14:05
Jimin stava tornando al settimo piano per poter riprendere il lavoro in sospeso lasciato nel suo portatile.
Aveva trascorso come consuetudine quell'ora di stacco con la sua terapista di fiducia, appellativo scelto da un Seokjin sempre entusiasta di sentire come andassero le cose con il suo Capo Redattore durante la pausa pranzo dell'editor.
Quel giorno aveva anche imparato che cosa volesse dire 'fanglerare'.Ora era certo che se avesse presentato quest'ultimo al suo migliore amico sarebbero sicuramente diventati inseparabili, dimenticandosi del sottoscritto.
Arrivato davanti alle porte dell'ascensore del piano terra attese con le mani incrociate.
Aveva passato il giorno precedente e tutta la mattina in trepidazione, meditando costantemente sul come comportarsi in ufficio una volta che avrebbe rincontrato il soggetto dei suoi pensieri tormentati.
Era giunto a diverse tattiche;
tra cui scappare alla sua vista, ignorarlo, far finta di esser invisibile o addirittura non presentarsi al posto di lavoro finché le sue guance non avrebbero smesso di bruciare ogniqualvolta la sua mente finiva nel ricordo dell'altra sera, del bacio.
Sentiva il suo stomaco fare capriole continue, aveva il terrore di vederlo di nuovo non avendo idea di cosa sarebbe potuto succedere al prossimo confronto.Non si accorse del sostanzioso numero di persone che ora lo affiancavano, anche loro che aspettavano lo stesso ascensore.
Si sentì spingere e realizzò che le porte di metallo davanti a se erano spalancate facendo uscire le persone all'interno.
Stava per entrare quando sgranò gli occhi e si fermò di colpo.
Cercò di arretrare e aspettare per il prossimo, oppure di sgusciare tra la folla e raggiungere le scale, quando la massa di persone indaffarate ad entrare in ufficio in orario la travolse spingendolo contro il suo volere dentro la cabina di metallo.Apparentemente l'individuo da cui stava scappando non lo aveva visto, il suo sguardo era rimasto fisso verso il suo telefono, se tutto filava liscio sarebbe sgattaiolato nel settimo piano senza che il suo supervisore si accorgesse della sua presenza.
Deglutì e cercò di non girarsi a guardare Jungkook che si trovava a pochi passi di distanza in mezzo ai suoi colleghi.
Attese secondi interminabili quando con sollievo sentì il piccolo tintinnio che annunciò il settimo piano, l'ascensore si svuotò, i suoi compagni di lavoro cominciarono ad uscire e Jimin si sbrigò a seguirli quando sentì all'improvviso un braccio avvolto alla sua vita che lo tirava indietro, riportandolo ancora una volta dentro l'ascensore.
Si sentiva una sorta di marionetta quel giorno, veniva ripetutamente spinto ovunque, contro il suo volere.
Sussultò dallo spavento e vide le porte metalliche chiudersi davanti ai suoi occhi.Nessuno dei suoi colleghi si era girato per dargli un'occhiata, infami.
L'ascensore annunciò la chiusura delle porte e Jimin capì che erano esclusivamente soli.
Ora sarebbe stato difficile usare una delle tattiche da lui precedentemente programmate.
Il maggiore premette un tasto giallo che bloccò velocemente l'intero sistema della macchina.
Sentì Jungkook ridere dietro le sue spalle e spingere il suo braccio stretto attorno alla sua vita più vicino a se.
Avvicinò la propria testa al suo collo e sussurrò nel suo orecchio"Davvero pensavi di svignartela in questo modo Park Jimin?"
Il più piccolo provò a rispondergli ma fu girato di scatto e appoggiato alle porte chiuse dell'ascensore.
Ora si trovavano faccia a faccia.
Il moro si avvicinò ulteriormente e con voce calma disse"Pensi che io possa non accorgermi della tua presenza?"
"Signore, non può bloccare un'intero ascensore a suo piacimento, la sicurezza verrà a cercarci lei mpfh-"
Le sue labbra furono attaccate di nuovo da quelle del suo supervisore.
Il gioco di lingue, i morsi ed intrecci portarono questo bacio ad essere più rude di quello precedente.
Appiccicò Jimin alle porte chiuse alle sue spalle e lo tirò su stringendo il suo bacino, il biondo senza accorgersene allacciò le proprie gambe ai fianchi del maggiore e appoggiò entrambe le mani dietro al suo collo.
Questa posizione fece scontrare i bacini di entrambi, portando un Jimin completamente perso ad emettere di nuovo sospiri e mugolii continui."Pensavo di ignorarti completamente al lavoro, ma appena ti ho visto, cazzo, non ho capito più niente."
Disse Jungkook ansimante, cercando di prendere aria una volta staccato da quel focoso bacio
"La prego non lo faccia, non mi ignori"
Dopo la risposta di Jimin, completamente rosso e tremante il moro tornò a baciarlo ancora stringendo le sue ciocche bionde e cominciando ad appoggiare le sue labbra nel collo del biondo, scendendo verso le sue clavicole.
Le sue mani ora ritornarono sotto la camicia del più piccolo e le sue labbra lasciavano diversi segni rossastri nel suo collo, dei marchi.
Jimin ora si sentiva in completa estasi, maledicendo se stesso per aver cercato di scappare dalle grinfie del suo capo."Sai? Ci sei già stato in questa posizione"
Ora Jungkook aveva un sorriso malizioso
"Di che cosa sta parlando?"
Chiese l'altro scombussolato.
Improvvisamente sentirono delle voci
dall'esterno."C'è qualcuno lì dentro? Ho sentito dei lamenti. State bene?"
Can you hear me screaming?
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How dare you? ➿Jikook
FanfictionDove Jimin riesce a raggiungere il sogno di una vita, fare l'editor nella casa editrice più famosa di Seoul. Dovrà aver a che fare con Jeon Jungkook, il suo burbero Capo Redattore. Rating: Red Jimin 20 Jungkook 32