« pretty boy » taekook [ita]

★ bonfire flames

musica nei media ☆彡
• bite - Troye Sivan

capitolo quarantadue ;; bonfire flames
terza persona
°☆.。.:*・°☆

Il campanello suonò, rimbombando in tutta la villa e implicando che qualcuno fosse in piedi davanti alla porta. Le spalle di Jeongguk si irrigidirono al suono, non volendo avere niente a che fare con gli altri oggi e mai più. Tutto quello che voleva era passare del tempo con Taehyung, il suo ragazzo, che si trovava molto più a suo agio con il minore. Quest'ultimo afferra la piccola mano del suo ragazzo, con la pelle ruvida contro le sue nocche lisce aiutandolo ad alzarsi dal divano. Jeongguk era diventato abbastanza silenzioso dopo la colazione.

Yoongi entrò per primo con Jimin al suo fianco, i due erano in una sincronia perfetta e armonizzata. Non oltrepassavano mai il limite, praticamente l'esatto opposto di Jeongguk e Taehyung. C'era una qualcosa di differente tra i ragazzi, un silenzio vuoto e un comportamento turbolento, a differenza di Jimin e Yoongi che sembravano quasi la stessa persona.

Jeongguk era comunque stanco, finendo per appoggiare la testa sulla spalla di Taehyung. Taehyung rimase sorpreso dal gesto e lasciò un dolce bacio sulla testa di Jeongguk. Al minore uscì solo una lieve risata, trovandolo carino.

Taehyung stava osservando Jeongguk, a dire la verità, preso alla sprovvista da quanti lati avesse. Diverse emozioni racchiuse tutte in una piccola persona che si comportava in un certo modo e che era pieno meravigliosi pensieri. Era incredibilmente felice di stare con lui.

"Namjoon." Sorride Yoongi, anche se esitante, sembrando già sapere cosa stava per succedere, pregando perché nessuna lacrima si versasse o lotta si creasse. Erano già stati tutti abbastanza depressi e violenti nel gruppetto dei sei che era crollato con 'l'aggiunta' di Jungkook.

"Ciao", le fossette si mettono in mostra, fossette tristi che parlano di frustrazione e dolore. Le fossette combaciavano con i suoi occhi, implorando una sorta di pietà dopo aver incrociato quelli di Jungkook, succhiandosi leggermente l'interno della guancia prima di distogliere lo sguardo. C'era ancora un dirupo tra i due, qualcosa di imprevedibile e pericoloso. Come sempre, Jungkook temeva il peggio, "Seokjin starà arrivando. Era un po' agitato a venire".

"Come tutti noi", aggiunge Taehyung, cercando di rallegrare l'atmosfera tesa e soffocante con un tono leggero e allacciando il braccio a un spalla. Jeongguk sussultò al movimento, facendo sì che Taehyung allentasse la presa che non si era reso conto fosse così stretta. C'erano già dei piccoli lividi a forma di polpastrelli sulle cosce e sui fianchi di Jeongguk, alcuni sparsi sulla sua schiena, "ma sono contento che voi ragazzi siate venuti. Come ha detto Yoongi, abbiamo solo bisogno di chiarire tutta questa cosa e semplicemente parlare."

Di cosa?, pensa Jeongguk con frustrata confusione. Non c'era niente di cui parlare o da sistemare. Non riusciva ad arrivare al punto del perché volessero parlare. Certo, ci sarebbero state discussioni sulla situazione di Seokjin e Jeongguk, ma che altro?

"Sì, esatto." Sorride Namjoon ancora una volta, senza mostrare i denti, ma la sua espressione diventa presto seria al tocco di una mano sulla sua spalla.

Taehyung e Jeongguk osservarono con occhi attenti, il minore non fu più in grado di guardare non appena la faccia di Seokjin solitamente innocua e impeccabile si rivelò. Non c'era gioia o sguardo materno, tristezza accentuata da notti insonni. Anche con la promessa di stare insieme a Namjoon, i due avevano ovviamente bisogno di un qualche tipo di consulenza. Erano come una coppia con le carte del divorzio già pronte.

"Ciao." Dice Seokjin brevemente. Al momento si sentiva fuori posto.

Jeongguk non riusciva a sopportare il peso sul suo petto, lanciando un'ultima occhiata fredda prima di voltarsi e camminare lungo il grande atrio. Era diretto verso la cucina, gli occhi di Seokjin lo seguivano lentamente, anche se i piedi di Taehyung facevano già rumore. Come sempre, Jeongguk va e Taehyung lo segue, il minore era in assoluto controllo senza saperlo. In pratica era un principe.