Era arrivato il grande giorno e ben otto persone non stavano più nella loro pelle: sette, perché quel giorno sarebbe stato decisivo per il loro futuro, mentre per l'altra persona era importante siccome dalla decisione presa di lì a poco dai giudici, la sua relazione sarebbe potuta finire.Hae si chiedeva se anche Yoongi ci stesse pensando così tanto e se anche lui avesse paura di scoprire il verdetto finale e di dover affrontare dunque la fine del rapporto con la sua ragazza.
Poichè aveva promesso a lui stesso di esserci, di supportarlo in un momento di tale importanza, quella mattina, dopo aver messo qualcosa nello stomaco, uscì di casa e si diresse presso l'edificio in cui si sarebbero tenute le audizioni.
Nel frattempo, Yoongi era già lì con i suoi amici e tutti aspettavano con ansia l'inizio della gara, se così la si può chiamare. Era particolarmente in ansia, la ragione però non riguardava solo Hae o la prova che di lì a poco avrebbe sostenuto; nei suoi pensieri in quel momento c'era anche un'altra persona, una persona che non aveva ancora affrontato alla quale doveva le sue scuse.
Si alzò dalla sedia con lo schienale di cotone e grattò nervosamente la nuca, guardandosi intorno: Namjoon aveva delle enormi cuffie che gli ricoprivano le orecchie e ripeteva in continuazione il proprio pezzo, Jin si lasciava mostrare dei passi critici da Jungkook, in parte anche per tenerlo impegnato così che il piccolo del gruppo non si lasciasse prendere dall'ansia. Tutti erano impegnati in qualcosa, poi c'era Jimin seduto sul pavimento nell'angolo, che si dondolava su se stesso, con le braccia avvolte attorno alle gambe. Ogni tanto controllava il cellulare, poi guardava gli altri, poi di nuovo a terra. Preso dall'ansia, si mise in piedi, non riuscendo proprio a stare fermo e si appoggiò alla parete, la fronte contro di essa e gli occhi socchiusi mentre cantava sottovoce la propria parte, provando e riprovando. Era una visione angelica. Yoongi gli si avvicinò, un passo alla volta con lentezza e in silenzio per non disturbarlo. Quando gli fu abbastanza vicino, posò il palmo della mano sulla sua spalla per ottenere la sua attenzione. Jimin smise improvvisamente di cantare ed aprì gli occhi, voltandosi verso di lui.
Yoongi strinse le labbra in un sorriso e Jimin ricambiò, abbassando subito dopo lo sguardo.
"Te l'ho mai detto che la tua è la mia voce preferita?"
"Smettila hyung," Jimin ridacchiò, colpendogli leggermente la spalla, mentre un lieve rossore si formava sulle sue guance.
Jimin era fatto così, bastava poco per imbarazzarlo o lusingarlo. Yoongi era proprio convinto che quel ragazzo avesse bisogno di ricevere complimenti più spesso.
"Me lo dici sempre, comunque." Lo guardò, mantenendo quel sorriso ridente che gli coinvolgeva anche gli occhi.
Yoongi scosse la testa, non potendo fare a meno di sorridere a sua volta. Poi tornò serio, giocando nervosamente con le proprie mani.
"Ti va di andare a prendere un po' d'aria fresca? Vorrei fare due chiacchiere."
Jimin annuì e, dopo essersi dato un ultimo sguardo intorno, seguì il maggiore verso il balcone che affacciava sul giardino posteriore dell'enorme edificio. Una volta giunti all'aria aperta, Yoongi si appoggiò alla ringhiera, Jimin fece lo stesso e lo guardò con un sorrisetto.
"Dai hyung, spara." Gli diede una leggera gomitata amichevole e Yoongi scosse la testa ridendo, poi tornò serio cercando le parole adatte.
"Volevo scusarmi," Jimin aggrottò le sopracciglia, anche se aveva una vaga idea di cosa stesse parlando, "mi dispiace per tante cose. Mi dispiace per essere un idiota certe volte, mi dispiace per essermi subito avventato su una ragazza non pensando che la cosa avrebbe potuto far male a te. Devo essere sincero, non me ne pento. Sono troppo... sono troppo, sì, insomma, sono troppo innamorato di quella ragazza per esserne pentito. Però questo non toglie il fatto che io sia dispiaciuto per essere stato egoista, per averti ferito. Mi dispiace per non averti capito nel momento in cui ne hai avuto bisogno, nel tuo brutto periodo, procurandoti solo altro dolore e mi dispiace per non essermene accorto. Jiminie, come posso farmi perdonare?" Lo guardò piegando leggermente il capo di lato, con un'espressione sinceramente dispiaciuta in viso. Jimin sorrise ed avvolse semplicemente un braccio attorno alle spalle del suo amico in un mezzo abbraccio, guardando un punto fisso a caso dinanzi a sé con le labbra ancora piegate in un sorriso.
Yoongi sentì come se si fosse appena levato un peso dal suo stomaco ed abbozzò un sorriso, prendendo a guardare nello stesso punto dell'amico.
Improvvisamente spuntò Jin dalla porta che affacciava sul balcone e li richiamò, dicendo loro che a breve sarebbe stato il loro turno. Fecero per seguirlo, ma Jimin fermò l'altro per un braccio, posando delicatamente la mano su di esso.
"Hyung, è tutto okay, però per favore, cerca di non fare altre cazzate." Yoongi abbassò lo sguardo, sapendo a cosa si riferisse e quel movimento valse più di mille parole.
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Coldness; m.yg
Fanfiction#34 IN FANFICTION #1 IN YOONGI "Non credi sia pericoloso per una ragazza sola in un locale di sera bere così tanto?" Hae si voltò verso quella voce, con un sopracciglio alzato in segno di perplessità. Davanti si ritrovò un ragazzo alto, dai capelli...