Era un giorno come gli altri.
O forse era quello che pensava Benjamin perché non sapeva cosa sarebbe successo quella sera.
Era sempre tutto in mano al destino.
Neanche Federico ne era così tanto consapevole.
Forse qualunque cosa sarebbe successa, avrebbe fatto smettere quella scommessa, o forse avrebbe rotto qualcosa a qualcuno ma qualunque cosa, nessuno dei due ne era a conoscenza.
Sapete quando le cose si lascino e che sia il destino o il karma a scegliere cosa dovrà accadere a noi in futuro e una parte di noi sa che in questo modo qualcosa potrebbe andare per il verso sbagliato? Bè per i due ragazzi era così. Il moro si sentiva strano con una sensazione mai provata prima. L'altro, invece, gli sembrava tutto normale ma consapevole di un piccolo dettaglio che dopo avrebbe fatto la differenza.
Ma lasciando perdere cosa sarebbe successo quella sera, soffermiamoci e ritorniamo indietro parlando di cosa facevano i due ragazzi per conto loro.
Benjamin come ogni mattina si svegliò e fece le sue solite cose mattutine: doccia, si preparò per andare a scuola e colazione.
Arrivò a scuola ed Einar non era arrivato essendo che quel ragazzo era sempre in ritardo. Difatti appena suona la campanella sbuca alle spalle del moro facendolo sobbalzare e insieme entrarono in classe aspettando la vecchia scorbutica di matematica. Benjamin non era tipo che diceva brutte cose alla gente, ma non poteva dare tutti i torti ai compagni perché per chiunque lei era antipatica. Se facevi tutti i compiti e sbagliavi un piccolo segno, te lo faceva rifare altre dieci volte. Se alzavi la mano per chiederle di andare in bagno, ti scriveva un rapporto. Se rispondevi ad una domanda senza che lei ti avesse dato il permesso di farlo, dovevi scrivere trenta volte "non rispondere alla professoressa se non hai il suo consenso". E se arrivavi tardi alle sue lezioni o perché avevi motivi famigliari, di salute o qualunque altra cosa ti potesse accadere, ti mandava in presidenza. Ovviamente il preside si era stancato ma non poteva licenziare perché in fondo ognuno fa il suo lavoro come le piace e se a quella professoressa le piaceva insegnare in quel modo, non si poteva far altro e aspettare che la pensione arrivasse da un momento all'altro e tutti i ragazzi pregavano che ci andasse presto.Le due ore di matematica stranamente passarono molto in fretta. Idem per l'ora di inglese però arrivò l'ora che tutti amavano e che per loro gioia passava lenta, educazione fisica.
Andarono in palestra mentre fuori cominciava a piovere e i lampi coloravano quel cielo grigio.
Una partita di pallavolo ricompensava la paura delle ragazze che temevano sempre quando grandinava forte.
Dopo l'ultima ora in cui fecero letteratura, finalmente la giornata scolastica giunse al termine.
I due ragazzi andarono a casa di Einar poiché quella sera sarebbero usciti con Alessia, Valentina e il resto della sua comitiva. Alla fine era sabato e un pò di svago ogni tanto per staccarsi dalla scuola ci voleva.
Il cellulare di Benjamin vibrò sulla scrivania mentre i due ragazzi erano distesi sul letto a guardare dal computer un film. Cioè in realtà non sapevano come mai scelsero proprio quello, non lessero la trama e né guardarono il trailer per non avere del tipo spoiler, forse solo perché il titolo gli attraeva e sì, non si giudica un libro dalla copertina però era carino come titolo: "Call me by your name" decisamente lo stavano guardando in inglese perché amavano quella lingua, ma con i sottotitoli essendo che Einar non capiva molte parole.
Benjamin afferrò il suo cellulare e lesse il messaggio dei suoi genitori che lo avvertivano che per un imprevisto, erano partiti a Londra e sarebbero tornati fra due giorni."Benji ma che cavolo di film abbiamo scelto? Che schifo!" sospiro frustato l'amico mentre il protagonista si stava masturbando con la pesca.
"Parla per te, a me piace" controbattè il moro.
"Certo perché ti stai immaginando te al posto di Elio e Federico al posto di Oliver" ghignò Einar.
"Stupido" esclamò una volta che divenne rosso in viso e per non far cadere l'attenzione su di lui e le sue guance, tirò un cuscino in faccia all'amico.
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Bl̷u̷e r̷os̷e // Fenji //
FanfictionBenjamin, quel tipo di ragazzo che è circondato da amici perlopiù falsi essendo che a scuola è molto bravo. Un ragazzo dolce e sensibile, con dei genitori avvocati e odia le feste. Tutto ciò che richiama il sabato, per lui è come una sigaretta. In...