*Cassidy
Salutare tutti era stato difficile, ma sapere che sarei tornata a Sydney tra pochi mesi per Natale aveva reso tutto più semplice. I miei genitori non avevano neanche pianto questa volta perché sapevano che mi avrebbero rivisto presto.
Dormì per quasi tutto il volo (dopo il decollaggio, ovviamente) cosa che rese calmo il viaggo di ritorno verso Los Angeles. Immaginavo di dover recuperare tutto il sonno che avevo perso e la spalla di Calum era un fantastico cuscino.
Sentì un rumore mentre aprivo gli occhi, rivelando il sole della California che mi accecava. Il braccio di Calum era steso oltre il mio corpo mentre cercava di slacciarmi la cintura di sicurezza. "Ciao, bella addormentata." Disse, baciandomi la fronte.
Io sbadigliai, coprendomi la bocca con la mano. "Ciao." Lo salutai, stiracchiandomi. "Hai dormito?"
"No." Rispose Calum, scuotendo la testa. "In realtà un po'. Ma non quanto te."
Sentì le guance arrossire, facendo diventare la mia faccia come un pomodoro. "Scusa." Mormorai.
Calum mi sorrise, intrecciando le nostre dita mentre si alzava per prendere i nostri borsoni dallo scompartimento sopra. "Va bene. Sei tenera mentre dormi."
"Tu lo sei tutto il tempo." Risposi, punzecchiandogli il petto mentre afferravo il mio borsone.
"Faccio io." Disse Calum, prendendo anche il mio. Se non fossi stata così esausta avrei protestato, ma invece decisi di godermi il suo gesto di galanteria. I borsoni non erano così pesanti, ma i suoi muscoli si contrassero comunque ed era una visuale gloriosa.
Lo seguì fuori dall'aereo e attraverso il corridoio dell'aeroporto fino alla sala del ritiro bagagli e venimmo assaliti dai fotografi che iniziarono a scattarci foto.
Mi spostai dietro Calum, premendo il viso contro la sua spalla per nascondermi dalle luci che tanto odiavo. Mi sentivo sempre a disagio quando i paparazzi ci circondavano, soprattutto quando mi urlavano oscenità.
Calum girò la testa per guardarmi. "Stai bene, piccola?"
"Si." Dissi in modo non troppo convincente. Gemetti di frustrazione per le urla dei paparazzi dietro di noi mentre cercavano di farci girare e di dar loro qualche tipo di reazione.
Eravamo fermi di fronte al carrello delle valige e una bambina accanto a noi si stava stringendo alla gamba della mamma per la paura con gli occhi socchiusi per tutti i flash. Le sorrisi, sentendomi in colpa perché era esposta all'orribile comportamento di questi uomini. "Mi dispiace." Mormorai alla mamma, ma lei mi sorrise.
Strinsi le braccia intorno alla vita di Calum e mi strinsi al suo fianco come se fosse una sorta di protezione per me. Il ritiro delle valigie stava durando un'eternità e stavo diventando impaziente. Volevo solo andare via da qui.
"Calum!"
Mi aspettavo che chi stesse urlando il nome del mio ragazzo fosse qualche fan che voleva chiedere una foto o qualcosa. Con mia sorpresa, quando ci girammo vedemmo Luke correrci incontro con il resto dei nostri amici alle sue spalle.
Calum mi lasciò andare per abbracciare il suo amico ed immaginavo che i tre gli fossero mancati immensamente in questi giorni. Erano abituati a stare sempre insieme.
"Ciao, Cass." Mi salutò Luke, avvicinandosi per darmi un abbraccio terribilmente imbarazzante. Mi ero quasi dimenticata di Luke durante questa settimana in Australia, ma adesso i ricordi del mio compleanno mi tornarono in mente.
"Ciao, Luke." Risposi timidamente, consapevole dello sguardo di Calum su di noi.
Ma non aveva niente di cui preoccuparsi. Avevo superato la nostra breve storiella molto più velocemente di quanto mi aspettassi e non ero per niente ferita del fatto che avesse scelto un'altra ragazza al posto mio. Voglio dire, praticamente anche io avevo scelto Calum. Inoltre non stavamo insieme ufficialmente quindi Luke non aveva commesso nessun crimine e portare rancore sarebbe stato uno spreco di energia. Non era destino, semplice. Non aveva senso forzare la cosa.
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Roommates || Calum Hood TRADUZIONE ITALIANA
Fanfiction"Speriamo che essere coinquilini metterà fine alle discussioni." Questa storia è solo una traduzione, l'originale è di sugarplumluke.