c̷h̷a̷p̷t̷e̷r 31

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Benjamin e Federico erano distesi sul letto a dormire beatamente.
Nelle loro teste, i sogni si facevano largo facendo sì che sognassero tutto ciò che di possibile poteva accadere in quel mondo, quel mondo fatto di illusioni e rare sono le volte che quello che accade al loro interno, possa succedere davvero.
Benjamin non credeva tanto ai sogni, cioè non si avveravano mai.
Idem era per Federico, i suoi sogni erano proiettati con una visione bianca e nera e la maggior parte del tempo sognava sempre un piccolo bambino, forse aveva cinque/sei anni, che giocava. Era seduto al centro di una stanza, tra le mani stringeva due cavalli, uno dal manto bianco e l'altro color nero. Faceva a gara per chi dei due dovesse vincere e solitamente era quello nero. Poi fantasticava sulla storia d'amore che ci potesse essere tra i due animali. Li aveva chiamati Jami ed Eder. Erano due nomi alquanto strani che aveva affibbiato ma li piacevano e il biondo rideva ogni volta che il bambino diceva quei nomi e si accorgeva dellla sua presenza.
"Cos'hai da ridere? Sono i miei cavalli questi" parlava il bambino.
"Oh è per i nomi buffi che hai dato" rideva Federico.
"A me piacciono e poi tu non sai neanche il perché" ripeteva due volte il bimbo.
"Dai, spiegamelo. Vorrei sentire la storia di questi nomi"
"E allora seguimi"
Il biondo gli stava praticamente correndo dietro poiché quel bambino correva giù per le scale per poi finire in giardino dove una grande piscina e un lungo prato inglese si estendeva. Per un attimo lo aveva perso, ma lo vide quasi alla fine del prato dove cominciava un terreno poco curato.
Arrivarono a delle stalle che erano sbucate così dal nulla e due cavalli, del medesimo colore degli animali giocattolo del bambino, erano lì a mangiare. Aprì il cancello facendoli uscire.
Il piccolo prese per mano il ragazzo, la portò sul pelo dell'animale e dopo il bambino divenne un ragazzo anche lui. Gli sussurrava come ultime parole "io ci sono sempre per te". Succesivamente Federico non riuscì a vederlo in faccia, a vedere come era cambiato perché quest'ultimo corse, lui lo inseguì ma era svanito in mezzo al niente. Il sogno terminava sempre così, il bambino cresceva e dopo spariva  sussurrando quell'ultima frase e si domandava il perché di tutto quello.

Il biondo si svegliò tranquillamente nel suo letto scorgendo una figura sopra di lui. Il piccolo era nella stessa posizione della notte precedente.
Il grande gli accarezzò i capelli lasciando che continuasse a dormire.
Dopo una ventina di minuti, Benjamin mugulò stropicciandosi gli occhi. Sembrava un bambino si disse Federico.
Il moro sollevò la testa e guardò l'altro dritto negli occhi.

"Buongiorno Fefè. Che ore sono?" e abbozzarono entrambi un sorriso.

"Giorno anche a te, Bebe, comunque sono le 8:25" e con l'indice gli toccò la punta del naso.

"A volte mi domando perché mi dai queste strane lezioni sull'amore" chiede indirettamente il piccolo.

"Sul sesso vorrai dire"

"Bè mi fa strano dire quella parola"

"È perché vorrei che ti abituassi alla presenza di una donna che prenda il controllo di te, okay ragazzo del sesso?" lo provocò.

"La smetti? Se continui non ti parlo più"

"Ripeti con me, si dice 'ses-so' dai provaci. Non è difficile"

"Ti odio" disse il moro girandosi dall'altro lato posizionando le braccia sotto il petto e mettendo il broncio.

"Bebe non fare così, io scherzo dovresti saperlo. Quando fai il bambino vorrei tanto baciarti, solo se me lo permetti" e bum. Federico a poco a poco imparava i punti deboli del piccolo e sapeva sfruttarli bene poiché l'altro si rivoltò e fece scontrare le loro labbra dando via ad un bacio voglioso.

Continuarono così per molti minuti. Terminavano il fiato, giusto qualche secondo pre riprendere aria e poi ritornavano a baciarsi.
Dopo un bel pò si ripresero mentre il biondo propose di andare a fare colazione ad un bar in cui facevano dei cornetti buonissimi.
Si alzarono, il grande si fece la doccia e il piccolo, invece, si mise i vestiti del giorno precedente poiché non era a casa sua e poi quando sarebbe tornato si sarebbe cambiato sapendo di avere a pranzo la zia Luigina, la sorella di sua madre che viveva da anni da sola dopo la separazione dal marito e non aveva neanche figli.
Finì di prepararsi anche Federico e afferrò per mano il moro scendendo le scale.
Nel momento in cui stavano per aprire la porta, questa fece uno scatto e si aprì da sola e la figura di suo padre spuntò sull'ingresso.
Il grande pensò che l'altro ragazzo non avrebbe mai dovuto conoscere suo padre ed ora erano a faccia a faccia. L'uomo prima scrutò il piccolo vestito in maniera per bene con abiti costosi e dopo osservò il figlio con abiti molto meno costosi e infine passò alle mani intrecciate dei due ragazzi.

"Bene, non solo sei nato per sbaglio, sei anche gay. Ma che razza di figlio ho?" sputò il padre.

"Benjamin aspettami fuori" esclamò il biondo.

"Ma..." provò a ribattere il ragazzo.

"Oh ragazzino, non ascolti neanche? Anzi rimani qui cosi vedi come faccio a sangue il tuo caro fidanzatino" commentò l'uomo.

"Benjamin esci subito" e alla fine ubbidì e andò ad aspettare il grande vicino alla sua moto.

La porta fu richiusa e all'interno il caos.
Federico si buttò sopra suo padre assestandogli dei pugni sul labbrl, sul naso e sullo stomaco e tutto questo il padre si divertì a lasciarlo fare finché avrebbe perso le forze.

"Oggi tua moglie non è con te in modo tale da medicarti, eh brutto stronzo?" gridò il biondo.

"Perché non lo sapevi che tua madre è una puttana e si prostituisce in cambio di soldi così da comprarci la droga? No che non lo sai perché sei ancora un bambino" e alla fine il ragazzo continuò.

Successivamente andò al lavabo della cucina, si lavò le mani sistemandosi la felpa, indossò la giacca e poi uscì lasciando l'uomo ferito a terra.
Salì in sella insieme a Benjamin che non emise una parola e arrivarono al bar.
Trovarono un tavolo isolati accanto alla finestra, ordinarono e il moro si perse a guardare l'altro che fissava  all'esterno.
La loro colazione fu appoggiata sul tavolo, sorrise alla ragazza cordialmente che non gli staccava lo sguardo di dosso ma Benjamin la ignorò e difatti se ne andò lasciandoli solo. In breve tempo il piccolo terminò il cornetto delizioso al cioccolato e crema e sorseggiò il suo caffè mentre l'altro non toccò nulla.
Benjamin prese la mano di Federico posizionata sul tavolo e la strinse nella sua. Finalmente l'altro lo degnò guardandolo dritto negli occhi.

"Se hai bisogno, io ci sono sempre per te" come se una scossa lo percorse, il biondo allontanò la sua mano dal ragazzo difronte e si ricordò di quelle parole. Le stesse che aveva pronunciato quel bambino cresciuto nel suo sogno.

Bevve il caffè velocemente e arrotolò il cornetto nei tovaglioli mettendoselo in tasca della giacca, pagò e uscì dal locale seguito dal moro.

"Dove vai?" domandò il piccolo.

"Mi son ricordato che devo sbrigare una cosa, andiamo che ti porto a casa" e salì in moto.

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In realtà dovevo studiare storia non sai mai quella mi interroga, cioè in teoria ho fatto il riassunto e l'ho letto e in pratica questo è il mio metodo di studio poiché mi ricordo meglio così, ma shh. 🙊

Comunque è già il quarto capitolo consecutivo che in questa settimana ho pubblicato. Sono fiera di me.🌼

Bl̷u̷e r̷os̷e // Fenji //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora