capitolo cinquantacinque ;; staying back
terza persona
°☆.。.:*・°☆"T—Taehyung?" Sussurra Jeongguk, con lo sguardo stordito e la visione sfocata. Sospettava di esser stato portato a casa, ma adesso che la vista iniziava a tornargli, era evidente che fosse estremamente buio fuori. La luce lunare scintillava su di lui come sul mare di notte, e il suo scomodo letto d'ospedale veniva illuminato. Una flebo continuava a passargli dei liquidi, e dei fili erano attaccati al suo stomaco, al suo petto e alla sua schiena tramite degli adesivi bianchi, "Taehyung?" Ancora una volta, Jeongguk lo chiama, con la voce spezzata.
Dal bagno si sentì tirare lo sciacquone, seguito dal suono di un rubinetto che veniva aperto. Taehyung uscì in fretta e furia dal piccolo bagno per poi correre verso Jeongguk, tornando a sedere, "Hey, hey, sono qui." Sussurra in modo rassicurante, "Sono solo andato a fare pipì, tutto qua."
"Perché sono ancora in questa cavolo di stanza?" Si lamenta Jeongguk, arrabbiato e confuso, e il fatto che il suo braccio fosse addormentato per colpa delle cose che gli stavano iniettando non aiutava. Tutto ciò che il ragazzo voleva era che Taehyung lo stringesse forte.
La gola di quest'ultimo era secca già da tempo, leccandosi le labbra e guardando giù per prendere la mano di Jeongguk, "Gukkie, io— io ho delle notizie."
"Mi dimettono domani?" Chiede Jeongguk guardandolo speranzoso.
"N—No, piccolo, è... è quasi l'esatto opposto." Dovette sbattere gli occhi per ricacciare dento le lacrime, "Tu, ehm...dovrai iniziare la chemio."
Lo sguardo di Jeongguk finisce sulle loro mani, che erano ancora unite. Sapeva che questo sarebbe arrivato. Era un presentimento che aveva da tempo. Non appena fu dentro alla stanza d'emergenza, sapeva ci fosse qualcosa di più profondo, che quel qualcosa fosse altro oltre al problema della disidratazione.
Ma era anche colpa sua. Jeongguk voleva nascondersi. Voleva fare come se andasse tutto bene e non avesse bisogno d'aiuto. Decidere di farlo lo aveva lasciato in una condizione peggiore di prima. Per far finta di stare bene, aveva soltanto peggiorato le cose.
Jeongguk non aveva pianto; era rimasto in completo silenzio, in silenzio tombale. Stranamente, a Taehyung non piaceva l'idea di non sentire alcun suono. Il ticchettio dell'orologio appeso al muro era freddo— meccanico, irritante e fastidioso tanto da fargli muovere gli occhi intorno alla stanza per evitare quelli vuoti del suo ragazzo. In qualche modo, Taehyung voleva essere quello a piangere nel letto. Voleva sentire le emozioni crude e la vera tristezza, poiché stare nell'assoluto silenzio era, per qualche motivo, quasi terrificante.
Ma Jeongguk si era lentamente messo a sedere anche se con dolore, stando attento ai fili e agli aghi. In silenzio aveva appoggiato la sua testa stanca e pesante sulla spalla di Taehyung, prendendo un bel respiro prima di espirare. I suoi occhi erano chiusi, mettendo in mostra le sue lunghe ciglia invece delle sue pupille marroni e dilatate. In ogni caso, Taehyung l'aveva trovato mozzafiato, osservando la testa appoggiata sulla sua spalla.
"Io non ti lascio." Dice quietamente Jeongguk. La speranza scorreva assieme alla medicina nelle sue vene.
Prima era un completo disastro piangente, spaventato dall'idea di andarsene, ma adesso era sul patibolo, c'era qualcosa di nuovo in lui. Un senso di desiderio e di comprensione. Jeongguk ce l'avrebbe fatta, e sentiva una tale sensazione nelle budella in cui il suo desiderio di vivere sarebbe diventato realtà.
Avrebbe finito la scuola ed il college. Avrebbe comprato una casa insieme a Taehyung. Si sarebbe sposato. Avrebbe adottato dei bambini, sapendo come sarebbe perfetto Taehyung da papà. Lui avrebbe vissuto una vita piena di ciò di cui aveva bisogno, niente di più e niente di meno.
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« pretty boy » taekook [ita]
أدب الهواةun viaggio speciale tra un grazioso junior chiamato jeon jungkook, amante dei glitter ed un senior dalle buone maniere di nome kim taehyung, giocatore di football. ©sourprincess | traduzione