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Jimin ringraziò il tassista inchinandosi e guardò la macchina nera sfrecciare in fondo alla strada.

Diede un'occhiata al quartiere in cui si trovava, ricordandosi che ci era stato una sola volta.

Precedentemente non era riuscito a dare un'occhiata al posto per diversi motivi;
La sera in cui ci era stato era buio, e nonostante ci fossero diversi fari era anche troppo ubriaco per accorgersi di dove effettivamente si trovasse, mentre la mattina seguente, sempre accompagnato da Jungkook, era di fretta, doveva a tornare a casa immediatamente a causa delle sgridate del suo coinquilino preoccupato.

Si trova a Sinsa, chiamata anche Garosugil, considerato uno dei quartieri residenziali più recenti di Seoul.
Nel taxi era riuscito ad osservare rapito abitazioni immense, moderne e lussuose.

Caratteristiche che potevano benissimo essere associate anche alla casa di Jeon Jungkook.
Uno stabile di due piani costruito in disparte, lontano dalle schiere di case che aveva intravisto.
Sembrava che fosse stata costruita lontana dalle altre per poter avere più privacy.
Lontano da eventuali vicini petulanti.

'Tipico di Jungkook'

Jimin guardò l'edificio a lungo, chiedendosi come il moro potesse dire di trovar piacevole il suo piccolo appartamento.

Fece un grosso respiro e si avvicinò al cancello di metallo.
Suonò il citofono ed attese.

"Chi è?"

Non se lo aspettava, aveva sentito una voce femminile

"Sono Park Jimin,
lavoro per il Signor Jeon"

Beh era vero

"Aspetti un'attimo"

Attese una manciata di secondi e sentii il cancello sbloccarsi automaticamente.
Raggiunse il portone di ingresso velocemente, ritrovandosi una signora in carne dalla faccia gentile che lo aspettava.
Indossava una grembiule azzurro davvero grazioso.
Si sentii sollevato nel capire che la voce femminile apparteneva a lei.

"Aegyo, non mi aspettavo di
vedere un ragazzo così bello!"

Jimin si grattò la testa in imbarazzo

"Ehm... grazie"

"Davvero lavori per quel musone?
Sei così giovane.
Non dirmi che tratta male anche te.
Hai un visino così carino"

Jimin la guardò incredulo.
Quella donna le ricordava vagamente una di quelle zie che ti strapazzano le guance e ti riempiono di cibo fino alla nausea.
Era inevitabile provare affetto nei suoi confronti.

"Non si preoccupi, mi tratta bene.
È a casa?"

"Sì pasticcino, aspettalo al secondo piano nel suo studio.
Se ti viene fame sono qui sotto in cucina"

La donna indicò le scale e Jimin la salutò affrettandosi a raggiungere il piano superiore.
Cominciò a ricordarsi in brevi tratti la struttura della casa che aveva già percorso, notando che la stanza da letto si trovava nello stesso piano.

Arrivò nello studio.
Uno spazio ampio riempito da un'immensa libreria (almeno cinque volte la sua), dei divani infondo alla stanza, nel mezzo una scrivania quasi grande quanto quella del suo ufficio, sedie e una sfilza di apparecchi elettronici.
'Caspita'

How dare you?  ➿JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora