Benjamin si era alzato la domenica successiva con l'intento di andare a far una passeggiata a cavallo ma il suo mal di testa e mal di gola non glielo permisero.
Prese il termometro che segnava 38.6.
"Questa non ci voleva" pensò.
Rimase a letto fino a mezzogiorno e poi scese in cucina ancora con il pigiama, cosa che non poteva permettersi essendo un ricco."Perché sei in pigiama? Sali di sopra a vestirti che stasera abbiamo ospiti a cena" disse il padre.
"Papà ho l'influenza, credo che stasera la salterò la cena poiché non ho molta fame" parlò il moro.
"Già, scotta tesoro, meglio che vai a letto a riposarti e ti faccio preparare per pranzo un brodino caldo" e sotto l'ordine della madre, andò di nuovo in camera sua.
Si distese sul letto e fissò il muro sopra i suoi occhi. Con un dito fece finta di disegnare solo per passarsi il tempo e non stare al cellulare.
Come se sul muro si riflettesse l'immagine del biondo, ne ricalcò i contorni.All'ora di cena arrivarono gli ospiti ma Benjamin rimase nella sua camera ancora con il suo pigiama caldo sotto le coperte e più o meno adesso aveva solo decimi.
Si stava stancando a rimanere nel letto così si alzò e si mise a guardare fuori dalla finestra.
La pioggia scendeva fitta provocando rumori sul tetto della casa e scendeva lungo i vetri della finestra. I temporali rimbombavano nel cielo coprendo le voci delle persone al piano di sotto. I fulmini invece coloravano quel buio.
Il moro pensava sempre che la pioggia scendesse dal cielo quelle poche volte che lui era triste.
Era una sensazione del tipo piacevole, avrebbe voluto fare quello che di solito ha sempre visto in quei film in cui i ragazzi escono sotto la pioggia e non si ammalano, solo che per lui bastava poco per prendere tutte le influenze possibili.
Poi a distrarlo dai suoi pensieri fu qualcuno che bussò alla porta.
Disse un fievole "avanti" ma di smuoversi da quella posizione non ne aveva voglia.
La persona che era entrata nella sua stanza si guardò attorno poiché non ci era mai stato. Fissò ogni foto appesa che ritraeva paesaggi, qualcuna ritraeva il ragazzo accanto alla finestra, poi i quaderni sparsi sulla scrivania e infine i suoi occhi si posarono sul moro."Bella la stanza!" esclamò una voce un pò troppo familiare al che Benjamin saltò dalla sorpresa voltandosi verso il ragazzo.
"Cosa vuoi? E perché sei in casa mia?" domandò il piccolo.
"Non c'è bisogno che ti bagni alla mia vista, sò di esser bello come il tuo amichetto, comunque i miei genitori sono colleghi dei tuoi e tua madre ha detto di venire qui per farti compagnia"
"Ma io la tua compagnia non la voglio"
"Ti ci dovrai abituare perché fra qualche giorno i nostri genitori partono per Vienna essendo che si tiene una cosa di avvocati o quel che sò e io verrò qui a stare con te per le due settimane che staranno fuori, quindi accontentati. Ti farò stare bene meglio di quel coglione di Federico"
"Lo lasci stare? E poi scusami cosa ti ha fatto?"
"Non te lo ha raccontato? Bene allora non posso dirti nulla, anzi ti ripeto che lui non è ciò che ti vuol dimostrare di essere"
"Smettila! Invece io ho capito come è fatto, è il resto della gente che non lo capisce"
"Continua a mentire, lo conosco sin da bambino e ti posso garantire che lui è un grande stronzo"
"Come lo sei tu, Zic. Adesso esci dalla mia camera" disse infine Benjamin esasperato di quella conversazione. Pensò che quello stronzo era lui e non Federico.
Poi una lampadina si accese nella sua mente prendendo il cellulare, cercò nella rubrica il numero del biondo e lo chiamò.
Rispose al secondo squillo e di sottofondo sentì le voci dei suoi amici e di quella ragazza.
Non poté che arrabbiarsi con sé stesso."Bebe, perché mi hai chiamato?" chiese il grande.
"Nha così, solo per avvisarti che ho la febbre" parlò in modo ironico.
"C'è qualcosa che non va?" domandò preoccupato il biondo.
"Sei con quella?"
"Sì ma è perché siamo diventati amici, non è che sei geloso?"
"Io? Ma che! È solo che sò riconoscere le persone antipatiche e lei lo è. Comunque ti ho chiamato per dirti che i miei genitori partiranno insieme a dei loro amici per Vienna per due settimane e.." non concluse la frase che Federico lo interruppe.
"E quindi starò a casa tua notte e giorno, ti cucinerò, ti porterò a scuola, ti vedrò dinuovo quando farai la doccia, ti.." questa volta fu il turno di Benjamin ad interrompere il biondo. Nel frattempo il piccolo era diventato rosso a sentire tutto ciò che gli avrebbe voluto fare l'altro per lui.
"Frena, se mi avessi fatto finire la frase ti stavo dicendo che ci sarà una persona insieme a me che passerà questi giorni ed è il figlio dei colleghi con cui partono i miei. Indovina un pò chi è?" disse sarcastico la domanda.
"I don't know"
"Complimenti per l'inglese e la persona con cui condividerò quei giorni, è il più insopportabile su questo pianeta e che è di sotto a cenare, ovvero Zic" Federico alla pronuncia di quel nome si affogò con la sua stessa saliva.
"Quel Zic? Cazzo non ci voleva ed io come farò a prenderti per uscire? Quello me lo impedirà"
"Ah! Mi continua a ripetermi che tu non sei quello che mi mostri, che sei uno stronzo e vorrei capire tra voi due cosa è successo, ha solo detto che vi conoscete fin da bambini quindi cavolo raccontami"
"Benjamin te l'ho detto che il tasto del mio passato è dolente e se ti racconto ciò, poi sprofonderai nel mio casino e non voglio, sto solo cercando di proteggerti"
"Okay, divertiti con quella"
"Notte Bebe e guarisci presto e farò di tutto per passare quelle due settimane insieme a te" disse al termine Federico prima che l'altro riattaccasse.
Non sapeva se piangere o se sorridere.
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Bl̷u̷e r̷os̷e // Fenji //
FanfictionBenjamin, quel tipo di ragazzo che è circondato da amici perlopiù falsi essendo che a scuola è molto bravo. Un ragazzo dolce e sensibile, con dei genitori avvocati e odia le feste. Tutto ciò che richiama il sabato, per lui è come una sigaretta. In...