★ locked doors

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capitolo trentaquattro ;; locked doors
jeongguk's perspective
°..:*°

Ero convinto che il mondo fosse crudele. Ti veniva mostrato un solo raggio di luce, una speranza, una possibilità, per poi lasciare che quella stella le tue dita la sfiorassero soltanto prima di schiantarsi. La mia stella era stata scovata, splendente e in attesa di essere catturata. Era così vicina, così brillante, bella e promettente. Ci avevo riposto le mie speranze. Avevo pensato che la mia vita fosse pronta, che fosse stata creata per farmi finalmente sentire come se avessi fatto di tutto per essere felice. A quanto sembrava, la mia storia non era ancora finita.

Una settimana, una settimana senza nessuno, una settimana da solo con me stesso, e stavo impazzendo. Non c'era nessuna possibilità di contatto umano in quanto la mia porta era chiusa a chiave. Dopo tre anni senza averla mai chiusa, alla fine ero andato contro le parole di mio padre. Lui mi aveva rigidamente imposto di non chiudere mai la porta a chiave, perché erano i suoi soldi a badare a questa casa, ed era suo diritto entrare quando gli pareva. Non che si fosse mai fatto vedere, ma non avevo mai chiuso la porta, giusto per evenienza. E adesso il clic era risuonato, e non c'era più possibilità che qualcuno mi toccasse.

Qui era tutto buio. Stavo nel buio totale. Non c'erano più le lucette che stupivano tutti con la loro bellezza scintillante. Non c'erano più stelle di plastica sul mio soffitto, dato che la loro luminosità si era esaurita insieme alla mia. Erano state strappate via con forza dal soffitto bianco e si erano portate dietro un po' di vernice con la loro colla, ma non me ne era fregato molto. Alcune stelle erano morte troppo presto, proprio come avevo fatto io. Ero morto, un cadavere senza meta né vita, vagabondo e in attesa che qualcuno mi trovasse come aveva fatto la mia stella.

Spezzoni di poesie tristi su fogli accartocciati ricoprivano le mie pareti, rette da puntine che ero solito sfregarmi sulle dita. Tutti i mostri avevano bisogno di un modo per svegliarsi. Era triste, ma avevo paragonato i miei sentimenti a quelli di Jimin e Hoseok. Loro erano stati ciechi, e ne erano usciti feriti, sia per essere stati rifiutati che per aver sbagliato. Io avevo commesso degli errori. Ero stato rifiutato. A Taehyung non importava più. Penso che avesse smesso di preoccuparsi quando l'avevo fatto io.

Seokjin aveva chiamato. Ho quasi risposto.

Jimin aveva chiamato. Ho quasi risposto.

Namjoon aveva chiamato. Ho quasi risposto.

Yoongi aveva chiamato. Ho quasi risposto.

Hoseok aveva chiamato. Ho quasi risposto.

Taehyung aveva chiamato. Ho risposto.

"Jeongguk", la sua voce era fiacca e molto più bassa di quella che ricordavo, "Io— Dove sei stato?" Taehyung era sul punto di piangere, ma non io non avevo lacrime da versare.

"A casa,"

"La porta era chiusa, non potevo entrare." Dice con tono triste, sembrando occupato con qualcos'altro.

"Perché ho chiuso a chiave."

"M-Ma io ho bisogno di te, Jeongguk. Ho— Ho fatto qualcosa di stupido. Ti prego, apri la porta."

Mi ero mosso molto più velocemente di quanto pensassi, impiegando poco tempo per elaborare le sue parole. Taehyung aveva bisogno di me, e toccava a me dimostrare la mia lealtà e premura. Per così tanto tempo avevo trascurato i suoi sentimenti per pensare ai miei, e adesso era il momento di dimostrare che potevo in effetti prendermi cura di lui come lui faceva con me.

Il cibo era stato dimenticato per tre giorni, e rimasi sorpreso quando scoprii di avere così tanta energia, sebbene il mio corpo fosse stanco e debole. Le mie gambe continuavano ad incepparsi l'una sull'altra, cercando di fare tutto il possibile per scendere quelle tre stupide rampe di scale per raggiungere Taehyung che era presumibilmente fuori dalla mia porta. I passi erano rapidi e frenetici, terrorizzati da ciò che quel bellissimo ragazzo potesse aver fatto nel tempo in cui eravamo stati separati.

« pretty boy » taekook [ita]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora