38.

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17 febbraio


Nell'ultimo periodo, aveva trascorso quasi tutti i fine settimana con i ragazzi, quel sabato però Yoongi doveva lavorare e lei non se l'era sentita di stare con il resto del gruppo senza di lui, non si sentiva ancora propriamente a suo agio ad essere circondata da tanti ragazzi e anche altre ragazze che però non aveva mai voluto conoscere bene, restando sempre sulle sue. Jimin aveva insistito fino all'ultimo minuto, poi aveva ceduto comprendendo le sue motivazioni e, anche se un po' dispiaciuto, le aveva detto che andava bene così e ci sarebbe stata altra occasione per stare insieme. C'era da ammettere che Hae non era riuscita a togliersi dalla mente le parole del ragazzo dai capelli color avorio, il quale aveva accennato ad un interesse a lei da parte di Jimin e la cosa non le faceva affatto piacere, perché temeva che tanto affetto e gentilezza fossero dovuti solo ad una sbandata che sarebbe durata poco e non che fosse sempre carino perché tenesse davvero a lei.
Così decise di starsene un po' da sola e ne approfittò per fare un giro tra le strade affollate di Seul, dato che quel giorno il cielo era pulito e il manto di neve sulle strade non troppo alto.
Protetta dal suo insperabile cappottino nero che stringeva sulla sua stretta vita e con il nasino piccolo che fuoriusciva dalla calda sciarpa, stava camminando zigzagando tra la vetrina di un negozio e l'altra e si perse ad osservare la tanta merce carina di ogni tipo esposta, a partire da vestitini floreali e libri di autori sconosciuti, fino a giungere vicino ad una piccola bottega che vendeva sculture di legno in miniatura.
Ne fu subito attratta e non poté non entrarvi. Quando aprì la porta, il calore della stanza le colpì il viso donandole immediatamente sollievo, mentre delle campanelline tintinnarono al contatto con la porta, anch'essa di legno.
"Salve." Un uomo sulla sessantina la salutò con un cenno del capo e lei ricambiò inchinandosi rispettosamente, però la sua attenzione subito slittò a quelle piccole creazioni che emanavano ancora odore di alberi freschi; ne rimase incantata. Vi era una piccola ballerina in una posa elegante, con i tratti del viso ben scolpiti, un'espressione aggraziata, che lasciava intravedere una punta di concentrazione. C'era anche un bambino, vestito in abiti tradizionali, con il taglio degli occhi dietro il quale si nascondeva chissà quale storia; ma la scultura che più colpì Hae fu quella di un ragazzo, seduto su panchetto, con il viso chinato verso la tastiera di un pianoforte, gli occhi chiusi e le dita che con tanta leggerezza sfioravano dei tasti.
"Le piace?"
Quella domanda scosse Hae dai suoi pensieri, la quale subito si affrettò ad annuire.
"È magnifica" disse semplicemente la ragazza, non avendo parole per descrivere la bellezza ed unicità di quella piccola eppure così dettagliata opera.
"L'ho realizzata molti anni fa, guardando mio fratello maggiore che suonava il piano. Nessuno però l'ha mai apprezzata ed è ancora su quello scaffale, ad attirare polvere."
Hae si chiese come qualcuno potesse non apprezzarla. Era bellissima a suo avviso. Vedendola aveva subito pensato a Yoongi e alla sua passione per il pianoforte, così le venne in mente un'idea.
"Posso prenderla?" Chiese speranzosa, come se non si trattasse di merce in vendita, ma di un cimelio da proteggere e ciò fece sorridere l'anziano uomo, forse non tanto abituato a quel tipo di entusiasmo.
"Certo che può."

Hae uscì felice dalla bottega dopo pochi minuti, con un adorabile sacchetto beige tra le mani, prima di tornare a casa però, volle fermarsi a prendere una bevanda calda in un caffè.
Ce n'era uno che le piaceva molto, che non distava tanto da casa sua e vendeva dei dolci tipici del paese. Quando era piccola vi andava spesso con i suoi genitori e assaggiava sempre un pezzo dei loro dolcetti oltre al proprio, perché ne andava proprio golosa e le bastava così poco per renderla felice, però poi con il tempo aveva smesso di andarci perché l'idea di avere davanti ai suoi occhi così tante calorie le faceva venire il voltastomaco.
Quel giorno volle ritornarci e prese dei bungeoppang ed una tazza calda di caffè. Mentre sorseggiava quest'ultimo, scorreva distrattamente con un dito sullo schermo del cellulare guardando foto a caso, così non si rese conto di una presenza proprio di fronte a lei.
"Guarda un po' chi si rivede."
Hae avrebbe riconosciuto quella voce tra mille e se una volta le faceva venire le farfalle allo stomaco, in quel momento le fece solo venire voglia di lanciare il caffè bollente sul viso del proprietario. Alzò lentamente lo sguardo sulla figura del ragazzo, sprezzante, appellando alle sue forze interiori per non scaraventarlo dall'altro lato della stanza e vide il suo solito sorrisetto beffardo, ma non gli rispose.
"Il tuo ragazzo ti ha lasciata e ti stai consolando con il cibo come hai sempre fatto?"
"Caro Dae, la troia di turno ti ha lasciato e hai deciso di distrarti rompendo le scatole a me?" Strinse le labbra in un sorriso finto, cercando di non ripensare alle parole che lui le aveva detto e che, come al solito, l'avevano ferita.
"Svii la domanda perché ci ho azzeccato?" Dae si sporse verso il tavolo della ragazza, come se Hae non lo avesse per nulla scalpito e si appoggiò con i gomiti sulla superficie, così che il suo viso si trovasse alla stessa altezza di quello della ragazza.
"Non che ti riguardi, ma il mio ragazzo adesso è a lavoro. È quello che fanno gli uomini, peccato che tu non possa saperlo, dato che sei sempre stato e continuerai ad essere solo un moccioso." Hae prese a mangiare in fretta il suo biscotto, non volendo stare ancora in quel locale, tanto meno voleva trascorrere altro tempo con quello che ormai considerava solo un idiota.
"Credi di avermi ferito?" Dae mise su un'espressione che doveva apparire triste e tenera e a quella visione Hae non poté fare altro che ridere.
"A differenza tua, non ferirei una persona per nessuna ragione al mondo. Mi basta sapere di averti perso per essere felice nella vita, e adesso..." scostò la sedia dal tavolo strisciandola contro il pavimento senza fare troppo rumore e prese il sacchetto della bottega, alzandosi "con permesso." Fece un'inchino e si diresse all'uscita del caffè, non essendo intenzionata a sentire altro.
Quel poco piacevole incontro sparì presto dalla mente della ragazza, che era poi tornata a casa e si era ripresa dal freddo gelido con un bagno caldo, trascorrendo la serata a letto a guardare tanti film brevi di fila.
Era davvero tardi quando sentì il sonno fare peso sulle sue palpebre, costringendola a chiedere gli occhi, però il cellulare iniziò a squillare poco dopo ed Hae li riaprì di scatto non sapendo chi potesse mai chiamarla a quell'ora. Fu tentata dall'idea di lasciarlo squillare ancora per un po' fino a quando non avrebbe smesso, però poi iniziò a preoccuparsi pensando che potesse trattarsi di qualcosa di importante.
Quando prese il telefono, un enorme sorriso si formò sulle sue labbra, leggendo il nome della persona che la stava chiamando e si affrettò a rispondere.
"Hae Jung."
Affondò una guancia sul cuscino, mentre teneva l'apparecchio elettronico appoggiato sull'altro orecchio libero.
"Ciao Yoongi."
"Sto tornando a casa, ho appena finito il turno, e volevo un po' di compagnia" spiegò brevemente il ragazzo e solo allora Hae si rese conto di quanto fosse tardi, se Yoongi aveva finito già di lavorare.
"Com'è andata?" Gli chiese Hae, realmente interessata. Le piaceva quando l'altro le raccontava delle proprie giornate o anche di cose stupide, le piaceva ascoltarlo, aveva una voce calma e rilassante, che allo stesso tempo le trasmetteva sicurezza.
"Uhm, bene, tu cosa hai fatto?"
Sentiva in sottofondo il rumore delle auto che sfrecciavano sulla strada ed immaginò che lui stesse a piedi per come parlava, un po' affaticato.
"Sono andata in giro per i negozi oggi e... e nulla, sono stata a letto per tutta la serata" esitò, non volendogli raccontare di Dae, però Yoongi non era stupido, non lo era affatto.
"Hai omesso qualcosa?"
L'espressione della ragazza era proprio quella di qualcuno colto in flagrante, un attimo dopo aver fatto un guaio, come i cagnolini che fanno cadere un vaso giocando e poi si nascondono spingendo il muso contro il muro, come se il padrone non possa vederli.
"N-no..."
Hae non sapeva affatto mentire, però Yoongi decise di non insistere aspettando che fosse lei a parlargli quando ne avrebbe avuto voglia.
"Mh, va bene. Credo di aver trovato un nuovo lavoro, sai? Mi impegna un po' di più, però mi lascia le sere libere."
Non era abituata a sentirlo parlare così liberamente delle cose più casuali e tanto meno lei parlava del più e del meno con le persone. Era una situazione nuova per lei, per quanto non fosse nulla di particolare, però le piaceva, iniziava a sentirsi parte della vita, del mondo che continuava a girare anche quando lei decideva di spegnersi e chiudersi in se stessa.
"Di cosa si tratta?"
Il suo sguardo si posava sulle tende color panna della finestra, da cui trapelava la luce fioca della Luna, lei però immaginava di avere davanti a sé Yoongi, che stanco dopo il lavoro camminava svogliato verso casa, con il solo obbiettivo nella mente di tuffarsi a letto.
"È... beh, è una cosa un po' imbarazzante..."
Cosa poteva mai essere imbarazzante per Yoongi? Hae si incuriosì.
"Cioè?"
"Prometti che non ridi?"
Stava già sorridendo, però acconsentì.
"Si tratta di un negozio per animali."
"Per quale motivo avrei dovuto ridere?"
La ragazza amava gli animali e non poteva immaginare un lavoro migliore di quello che coinvolge adorabili bestioline.
"Non lo so, non mi ci vedo tra cagnolini e scatole di mangime, però aiuterebbe molto sia me che mio fratello questo lavoro e non sembra tanto impegnativo." Hae sentì le chiavi inserirsi nella serratura, da quello capì che Yoongi era arrivato a casa e si sentì sollevata, come se fosse sua madre.
"Sono sicura che ti piacerà e credo ti verrò a visitare spesso se ci saranno anche degli animaletti."
Dall'altro lato del telefono Yoongi rise leggermente a quelle parole, non mancando di mostrare i propri dubbi riguardo la questione.
Hae non sapeva con certezza per quanto altro tempo parlarono, perché dopo un po' si addormentò, con il cellulare contro la spalla e fu Yoongi a terminare la chiamata, anche lui stanco morto, non senza averle augurato prima la buonanotte, pur sapendo che Hae stesse già lontana nel mondo dei sogni.


è un periodo un po' rough, potrei metterci più tempo del solito ad aggiornare però sto cercando con tutte le mie forze di restare costante per riuscire a finire questa storia

come sempre, vi ringrazio per aver letto, lo apprezzo tanto tanto

ps. perdonatemi per eventuali errori di battitura

Coldness; m.ygDove le storie prendono vita. Scoprilo ora