capitolo trenta ;; dining table
jeongguk's perspective
°☆.。.:*・°☆"Sono così spaventato, cazzo." Mormoro coprendomi la faccia con le mani. Taehyung era in ginocchio, inginocchiato di fronte a me mentre io sedevo sul suo soffice letto. Quelle mani ruvide che solo lui possedeva mi stringevano la vita come per confortarmi mentre stavo avendo un piccolo attacco di cuore.
"Ehi, non c'è nulla di cui aver paura, mia mamma ti adora." Sussurra dolcemente Taehyung cercando di avere una visione migliore del mio viso ancora nascosto dietro le dita snelle. Anche se il mio campo visivo era chiuso, quegli occhi luminosi pieni di ansia brillavano attraverso gli spazi tra le mie dita.
Erano passati dieci minuti dall'attacco di panico sbucato dal nulla, e io mi ero già sistemato. Taehyung mi aveva aiutato a vestirmi, togliendomi la maglia con un movimento rapido dopo aver sollevato le braccia. Aveva posato dolcemente e con incertezza un bacio sulla clavicola sporgente, dicendomi che andava tutto bene: che stavo bene. Era dolce e sentimentale, e alla fine mi stava facendo impazzire con quel sottile sguardo premuroso dettato dalla pietà.
Era troppo gentile persino per me. Taehyung avrebbe dovuto essere arrabbiato con me per aver rovinato un momento di relax. Doveva essere arrabbiato con me per aver mostrato ancora una volta la mia debolezza, dimostrando che non stavo affatto bene. Doveva essere arrabbiato con me per essermi comportato così a casa sua. Non c'era bisogno di andare fuori di testa come facevo sempre, se non essendo terrorizzato del fatto che io, Jeon Jeongguk, potessi essere soltanto un'altra fase o un'avventura con cui Taehyung si sarebbe annoiato a tempo debito. Ma eccolo qui, in ginocchio a fissarmi con occhi imploranti, rassicurandomi col fatto che non ci fosse nulla di cui preoccuparsi.
Si vedeva che Taehyung fosse stato preso alla sprovvista dalle mie parole. Imprecare non era mai stata un'opzione per me, ma in un momento del genere, sembrava essere l'unica cosa che potesse passare tra le mie labbra. Mi faceva venire in mente mio padre, di come beveva quand'era disperato. Invece di un intruglio di grano invecchiato e piante a scendermi giù per la gola nella speranza di soffocare i dispiaceri, le imprecazioni uscivano dalla mia bocca come da un rubinetto. Quelle parole avrebbero sorpreso chiunque, poiché nessuno si aspetterebbe davvero che una persona così taciturna come me potesse avere certe parole nel suo vocabolario.
"Le abbiamo parlato per cinque dannati minuti." Le mie mani scendono dal mio viso, mostrando pieghe e segni di stress e preoccupazione, "Sembrava così— così fredda. Non l'hai visto?" Finalmente alzo lo sguardo dalle mie ginocchia, imbattendomi negli occhi del maggiore. I miei erano molto più lucidi dei suoi, e l'espressione di Taehyung era calma, "Mi odia, Tae".
"Mia madre non ti odia." Lui sorride leggermente, prendendomi le mani e abbassando la testa per ottenere una vista migliore del mio sguardo basso, "Fa così con tutti all'inizio, Jeongguk. Non avrei osato portarti a casa mia se avessi saputo che avresti avuto un momento difficile."
"Ha tirato fuori il discorso su mio padre, per l'amor di Dio!" Grido, guardando il soffitto con l'immensa emozione che mi scorreva dentro. Taehyung tolse la mano e mi afferrò saldamente la mascella, costringendomi a guardarlo dall'alto in basso. Era frenetico nei gesti, catturando la mia attenzione.
"Non intendeva parlare di tuo padre. Mamma non sa di lui, tienilo bene a mente." Continua Taehyung con tono inflessibile, "Jeongguk, so che sei preoccupato; anch'io lo sono, ma non puoi nasconderti qui per sempre. Per favore, fallo per me."
Ecco tutto ciò che ci volle. Quelle ultime parole mi fecero annuire lentamente, in attesa che Taehyung lasciasse la mia mascella dalla sua presa ferma ma tranquilla. Tutto di Taehyung era stabile. I suoi addominali erano scolpiti; il suo tono aveva sempre un suono deciso; anche le sue mani erano decise e forti; a volte le sue labbra erano tenaci contro le mie. Tutto riportava a quell'unico aggettivo, un aggettivo che mi faceva svenire d'amore e tremare dalla paura.
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« pretty boy » taekook [ita]
Hayran Kurguun viaggio speciale tra un grazioso junior chiamato jeon jungkook, amante dei glitter ed un senior dalle buone maniere di nome kim taehyung, giocatore di football. ©sourprincess | traduzione