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Fu la prima volta che Jeon Jungkook lasciò il suo posto di lavoro senza alcun preavviso.
Non guardò in faccia nessuno quando munito solo della giacca e delle chiavi della macchina abbandonò il suo reparto correndo dritto verso l'ascensore.

Tutti i suoi dipendenti lo guardarono sorpresi, chiedendosi che diamine fosse successo.
Ignari che quel giorno mancava uno di loro.

Certo, le inaspettate dimissioni da parte dell'editor avrebbero dovuto render prevedibile tale assenza, ma Jungkook ci sperava davvero di vederlo comunque il giorno seguente in ufficio.
Accompagnato anche da qualche spiegazione sugli strani comportamenti avuti ultimamente.
Voleva rivedere il suo bel faccino, la sua goffaggine e premure comprese.
Scoprire che tutta sta faccenda fosse uno scherzo.

Ma niente, Jimin si era davvero licenziato, l'aveva lasciato solo e con una marea di punti interrogativi in testa.

Aveva poi provato a richiamarlo una volta in macchina, scoprendo che il minore aveva addirittura bloccato il suo contatto.

"Merda"

Imprecò sbattendo i palmi sul volante, frustrato, sentendosi colpevole senza saper neanche quali fossero le sue colpe.

Raggiunse Seorae nel minor tempo possibile, parcheggiando la macchina a casaccio e percorrendo le scale della palazzina con affanno.

Riprese fiato solo una volta davanti al suo portone d'ingresso.
Sospirando dal sollievo quando percepì dei rumori all'interno.

Si sentiva ansioso, neanche tanto sicuro sul come reagire davanti al più piccolo.
Suonò il campanello con insistenza tormentato dalla lentezza dei passi che si avvicinarono.

Trattene il fiato quando la serratura scattò, per poi aggrottare la fronte scontento.

"Che ci fai qui?"

Domandò Taehyung guardandolo a braccia conserte con un espressione non del tutto amichevole.

Jungkook ignorò la domanda e provò ad irrompere comunque nell'appartamento, digrignando i denti quando il pediatra lo impedì frapponendosi.

"Dov'è?"

Chiese Jungkook continuando a guardare con insistenza dietro le spalle dell'altro, sperando di scorgere il biondo nei paraggi.

"Chi? "

Domandò Taehyung con scherno, facendo innervosire maggiormente il più grande.

"Taehyung, non sono venuto per vedere la tua faccia da cazzo, dov'è Jimin?"

Il pediatra fece istintamente un passo indietro, per poi sospirare.

"Non è qui"

Anticipò la domanda dell'altro e grattandosi la faccia parlò.

"É tornato a Busan dai suoi"

Spiegò, sentendosi poi in colpa subito dopo.
Aveva promesso al migliore amico che non avrebbe detto a nessuno della sua improvvisa partenza, ma Jungkook, cazzo, sapeva essere davvero minaccioso.

"Cosa? Perché?"

L'espressione ammutolita del Capo Redattore però lo riempì di perplessità.
Sembrava davvero stupito, come se non fosse a conoscenza dei suoi sbagli.

"Stai scherzando vero?"

Domandò Taehyung con un sopracciglio alzato.

"Di che cazzo stai parlando?"

Insistette l'altro facendo fare a Taehyung un'altro passo indietro.
Davvero non capiva.

"Sei serio?"

L'espressione del maggiore non cambiò.
La serietà gliela si leggeva negli occhi.

Un sospiro lasciò le labbra del giovane pediatra che, frustrato, si chiedeva che diamine di problemi avesse il più vecchio.

Eppure sembrava essere abbastanza sveglio.

Cercò le parole adatte quando l'altro lo intimò a sbrigarsi, a non perder tempo e, leggermente inquieto dalle minacce, parlò.

"Mi ha detto che ti ha confessato i suoi sentimenti"

Non si fermò davanti all'occhiata allibita dell'altro.
Occhi che letteralmente gridavano 'Cosa diamine stai dicendo'

"Ma sembra che tu non ne abbia dato il giusto peso"

Concluse poi guardandolo duramente negli occhi.
Lo osservò mentre l'altro si massaggiava la fronte, come se cercasse di pescarne il ricordo o semplicemente alleviasse un grosso mal di testa.
Continuò per un po' e proprio quando Taehyung cercò di rompere il silenzio imbarazzante creato parlò.

"Non so di cosa cazzo stai parlando"

Continuò.

"Non ho neanche voglia di starti a sentire, dammi il suo indirizzo"

Come gli era stato gentilmente ordinato dal migliore amico, Taehyung negò con la testa.
Non poteva tradirlo ancora e far si che lo stronzo che gli aveva spezzato il cuore lo venisse a cercare anche nella sua città natale.

Ma non calcolò che uno come Jeon Jungkook aveva diversi assi nella manica.

Urlò quando l'altro imprecando corse verso le scale.

Uscì dall'ingresso e lo guardò mentre si portava il telefono all' orecchio gridando

"Hoseok? Mi serve un favore"

How dare you?  ➿JikookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora