei mesi senza di lui accanto a me e senza vedere il suo sorriso di persona.

Lui sospirò. "Possiamo parlarne dopo? Non voglio pensare di doverti lasciare."

"Ma dobbiamo pensare a qualcosa." Risposi con testardaggine. "Se mi farai avere una copia dei tuoi viaggi probabilmente posso capire in quali giorni non dovrò girare il film e potrei venire a trovarti. Perché se riusciamo a vederci di persona almeno una volta al mese non sarà così male. Oppure potremmo-"

"Cass, godiamoci solo il nostro tempo insieme finchè possiamo. Ci penseremo dopo." Mi interruppe senza neanche guardarmi mentre si mordeva il labbro.

Sbuffai, spostandomi per sedermi accanto a lui. "Va bene." Mormorai a bassa voce, mentre la mia frustrazione continuava a crescere. Mi coprì dopo aver spento la luce della lampada.

Calum borbottò, stendendosi accanto a me. "Piccola, non essere arrabbiata." Disse, stringendomi un braccio intorno alla vita e tirandomi a se.

Sentivo il suo cuore battere contro la mia schiena mentre mi lasciava un casto bacio sul collo. "Non sono arrabbiata. Voglio solo avere un piano. Tipo, se-"

"Buonanotte, Cass." Mi interruppe Calum, facendomi quasi ribollire il sangue per il fatto che non prendeva sul serio questa conversazione. La distanza sarebbe stata difficile e volevo solo evitare che la nostra relazione di distruggesse.

Mi liberai dalla sua presa, allungandomi per prendere il telefono. Lui sbuffò per la mia scelta infantile di rispondergli con il trattamento del silenzio, ma io volevo solo che capisse. Mi misi a controllare Twitter per tenermi distratta.

Poi mi arrivò un messaggio e la suoneria rimbombò nella stanza.

A: ricciolidoro – non devi preoccuparti, Cass. sarò sempre innamorato di te, piccola

Lanciai uno sguardo a Calum, che stava facendo finta di non prestarmi attenzione. Non potei fare a meno di sorridere, visto che il messaggio mi aveva tolto un po' di dubbi.

Mi avvicinai di nuovo a lui, posando la testa sul suo petto. Strinsi il cellulare e iniziai a rispondere.

A: cal-yum – sei tenero, ti amo così tanto cal

A: cal-yum – o dovrei dire papino

Calum ridacchiò, lasciando andare la sua maschera di finta indifferenza al fatto che lo stavo usando come cuscino. Mi strinse a se.

A: ricciolidoro – stai zitta

Roommates || Calum Hood TRADUZIONE ITALIANADove le storie prendono vita. Scoprilo ora