c̷h̷a̷p̷t̷e̷r̷ 27

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Perché Federico non riusciva a colmarlo? Perché non riusciva a riempire quel vuoto che lo stava pian piano lo inghiottendo? Non lo sapeva. Si faceva tanto il duro fregandosene di alcune cose e poi come niente fosse cedeva come una foglia strappata dall'albero e cullata nel vento.
Voleva trovare una persona che lo avrebbe fatto sentire speciale e avrebbe riempito quel vuoto, ma adesso non c'era nessuno, o forse era lui che respingeva chiunque trovasse attrazione nei suoi confronti solo per non cedere all'amore. Lui paragonava l'amore ad una gabbia, se ci fosse entrato, non sarebbe mai più uscito o se sarebbe riuscito ad uscire, a contornare la sua anima ci sarebbero stati dei lividi e delle ferite e questo non poteva accadere, non lo voleva, non doveva poiché già aveva quella ferita aperta che non voleva chiudersi ma forse andava bene così perché non si può dimenticare il passato. Esso è parte di noi. Costituisce le persone che ora siamo e se non ci fosse stato? Se si vivesse solo ed unicamente nel presente? Sarebbe una vera rottura e la vita non avrebbe senso.
Federico osservò il suo tatuaggio.
In latino la parola "tatuaggio" significava "ferita aperta", cioè non è che aveva fatto delle ricerche ma si ricordò di averlo sentito in una serie tv però non ricordava quale. Era quella in cui un ragazzo venne morso da un lupo mannaro e divenne come quell'animale, gli sarebbe tanto piaciuto essere in quella serie però la realtà è diversa, non esistono lupi mannari o robe simili. Poi come se in lui si accese una lampadina, si ricordò il titolo di quella serie che tanto apprezzava "Teen wolf". Forse lui in modo allegorico era un lupo, a volte solitario altre in branco, sempre forte e coraggioso a proteggere a chi voleva bene.

Era disteso sul suo letto a pensare, l'immagine di quel ragazzo dagli occhi color verdi si fece spazio nella sua testa.
Si domandava perché Benjamin voleva tanto conoscerlo, forse perché quell'altro ragazzo pensasse veramente che tra i due potesse esserci qualcosa? In fondo era il piano, la scommessa consisteva in questo giusto? Farlo innamorare, portarlo a letto e poi bum, sparire in un lampo come se non fosse mai successo nulla.
Pensando a quel ragazzo aspettò la mezzanotte, voleva comunque fargli gli auguri di Natale anche se oramai quella festa non la amava così  tanto.
Scattarono le ventiquattro e il biondo tenne premuto il tasto registra per fare l'audio dicendo cose a caso. Non sapeva il perché di quelle parole. Forse era del tipo per conquistarsi la fiducia, già era sicuramente così.

L'indomani si svegliò con un gran dolore al collo poiché si era addormentato con la testa in modo eretto rispetto al suo corpo.
Il cellulare cominciò a vibrare sul suo stomaco ogni due secondi, così lo prese tra le mani notando l'orario. Le 12:17.
Una sfilza di messaggi apparvero sulla schermata home e dovette aprire whatsapp in cui molti suoi "amici" per modo di dire, in realtà erano conoscenti di gare e molte ragazze con cui era stato a letto, gli avevano mandato gli auguri. Ovviamente tutta quella gente non sapeva della mancanza che il biondo sentiva e che per lui non era un buon Natale.
Si ritrovò chiamate perse da Stefano e decise di richiamarlo. Al terzo squillo si stava già arrendendo ma l'amico rispose.

"Cavolo Federico, stavo per chiamare la polizia poiché ho provato a telefonarti più di quindici volte" disse esasperato Lion.

"E secondo te, non vuoi che io dorma alle otto della mattina e mi sveglia sempre a mezzogiorno o all'una? Comunque tutta questa urgenza per cosa?" se l'amico chiamava così insistentemente era ovvio che qualcosa era successa.

"Sono in ospedale" parlò in modo serio e dopo aver ricevuto un "cosa? Come mai?", Stefano ci rise sopra smentendo tutto.

"Deficiente! Io mi preoccupo per te e tu mi prendi in giro? Bene, la prossima volta non crederò a certe stupidaggini" confermò Federico.

"In realtà ti ho chiamato per sapere se vuoi unirti a noi, nel senso alla comitiva. Stiamo andando a pranzare a casa dei Siamesi poiché i loro genitori sono andati a passare le feste a Palermo dalla nonna e hanno lasciato casa libera. Ti unisci?"

"Va bene. A che ora?"

"Siccome tu dormivi, noi ci siamo già organizzati e siamo già quasi tutti qua, tranne voi tre donne"

"Ma cosa cazzo stai dicendo, non sono diventato un trans e sono un uomo a tutti gli effetti"

"Certo, tranne per il ciclo poiché mi stai aggredendo come una donna inciclata"

"Ma che termine è inciclata poi? Tu invece sei fatto amico, va bè ci vediamo tra quindici minuti" e chiuse la chiamata.

Trovò ancora una notifica vicino all'emblema di whatsapp, lo aprì trovandosi un vocale di Benjamin. Premette play e la voce di quel ragazzo arrivò nelle sue orecchie e casualmente si calmò, i suoi nervi non erano più ad un incontro di box ma adesso stavano danzando. Si domandò il perché? Perché quella voce, istintivamente lo avesse calmato? Una domanda a cui non trovava risposta.
Si alzò dopo dal letto facendosi una doccia che lo rilassò e da lì non voleva più uscirsene.
Però con tutta la buona volontà, si precipitò a vestirsi e scendere le scale ma qualcosa lo bloccò, anzi qualcuno. Si ritrovò i suoi genitori che varcavano la soglia di casa.

"Buon Natale tesoro" urlarono i due adulti dirigendosi verso il figlio e la puzza di alcol e d'erba fece capolinea nelle sue narici facendolo indietreggiare e un conato di vomito arrivò in gola però lo represse.

"Buon Natale un cazzo! Voi dopo ventidue fottuti anni vi ricordate dell'esistenza di questa festa e di vostro figlio? Ma fatemi il piacere di ritornare da dove siete venuti" gridò il biondo.

"Tuo nonno ci ha sempre detto che ci desideravi ai tuoi Natale ed ora che siamo qui ci rifiuti?" ricordò la madre.

"Prima dovevate esserci e poi siete voi che mi avete rifiutato per tutto questo tempo e non parlate del nonno come se fosse lui che doveva ricordarvelo che avevate un figlio" sputò acido Federico.

"E tu non rivolgerti a tua madre così" commentò il padre.

"Altrimenti? Mi picchi? Dai, fallo" alzò di nuovo il tono della voce.

"Sai cosa? Tu non saresti neanche dovuto nascere, sei stato un errore che ci è capitato in quella notte che per la prima volta ci eravamo ubriacati, poi è stata colpa di tuo nonno a volerti con sé altrimenti tua madre voleva abortire" continuò il padre.

In Federico scattò la rabbia. Quindi lui era nato per sbaglio? I suoi genitori non lo volevano? Cazzo, la testa cominciava a pulsare e dovette scappare da quel posto che chiamava tanto per "casa", se non prima di aver tirato un pugno in faccia a quello che era suo padre. Uno stronzo, forse aveva preso da lui questo lato ma poco importava.
Adesso era sulla sua moto diretto a casa di Simone e Filippo.
Arrivò e scese dal mezzo per poi suonare al campanello.
La porta si apri ed entrò trovandosi tutti.

"Alla buon'ora" constatò Massimo.

"Tacete tutti per una cazzo di volta" sussultarono quando quelle parole lasciarono la bocca del biondo.

"Fede se è successo qualcosa non metterci contro" disse Stefano.

"Sempre e solo loro, cioè si sono ricordati che oggi è Natale e che hanno un figlio a cui fare gli auguri, dopo ventidue anni, potevano risparmiarseli per poi dirmi che sono stato concepito per errore. Che si andassero a fottere" spiegò brevemente.

"Vado a spaccargli la faccia" il ragazzo si alzò dal divano dirigendosi già alla porta ma venne bloccato.

"Stef, fermati. Gli ho già tirato un pugno in faccia a quell'uomo e credo che ora stia perdendo abbastanza sangue"

"Grande" e si scambiarono un cinque che fece sentire un pò felice il biondo.

Stefano c'era sempre stato per lui, ovviamente non erano quel tipo di amici che si raccontano tutte le cazzate accadute nella vita, ma se qualcosa succedeva, si sostenevano l'un l'altro.

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Poiché la professoressa ci aveva detto gli argomenti da studiare e in pratica erano pochi, gli ho già studiati e mi son messa a scrivere questo capitolo.
Adesso proverò a scrivere già gli altri e probabilmente per la settimana prossima ne usciranno più di tre, cioè a partire più o meno già da domani.

Bl̷u̷e r̷os̷e // Fenji //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora