c̷h̷a̷p̷t̷e̷r̷ 1

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Benjamin si alzò dal suo letto senza fatica, senza che nessuna sveglia interrompa nella sua stanza essendo che non ne ha bisogno, poiché d'istinto ha una sveglia nella sua testa che risuona ogni volta alle sei della mattina.
Scende al piano di sotto dove ci sono i suoi genitori già in piedi a fare colazione mentre Rosamunde, la loro domestica, prepara la colazione e la merenda per il moro.

"Giorno papà! Giorno mamma! Ciao Ros" esclama il ragazzo.

"Buongiorno Benjamin" salutano in coro i genitori.

"Buongiorno signorino" dice la domestica.

Benjamin terminata la sua colazione, ritorna in camera dove prende un pantalone color cachi, una camicia bianca crema, un paio di adidas e i boxer.
Poi si dirige in bagno per una doccia veloce dove dopo indossa i vestiti presi.
Afferra lo zaino dalla sedia, esce di casa e sale in auto dove c'è l'autista che lo accompagna a scuola.
È sempre il primo ad arrivare perché non piace che i suoi amici lo vedino a bordo di una limousine a parte che tutti già sanno ciò ma lui preferisce sempre evitare.
Seduto su una panchina aspetta il suono della campanella e nel frattempo osserva ad uno ad uno ogni persona che compone il Liceo Terenzio Mamiani.
C'è chi studia, chi ascolta musica, chi parla con i propri amici di calcio o per le ragazze di gossip, chi fuma la prima sigaretta della giornata e chi, nonostante sia già il quinto giorno, da matricola ancora si sente spaesato ma in questo caso il moro non rientra, lui fa parte di quelle persone che attendono la campanella o se nel caso, attendono l'amico ritardatario.

"Ehy Benji" una voce molto conosciuta al ragazzo si fa strada al suo lato e un ragazzo dai capelli color pece e occhi verdi si para di fianco salutando Benjamin con una pacca sulla spalla amichevolmente.

"Ciao Einar" lui era l'unico vero amico di cui Benjamin si potesse fidare. Era un tipo quieto ma in lui scorreva molta adrenalina che non riusciva mai a contenere quando era fuori scuola.

"La prossima volta impara a metterla prima la sveglia perché di questo passo agli esami ci arrivi quando sono terminati" commenta il moro.

"Ma fino agli esami ancora c'è tempo"

"Mancano esattamente nove mesi e quindici giorni se contiamo domeniche, vacanze e ponti, ma arrotondando sono meno sette mesi"

"Sempre così preciso. Mai che ti sfugga una virgola però ti voglio bene lo stesso"

"E tu sempre premuroso"

Dopo quel discorso, la campanella riecheggia nel cortile e tutti gli studenti con un sonoro sbuffo che abbandona le loro labbra entrano diretti nelle proprie aule.
Il professore di filosofia entra con la sua severità annunciando un compito a sorpresa di argomenti non trattati mai.
Poi con la solita scusa di andare in bagno, se ne esce dall'aula e i ragazzi della 5^B si riuniscono attorno al banco di Benjamin che li aiuta almeno a prendere la sufficenza.

La giornata trascorre tranquilla come al solito e l'intera settimana passa in un batter di ciglia così da far arrivare il sabato.
Quel famigerato giorno della settimana che Benjamin detesta.
Lui non è tipo da odiare ma se si tratta del sabato, solo per quello è concesso.
Si ritrova sul divano disteso a leggere Mirror, mirror di Cara Delevingne quando il citofono lo distrae dalla sua bellissima lettura.

"Signorino, è il suo amico Einar" dice cordialmente Rosamunde al ragazzo.

"Ciao Ben" varca la soglia dello studio la donna accompagnata dall'amico del moro.

"Ciao Ein" saluta.

"Sempre a leggere!"

"Parla colui che se ne divora tre libri al giorno"

"Ma io sono io" si difende il ragazzo dai capelli pece. "Comunque andiamo un pò a cavallo perché vorrei parlarti"

Benjamin abbandona il suo libro sullo scaffale della libreria e insieme ad Einar si dirige alle scuderie prendendo Black, che cavalca lui, e Heart, che affida oramai all'amico.
Galoppano sui due cavalli per l'intera campagna circostante attorno alla grande villa arrivando vicino al Tevere dove si mettono comodi sul prato mentre i due animali, liberi di riposarsi e bere l'acqua dal fiume.

"Okay, dimmi cosa c'è" rompe il ghiaccio Benji.

"Tu odi il sabato e odi anche le corse clandestine e tutto ciò che è illegale, giusto" il moro sembra un pò confuso, cioè lui sa già quello che non piace perché il suo amico gli sta dicendo questo?
"Quindi ho per caso incontrato una mia vecchia amica, cioè una che quando eravamo piccoli mi piaceva. Abbiamo parlato e ho scoperto che lei raccoglie i soldi per delle gare e poi da anche il via, non so se questo passaggio tu lo abbia capito"

"Si ho capito solo questo ma sono confuso su dove tu voglia arrivare" dice il moro.

"In pratica mi ha invitato questa sera ad assistere ad una corsa e dicendomi di poter portare un amico, quindi ti prego vieni con me, non ti lascerò solo e se hai voglia di andartene prima ti riaccompagno, ma ti prego vieni" supplica Einar ricevendo un'approvazione contraria.
"Ti prego, ti prego, ti prego" si mette dopo in ginocchio il ragazzo.

"E va bene, ma appena dico andiamo, andiamo perché se i miei vengono a sapere di questo mi spediscono in Accademia militare e non amo quel posto" dice Benji.

"Se è per questo, la stessa idea ce l'hanno i miei, quindi andremo insieme in Accademia se qualcosa va storto" lo consola Einar.

Dopo essere tornati a casa, essersi vestiti e aver inventato a Rosamunde che andava a casa di Einar e tornava tardi, finalmente uscirono con l'auto dell'amico.
Arrivarono parcheggiando la macchina distante dal luogo dell'evento e si fecero largo tra molte persone che erano lì. Tutti vestiti con giacca di pelle, skinny strappati, tatuaggi, piercing e tutti che in mano possedevano una bottiglia di vodka o birra o canna.
Benjamin si sentiva un pesce fuor d'acqua, lui non era per quel mondo, lo detestava.
Ragazzi che alla vista del moro non facevano altro che sussurrargli parole di disprezzo come "vai dal tuo papino", "ma fai parte del circo" e cose del genere, così afferrò il braccio dell'amico dicendogli di ritornare già a casa ma quest'ultimo rispose che erano appena arrivati.
Vide poi Einar avvicinarsi all'amica, il quale poi la presentò a Benjamin.
Aveva i capelli rossicci tendenti al castano, due grandi occhi verdi contornati dal mascara nero, un rossetto rosso troppo provocatorio, un top rosso livello ombelico con una giacca di jeans e un pantaloncino abbastanza stretto e corto.
Il moro provava disgusto però se erano i generi del suo migliore amico non poteva farci nulla.
Poi Benji vide un posto leggermente isolato da tutta quella massa di persone poco vestite e si poggiò al muro osservando. Tra sé e sé penso che lì nessuno lo avrebbe notato e difatti era così.
Si accigliò ad osservare chiunque e fare di tanto in tanto qualche faccia schifata, un conato di vomito si formò in gola ma lo trattenne.
Successivamente i suoi occhi si posarono su un ragazzo. Capelli biondi illuminati dal lampione sopra di lui, una giacca di pelle nera e dei jeans strappati mentre tra le labbra sorreggeva una sigaretta. Era circondato da molte ragazze ma anche da ragazzi.
Benjamin pensò "un ragazzo un pò carino come lui perché è in mezzo a questa gente?"

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Nuova storia Fenji.
Spero che come primo capitolo vi piaccia, è premetto che alcune piccole scene di gare che ho scritto sono ispirate a Tre metri sopra il cielo.

Bl̷u̷e r̷os̷e // Fenji //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora