c̷h̷a̷p̷t̷e̷r̷ 15

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Federico quella mattina uscì presto di casa, forse erano state le cinque poiché il sole ancora giaceva in fondo all'orizzonte mentre la luna e qualche stella erano sparse nel cielo.
Prese la moto e andò sul ponte, scese dal mezzo e si mise seduto con i piedi sospesi. Un piccolo movimento falso e sarebbe caduto tra le braccia d'acqua del Tevere, ma non era sua intenzione.
Poi pensò.
Pensò a quanto si sentiva solo in mezzo alla gente, fra i suoi amici. Era sempre quello un pò diverso, un pò strano, un pò sé stesso.
Dopo pensò alle sue paure: aveva paura di non essere mai accettato e più o meno non tutti lo accettavano veramente, a volte si domandava se i suoi amici lo accettavano per quello che era. Aveva paura dei ricordi e del passato che lo tormentava. Dei frammenti che aveva disseminato per dimenticare. Paura dell'ansia anche se non sembrava il tipo. Di non essere abbastanza.
Paura del tempo perché scorreva troppo in fretta e non lasciava vivere l'attimo. Paura di buttarsi nel vuoto che lo risucchiava nel suo vortice interno. Aveva paura di parlare, di amare, di non essere capito in questo mondo che lo circonda. Paura di perdere, di perdere gli oggetti a cui più ci tiene e alle persone, soprattutto a quelle dopo aver perso la persona a cui voleva veramente bene e lo capiva con uno sguardo. Paura di perdersi tra i suoi stessi sbalzi d'umore, prima felice e l'attimo dopo triste.
Paura di fidarsi delle persone sbagliate.
Federico sembrava quel ragazzo forte senza alcun ostacolo da superare, la sua vita sembrava facile tutta in discesa ma non era affatto vero, anche lui era un uomo, anche lui sbagliava e spesso, non era del tutto forte, aveva molti ostacoli da scavalcare, paure da affrontare ogni giorno e vivere con esse costantemente. E sì, la sua vita non era in discesa, era perlopiù in salita con fossi che ti facevano rischiare.
Lui rischiava sempre, si metteva a dura prova con sé stesso solo per provocarsi dolore. Non gli importava se qualcuno si preoccupasse per lui perché alla fine nessuno se ne preoccupava.
Ai suoi genitori non gliene fregava niente se lui saltasse nel vuoto, ai suoi amici non lo sapeva dire con certezza, a nessuno importava di lui come le stelle. Le stelle sono miliardi e la gente guarda sempre le stesse, sempre quelle più visibili ma non va mai oltre, non guarda quelle minuscole, quelle che si possono vedere con un cannocchiale. Si dà tutto per scontato, le grandi cose sono quelle che ti rendono felice però nella testa del biondo lo sapeva che quelle grandi, certo potevano renderti felice ma in fondo non così tanto, non come quelle piccole. Nelle piccole cose si trova il potere più immenso, in grado di renderti felice veramente, però non tutti le apprezzano e Federico ne sapeva qualcosa. Cioè non sapeva in che categoria selezionarsi: nelle persone che amavano le piccole dimostrazioni o le grandi? Lui preferiva le cose in base ai suoi sbalzi d'umore e di questo ne aveva paura.

Si risvegliò dai suoi pensieri molto dopo, quando il sole era già sorto.
La luce lo illuminava e il venticello autunnale di prima mattina sfiorava i suoi capelli biondi.
Una lacrima solitaria scivolò lungo la sua guancia e una mano l'asciugò.
Si voltò per vedere chi fosse.
A volte voleva stare così lontano da quel ragazzo ma se lo ritrovava sempre ovunque, certo che aveva una scommessa in balo però se a volte lui lo voleva evitare, si dovevano evitare soprattutto in quei momenti in cui il grande era in quelle condizioni da risultare un bimbo abbandonato alla sua sorte.

"Perché sei qui?" chiese cauto Federico riportando la sua attenzione difronte a lui non guardando in faccia il ragazzo in piedi.

"Oggi non sono andato a scuola perché c'è sciopero degli insegnanti e della mia classe tutti i professori hanno aderito e quindi passavo di qui per andare al bar in cui Einar e Valentina mi stanno aspettando e ti ho visto" disse soltanto il piccolo sedendosi accanto al biondo e osservare l'orizzonte del canale.

"Fortunato" commentò il grande.

"A volte mi domando perché un ragazzo come te faccia il duro con gli altri e poi quando è solo piange di nascosto, piange senza far rumore" parlò Benjamin domandandosi dei perché che si pone quando guarda quel ragazzo dall'aria misteriosa.

"Bebe, mi hai fatto una domanda a cui non posso risponderti e lo sai"

"Ma io voglio poterti conoscere, conoscere il vero Federico, quello che nascondi da cui fai allontanare tutti"

"Io non faccio allontanare nessuno, la gente mi apprezza per quello che mostro e mi va bene così, questo è il Federico che tutti conoscono e che esiste, dell'altra persona di cui tu stai parlando non esiste, è frutto della tua fantasia" urlò il biondo.

"Davvero? Allora se è frutto della mia fantasia cosa significano quelle lacrime e quei baci che mi dai? Perché, cavolo, ho capito che tu hai bisogno di qualcuno di cui poterti fidare veramente ma se non distruggi quelle barriere con me, hai perso una persona che voleva esserti amico" concluse Benjamin scendendo dal lato opposto dove c'era la strada.

Federico non ci pensò troppo, non gli importava neanche così tanto della scommessa o forse avrebbe preferito scegliere meglio un'altra persona. Aveva deciso, preferì prendere come preda una ragazza lasciando andare il moro, altrimenti se fossero andati avanti in quel modo il piccolo avrebbe capito tutt'altro e Federico non voleva che qualcuno scoprisse il suo passato. Non era il caso perché sicuramente si sarebbe preoccupato per lui e non lo voleva, cioè almeno credeva.

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Vi piace il nuovo quadro di Benjamin? A me ha fatto pensare ai Fenji e credo che a breve avremo il coming out, cioè sarebbe fantastico 😊

Bl̷u̷e r̷os̷e // Fenji //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora