33

5.5K 378 35
                                    

17:58

Lunedì, ventisettesimo piano, stanza 238.
Una parola: confusione.

Il trentaduenne Jeon Jungkook ha momentaneamente perso alcuni degli aggettivi con i quali la sua persona veniva solitamente descritta; impassibilità, autocontrollo e pacatezza.

Purtroppo la situazione si è temporaneamente capovolta, il capo redattore della sezione 'A to F' sta dando di matto urlando ordini a destra e a manca facendo patire ai suoi dipendenti il 'periodo X' chiamato anche 'Apocalisse'.

Questo lasso di tempo è considerato il periodo più nero per tutti i collaboratori di ogni casa editrice.
Avviene sempre poco prima delle festività, che siano quelle pre vacanze natalizie o quelle estive.
Insomma tutta l'organizzazione e la calma mantenuta per un'intero anno esplode sempre in quegli ultimi giorni.
È sempre la stessa storia, si è in ritardo con le copie, con i manoscritti , molti collaboratori improvvisamente scompaiano simulando malattie, altri si trasformano in zombie ed altri non rispettano le scadenze.

Park Jimin non è stato ancora coinvolto in questo contagio.
Ed infatti sta girovagando per il settimo piano guardandosi intorno con espressione stralunata.
Ha mandato un paio di messaggi al suo supervisore chiedendogli che stesse succedendo, messaggi che erano stati completamente ignorati.

Il biondo agguantò la pila di fogli caldi appena usciti dalla fotocopiatrice dirigendosi verso la propria postazione.

"Non mi interessa, se entro sta sera non trovo gli ultimi cinque capitoli sulla mia scrivania potrai ritenerti disoccupato"

Si sorprese di sentire la voce del maggiore a pochi metri di distanza.
Sembrava anche lui alquanto fuori di se quel giorno.
A quanto pare da bravo supervisore stava ispezionando il lavoro della sua sezione passando in rassegna ogni dipendente uno ad uno.
Jimin aspettò il proprio turno in completa ansia, speranzoso che la persona con cui aveva passato gli ultimi giorni memorabilmente non si trasformasse di nuovo nel burbero soggetto che lo aveva trattato come uno scarto nei suoi primi giorni lavorativi.

Jungkook arrivò davanti alla sua piccola scrivania con fronte corrugata e trascinò una sedia appartenente a qualche suo collega posizionandola davanti a se.
Si guardarono per qualche secondo in silenzio e lo sguardo del maggiore inaspettatamente cambiò.
Ora la sua fronte è liscia e lo sguardo è tranquillo, più rilassato.

Jimin gli regalò un piccolo sorriso che venne subito ricambiato.
Sentì il proprio cuore scaldarsi in pochi secondi.
Si sentì come se in quella stanza ci fossero solo loro due, a guardarsi in religioso silenzio.
Silenzio che fu interrotto da un lamento animalesco proveniente da un suo collega vicino alla stampante.
Erano finite le cartucce.

L'espressione di Jungkook tornò ad essere infastidita.

"Che sta succedendo qui?"

Chiese Jimin indicando ciò che stava accadendo attorno a se

"Siamo agli sgoccioli.
È come quando uno studente comincia a studiare la sera prima per un compito importante.
Un casino.
La prossima volta verrai
coinvolto anche te"

Jimin lo guardò confuso

"Uhm, come posso aiutare Signor Jeon?"

"Non chiedermelo in questo modo Jimin. Per aiutarmi dovresti fare cose che non si dovrebbero fare in ufficio"

Jungkook disse tutto a bassa voce, con espressione maliziosa, non facendosi sentire dalle persone indaffarate nelle vicinanze.

Jimin sgranò gli occhi e nascose il proprio viso imbarazzato dietro al proprio computer.
Dopo un paio di secondi il moro richiamò la sua attenzione.

"Sono a pezzi, e sta sera dovrò portarmi una ammasso di lavoro anche a casa. Probabilmente non avrò neanche il tempo di mangiare del ramen istantaneo"

Disse sospirando
Il minore lo guardò e tutto d'un fiato disse

"Uhm se vuole potrebbe venire a casa mia,  potrei cucinare qualcosa che sia più sostanzioso ed aiutarla come posso con il lavoro"

Il moro gli rivolse un'occhiata piacevolmente stupita

"Lo faresti veramente?"

"Lo faccio perché voglio imparare qualcosa da lei"

Jimin rispose senza guardarlo

"Stiamo parlando di lavoro o di altro?"

Le orecchie dell'editor raggiunsero lo  stesso colore della sua faccia

"La smetta"

"Va bene ragazzino, ti aspetto in macchina davanti all'uscita per le 22"

Detto questo si congedò lasciando un Jimin completamente nascosto dietro al suo pc.
Fortunatamente nessuno aveva dato importanza ai loro atteggiamenti ambigui, più impegnati a non collassare durante gli ultimi giorni lavorativi.

How dare you?  ➿JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora