Il giorno di Natale cosa era per Benjamin? Un giorno come tutti gli altri perché i suoi genitori non erano i classici genitori che addobbavano la casa con luci e albero, anzi erano semplici che non mettevano proprio niente poiché la detestavano quella festa. Dei regali? Nemmeno l'ombra, erano ricchi ma i regali scambiati a Natale per loro non significavano nulla.
Era sempre la stessa storia, solo gli auguri si scambiavano in famiglia Mascolo e se ogni tanto avevano degli ospiti, non si andava oltre ad offrire una bottiglia di champagne.
Benjamin aveva sempre desiderato un Natale perfetto: svegliarsi la mattina, farsi gli auguri e poi correre nel soggiorno per scartare i regali insieme a dei genitori che gli volevano bene, passare la giornata con i parenti mangiando e giocando però tutto ciò lo poteva vedere nei film americani.
A volte si domandava se fosse in un film horror e soprattutto di fantascienza e per lui sembrava proprio di sì.
Per una buona volta avrebbe voluto passarlo in quel modo il Natale, ma solo per una volta per poi poterlo raccontare ai suoi figli o alla persona con cui avrebbe condiviso il suo futuro però nella sua vita non andava mai tutto nel verso giusto. Era ricco e questo non diceva nulla sul suo conto come tutti credevano, in fondo i soldi non fanno la felicità.
Poi parlando dei suoi parenti, i nonni materni non gli aveva mai conosciuti poiché persero la vita l'anno prima della sua nascita, quelli paterni detestavano il proprio figlio per aver sposato una donna che prima non era del loro ceto sociale, gli zii invece abitavano in Cina e cambiare città a causa del fuso orario gli avrebbe sballati, cioè questa era la scusa che trovavano ogni anno.
Una famiglia alquanto fantastica pensò in modo ironico il moro.
Quella mattina si svegliò con un senso di vuoto e di tristezza.
Si fece una veloce doccia e infilandosi una camicia di jeans e uno dei tanti pantaloni color cachi che possedeva in quell'armadio.
Si mise le superstar argentate, quelle che si lasciava per le feste e afferrò il suo cellulare e lo accese.
Il tempo di connettersi automaticamente alla Wi-Fi di casa che arrivarono cinquanta notifiche, tra persone che lo avevano chiamato e altre che gli avevano inviato gli auguri.
Si passò il tempo a rispondere a tutti per poi arrivare a trovare un messaggio inviato a mezzanotte scattata.
Lo aprì ed era un audio di un minuto. Collegò le sue cuffiette, che non usava quasi mai, e cliccò play.
La sua voce contornò il silenzio."Volevo darti gli auguri di buon Natale anche se per me non è mai 'buon' però sicuramente per te lo è, ma tralasciando stare ti dico auguri Benjamin e..." ci furono minuti di silenzio e il ragazzo dall'altro lato tirò su con il naso come se avesse pianto e dopo continuò "...mi dispiace se non ti racconto mai della mia vita ma detesto le persone che si compassionano per me ed io non cerco compassione e poi in realtà non so perché ti sto raccontando questo, bho. Comunque spero che ti diverta in questo giorno e ti voglio bene Bebe" terminò il messaggio.
Decise così il moro di inviargli anche lui un audio.
"Bè neanche per me è mai un buon Natale, sai tu che pensi che la mia vita sia così perfetta in realtà non lo è, sono anni che vorrei passare un felice Natale proprio come nei film e non capita mai e non so cosa tu abbia passato, però qualunque cosa io ci sono, forse sarò scemo a ripetertelo sempre e l'unica cosa che so è che tu vorresti avere una persona al tuo fianco con cui condividere i tuoi momenti ma allontani sempre tutti. E auguri anche a te e ti voglio bene Fefè" concluse Benjamin.
Bloccò il cellulare e scese le scale per fare colazione, cioè erano le undici, orario in cui nella sua casa scatta già l'ora di pranzo in un certo senso e se mangi a quell'ora poi ti passa la fame diceva così suo padre e se c'erano degli orari andavano rispettati.
Fortuna che suo padre non era lì in cucina ma a quanto pare era uscito.
Prese solo un biscotto che inzuppò nel caffè."Auguri tesoro" disse sua madre.
"Auguri mamma" e sorseggiò il liquido contenente nella tazzina.
"Comunque lo sai che vengono gli Ortinez, i Bianchi e i Ciolini, giusto?" domandò la donna.
"Si lo so" avvertì il moro e poi se ne andò in camera sua.
Erano le 13 quando il campanello suonò e la donna ai fornelli, Rosamunde, andò ad accogliere gli ospiti.
Benjamin scese gli scalini e salutò Einar con una pacca sulla spalla, poi andò da Alessia e poiché tutti sapevano ancora che stavano insieme, si diedero un bacio a stampo sulle labbra e dopo l'unica persona che non voleva salutare, si ritrovò a dargli gli auguri.
Si misero seduti a tavola e mentre i tre ragazzi cominciavano ad organizzarsi per Capodanno ecsludendo dai loro discorsi Zic, gli adulti parlavano di affari.
Poi l'argomento si espanse, nel senso che il padre di Einar coinvolse anche i figli per parlare di lavoro e fargli integrare."Quindi Einar terminato il liceo lo iscriveremo a Oxford, nella migliore università per apprendere il nostro mestiere e poi avrà già il lavoro in mano" disse il padre dell'interessato.
"Bè ovviamente anche il nostro Benjamin andrà lì, almeno sapremo di affidare il nostro lavoro a persone pienamente di fiducia" commentò il padre del moro.
E a ciò si unì anche il papà di Lorenzo e quello di Alessia. Il futuro era tutto nelle mani dei loro genitori e loro tutto questo non lo volevano, volevano essere indipendenti e scegliere il proprio destino per conto loro.
"Poi Benjamin ti insegnerò tutti i trucchi del mestiere per essere un ottimo avvocato e abbastanza conosciuto" e il ragazzo non voleva neanche questo, cosa gli importava di essere famoso? Perché sarebbe stato sulla bocca di tutti ed essere ammirato? No, non gli importava la fama, voleva essere umile.
Voleva ribattere ma così avrebbe peggiorato le cose e non amava essere in torto con suo padre.
Dopo il pranzo, i ragazzi pensavano che i genitori potessero accettare di fare qualche gioco da tavola però decisero meglio di parlare di nuovo di lavoro così Benjamin fece accomodare tutti in camera sua, anche Zic purtroppo."Quanto detesto questa cosa di essere ai loro comodi" parlò il ragazzo proprietario della stanza.
"Ma prima non eri tu quello a non disubbidire alle loro regole e per te andava tutto bene? Anzi lo sappiamo che è stato Federico a farti ciò e sinceramente a quel ragazzo dovrei fargli una statua" disse Einar e il moro a quel nome sorrise e prese il cellulare per vedere se il biondo avesse sentito l'audio. Difatti fu così e aveva risposto con un'emoji. Un cuore rosso, cioè a Benjamin si bloccò il respiro e sorrise nuovamente, non sapeva il perché di quella reazione ma sapeva che a provocargliela era stato quel ragazzo così fuori dagli schemi.
"Ma la smetti tu di parlare di quel coso lì e tu di sorridere ogni volta che lo vedi o lo senti nominare? Mi avete rotto con 'sto Federico, lo detesto" affermò Lorenzo a pugni stretti.
"Ancora non capisco perché vi odiate" disse Benjamin.
"Non te ne deve fregare okay? È la nostra vita e se ci odiamo agli altri non deve importare il perché"
"Okay"
~~~
Sorry, lo so che non ho aggiornato per quasi una settimana ma capitemi in queste ultime due settimane ho parecchio da studiare e passare le ultime verifiche e interrogazioni per arrivare agli esami di qualifica con un buon voto.
Fino a sabato ho altro ancora da studiare e son riuscita solo oggi a trovarmi del tempo ma la settimana prossima che sarò libera ovviamente dovrò aggiornare, almeno tre capitoli e ve lo prometto.
Poi vi avverto già da adesso che il 4-5-6 giugno ho gli esami e quindi se in quei giorni non aggiornerò saprete già il perché però appena termineranno, tornerò a pubblicare i capitoli costantemente ogni due/tre giorni.
STAI LEGGENDO
Bl̷u̷e r̷os̷e // Fenji //
FanfictionBenjamin, quel tipo di ragazzo che è circondato da amici perlopiù falsi essendo che a scuola è molto bravo. Un ragazzo dolce e sensibile, con dei genitori avvocati e odia le feste. Tutto ciò che richiama il sabato, per lui è come una sigaretta. In...