34.

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5 febbraio

Erano passati tre giorni ed Hae aveva seriamente bisogno di parlare con qualcuno di quello che era successo, l'unica persona con cui avrebbe potuto confidarsi, però, era la stessa che le stava causando quel caos psicologico.
Aveva tentato di leggere il libro di sua madre, di studiare, di guardare film o di dormire semplicemente, però non riusciva a togliersi quel bacio dalla testa. Sembrava una ragazzina alle prese con la sua prima cotta adolescenziale e si sentiva davvero ridicola per questo.
Stava guardando dei video stupidi sul cellulare quando le venne in mente Jimin e pensò che potesse parlare a lui di quello era successo, essendo il ragazzo amico di Yoongi, così avrebbe potuto aiutarla a capire come comportarsi. Jimin però non ne avrebbe assolutamente dovuto fare parola con nessuno.
Cercò il suo nome in rubrica e quando lo trovò decise di chiamarlo. Il cellulare squillò per qualche secondo, poi il ragazzo dall'altro lato del telefono le rispose.
"Pronto?"
"Ciao Jimin."
Jimin ricambiò il saluto, dicendo di essere felice di sentirla, poi calò il silenzio. Le parole morirono in bocca ad Hae, che si sentì improvvisamente in imbarazzo. Timida com'era non sarebbe mai riuscita a parlare di certe cose con un ragazzo.
"Hae, c'è qualcosa che non va?"
A quel punto si rese conto di dover rispondere.
"Uhm, no Jimin, è tutto okay. Avevo solo bisogno di parlare con qualcuno riguardo una cosa, ma non credo più sia necessario." Sospirò, giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli, lasciandosela scivolare tra le dita.
"Ci sei questa sera per le otto fuori la palestra?"
Hae sorrise nel sentire quelle parole, nonostante negassero la sua volontà di non parlare più al ragazzo di quello che era successo, lo trovò gentile.
"In realtà preferirei restasse una cosa tra di noi, anzi, mi piacerebbe se tu non dicessi a nessuno anche di questa chiamata."
Così sembrava che si trattasse di una cosa troppo seria, Hae ne era consapevole, ma la situazione era già troppo imbarazzante per i suoi gusti, quindi meno persone l'avrebbero saputo e meglio sarebbe stato per lei.
"Allora passo dopo le otto da te, va bene?" Hae annuì, anche se lui non poteva vederla, e confermò la proposta, sentendosi già un po' più sollevata. Jimin sembrava essere un ragazzo molto dolce e, a differenza di Jin, era più aperto e socievole, questo rendeva alla ragazza più semplice parlargli. Con l'altro sarebbe stato diverso, innanzitutto perché Jin aveva voluto per un certo periodo che lei stesse lontana dai ragazzi e poi perché la sua compostezza potevano metterla a disagio, così come la sfrontatezza delle altre persone metteva a disagio Jin.
Per quanto riguardava gli altri ragazzi del gruppo, erano tutti molto simpatici secondo Hae, ridevano e scherzavano di fronte a lei come se fosse di famiglia, però lei non si sentiva ancora abbastanza a proprio agio per prendere l'iniziativa con loro durante un discorso o parlare loro della propria giornata.
Era ironico come l'unico con cui avesse legato di più, fosse anche il membro più scorbutico, distaccato e poco propenso a dimostrazioni di affetto. Eppure era riuscito ad acquistare la sua fiducia, a farle rivelare dati importanti della sua vita che nessun altro conosceva, a starle vicino in tutti i sensi come lo era stato solamente Dae.
Ad Hae non restò che aspettare l'orario stabilito con Jimin con pazienza e nel frattempo decise di fare uno spuntino, mangiando uno dei biscotti che Yoongi le aveva preparato e che le aveva costretto a portare a casa. Fu proprio mangiando quei biscotti che ritornò con la mente a ciò che era successo. 

Dopo quel dolce momento tra i due, tutto era ritornato come prima: lui freddo e distaccato, lei timida ed impacciata. Yoongi aveva cercato uno spunto per fare conversazione ed avevano parlato di cose a caso, come l'ultimo cd del cantante del momento e gli esami universitari. Hae era rimasta spiazzata da quel suo repentino cambio di umore, ma ancora di più dalla frase che aveva pronunciato poco prima. Le aveva detto di non essere carina e di non rovinargli la vita. Più di quanto lo facesse già. Proprio non riusciva a capire come poteva rovinargli la vita essendo carina, di solito questa caratteristica nelle persone era considerata positiva, e comunque lei non si riteneva carina. Piuttosto, si era resa ridicola più volte sotto gli occhi del ragazzo parlando dei propri complessi mentali e si chiedeva ancora perché non l'avesse già mandata a quel paese. Credeva che lui fosse stato carino ad ascoltarla ogni volta e a cercare di innalzarle l'autostima, però non comprendeva perché ad ogni passo in avanti, lui dovesse farne dieci indietro, rimettendo su quell'antipatica corazza. Ad esempio, a fine serata lui l'aveva riaccompagnata a casa, si era assicurato che fosse ben coperta per ripararsi dal freddo e che portasse con sé i biscotti, però poi quando era scesa dalla macchina una volta arrivata a casa, lui l'aveva semplicemente salutata con un cenno del capo, senza neanche guardarla e a distanza di tre giorni, Hae ancora non riusciva a capire il motivo di quel comportamento. 

Coldness; m.ygDove le storie prendono vita. Scoprilo ora