c̷h̷a̷p̷t̷e̷r̷ 53

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Gli esami erano terminati da qualche giorno e Benjamin cominciava già a preparare le valigie per poter finalmente per tutte salutare Roma e rifugiarsi in una città nuova con tradizioni diverse dalle sue a cui era abituato iniziando una nuova vita. O era ciò che ancora pensava.
Doveva lasciarsi alle spalle le cattive avventure e cominciarne delle nuove ma buone che forse lo avrebbero cambiato, che avrebbero fatto sì che diventasse un vero e proprio uomo affrontando le piccole paure che ancora aveva e combattendo da solo, contando sulle sue forze e non poggiarsi sempre sulla spalla degli altri. Oramai aveva diciannove anni e il nuovo Benjamin a poco a poco usciva dal suo guscio in cui per tutto questo tempo aveva cercato di tenere nascosto.
Cioè iniziava a piacergli. Chissà, forse lì all'Università o per strada avrebbe incontrato un ragazzo che gli avrebbe fatto battere per la seconda volta il cuore per dimenticarsi di quel biondo che gli offuscava la mente.
Solo una settimana mancava e poi avrebbe preso quel volo e se ne sarebbe andato.

Ciò era quello che pensava il moro mentre era disteso sul suo letto a contemplare su cosa poi avrebbe fatto arrivato lì. Certo voleva girare per visitare la scuola, i musei, i monumenti, assistere al cambio delle guardie, passeggiare per il Venice Park o tutte quelle cose che caratterizzavano la regione inglese.
Dopo sentì un brontolio proveniente dal suo stomaco, guardò l'ora sul display del cellulare e già si era fatta ora di cena. Neanche il tempo di simulare una frase nel suo contesto di pensieri che erano le 21:25.
Scese al piano di sotto dove tutto taceva. Sapeva di esser solo poiché i suoi genitori erano ad una riunione serale di lavoro e quindi tardavano come sempre, la domestica invece era in una mini vacanza in famiglia, l'autista ovviamente non cenava mai lì, quindi nella casa regnava il silenzio.
Si preparò un panino siccome con i fornelli non era bravo però doveva imparare perché a Londra non poteva sempre far cucinare ad Einar, ma per ora non gli andava.
Accese la TV e si accomodò sul divano trovando un programma televisivo interessante e che non lo annoiasse.
Ad un certo punto il campanello interruppe il rumore delle voci provenienti dalla TV e il moro si dovette alzare per andare a vedere chi fosse.
Aveva detto che era solo in amico di suo padre e quindi Benjamin lo fece entrare, sicuramente suo padre aveva detto a quell'uomo che sarebbe tornato a momenti per dargli appuntamento direttamente a casa.
Era un uomo un pò robusto e più alto di lui.

"È tornato tuo padre?" aveva una voce roca, quasi da far paura.

"No, è ancora in studio" rispose il moro chiudendo la porta e facendo accomodare quella persona sul divano.

"Quindi immagino che non ci sia neanche tua madre" e annuì.

Cosa gli importava se non c'erano i suoi genitori?

"È qui per qualche appuntamento per mio padre?"

"Sì, ci siamo messi d'accordo di trovarci qui e mi aveva detto che c'era suo figlio, non mi aspettavo di trovare un ragazzo come te" cosa voleva dire? Quell'uomo cominciava a dargli troppa confidenza ed era la prima volta che si vedevano, cioè anche se era amico di suo padre, era pur sempre uno sconosciuto.

"Una domestica non c'è? Ho voglia di un bicchiere di liquore" continuò.

"Ce l'abbiamo una domestica ma mio padre gli ha permesso una piccola vacanza"

"Oh capisco, allora me lo offri tu dolcezza?" e Benjamin si alzò dal divano solo per non stare troppo tempo con quell'uomo.

Quando è che sarebbero arrivati i suoi genitori?

Prese la prima bottiglia di liquore che trovò versandone un pò nel bicchiere e portò sia bottiglia e sia bicchiere al signore nel caso volesse altro.

"Grazie dolcezza, comunque io mi chiamo Giovanni e tu?" gli stava porgendo la mano e non sapeva se afferrarla o meno, aveva paura ma non poteva rifiutare altrimenti sarebbe stato maleducato.

"Benjamin" e alla fine gliela strinse.

"Bel nome per un ragazzo come te. Ne vuoi un pò?" gli stava indicando il bicchiere con il liquido giallo.

"Non bevo" disse il moro distogliendo gli occhi da Giovanni.

"Proprio il figlio perfetto" e posò la sua mano sulla coscia del ragazzo mentre lasciò il bicchiere sul tavolo.

"C-cosa fai?" domandò Benjamin quando la mano di quell'uomo iniziava a salire verso la cerniera dei suoi pantaloni.

"Solo divertirmi, è ciò che fate sempre voi giovani"

"Non mi tocchi" e il moro tolse la mano di Giovanni da lui alzandosi per dare distanza.

"Dolcezza, ritorna qui e fatti scopare altrimenti sono guai per te"

Benjamin aveva paura. Paura di quell'uomo che neanche conosceva. Paura di ciò che gli avrebbe fatto. Paura di essere solo.
Giovanni iniziò a toccare il moro in una maniera brusca, a prendere in bocca il suo membro per poi posizionarsi sopra il piccolo e affondargli dentro provocandogli dolore e lacrime amare rigarono le sue guance.
Sembrava un incubo, ma era la realtà.
Voleva essere forte da poter scappare e chiamare i suoi genitori, però lui non lo era. Alla prima occasione, veniva sempre sconfitto.

"Mi raccomando, non raccontare nulla ai tuoi genitori" lo avvertì minaccioso.

E allo scattare della serratura, Benjamin era già sul primo scalino lasciandosi alle spalle l'uomo e i suoi genitori che varcavano la porta d'ingresso.

Bl̷u̷e r̷os̷e // Fenji //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora