c̷h̷a̷p̷t̷e̷r ̷14

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Benjamin passò il resto delle ultime due settimane chiuso tra le mura di casa a studiare poiché il lunedì successivo aveva un tema di italiano che per quanto descritto dalla professoressa era una specie di simulazione all'esame e di conseguenza non aveva dato una traccia precisa poiché dovevano abituarsi. Studiò da Dante Alighieri a Shakespeare, gli ultimi fatti di cronaca, dal Medioevo all'Età Contemporanea. La sua scrivania era un totale casino, se si sentiva così in ansia per una simulazione figuriamoci alla maturità.
Il sabato sera non usciva e Federico più volte lo aveva chiamato ma il moro ogni volta rifiutava e alla fine lo spense. Non poteva avere distrazioni.
Non solo evitava il grande, ma evitava anche la sua ragazza che alla fine poi sapendo il motivo lo lasciò in pace.
Poi verso le cinque del pomeriggio si concesse una piccola pausa.
Scese le scale non trovando i genitori e presupporse che fossero a lavorare fino a tardi, prese un panino e ci mise la nutella. La miglior merenda.
Ritornò in camera con un piattino che includeva il suo panino ancora intatto, si rimise davanti ai quaderni e diede un morso alla sua merenda.

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Federico era stanco di vedere tutte quelle chiamate senza risposta, cioè erano più di due settimane che il moro lo stesse evitando. Voleva che continuassero con le loro lezioni e quindi decise di raggiungerlo a casa.
Arrivò alla villa e notò che era deserta, non c'era né l'autista, né il giardiniere, né la domestica, né i genitori però sperò che almeno ci fosse l'interessato.
Prese la stessa scala salendo scalino dopo scalino riuscendo a raggiungere la finestra aperta e lì si accorse che Benjamin c'era.
Varcò la soglia ed entrò.
Lo vide di spalle intento a studiare e a mangiare un panino con la nutella, poi il biondo intuì più o meno il perché del suo evitarlo, cioè almeno credeva che fosse per i compiti.
Si avvicinò sfiorando il collo dell'altro con il suo respiro.
Il ragazzo seduto si voltò di scatto spaventandosi e ritrovandosi Federico ad un palmo dal suo viso.

"Lo so che sono tanto bello ma non c'è bisogno di spaventarsi a tanta bellezza" commenta il biondo.

"Cosa ci fai in camera mia?" domanda il piccolo.

"Bè non mi rispondevi e mi sono preoccupato" mente il ragazzo.

"Sto studiando, dovresti andartene altrimenti mi distrai" confessa Benjamin.

"Perché io ti distraggo, Bebe?" chiese il grande con un sorriso divertito.

"Vai perché potrebbero venire i miei a momenti"

"Mi posso nascondere, tanto sono abituato e adesso me ne starò lì sul letto seduto mentre tu studi" alla fine il moro si arrese e lo lasciò, con Federico era sempre una parola risolverle perché alla fine lui fa ciò che dice l'altro e non riesce a dire di no.

Benjamin così continuò con i suoi compiti e nel frattempo continuava a mangiare il suo panino al che il biondo si alzò dal letto perché quel panino con la nutella era molto invitante, o forse chi lo stava mangiando poiché era sporco di nutella e non se ne accorse.
Federico si mise accanto al moro gli sollevò la testa con l'indice e il pollice e lo baciò.

"Perché?" domandò interrogativo il piccolo.

"Eri sporco di nutella e io non riesco a dir di no proprio alla cosa più buona che esista sulla faccia della Terra" poi Benjamin divenne rosso non sapendo il motivo ma il grande subito si corresse "mi riferivo alla nutella mica a te, Bebe"

"Lo avevo capito" si giustificò però ogni volta che Federico lo chiamava con quel soprannome si sentiva importante per qualcuno.

Dopo a quel bacio sfuggito ne seguirono degli altri.
Benjamin posò le sue labbra su quelle dell'altro cominciando un gioco di sfioramenti che neanche loro sapevano il perché.
Il primo fu piccolo e veloce, il secondo fu uguale al precedente, il terzo iniziò ad essere più intenso.
Il biondo passò la lingua sul labbro inferiore del piccolo e poi lo strinse tra i denti in un modo delicato. Benjamin a quell'azione socchiuse la bocca e le loro lingue si scontrarono più volte dando via ad una danza passionale. Il moro pensò che prima d'ora non aveva mai dato un bacio in quel modo, con Alessia erano solo baci senza lingua, erano baci forse senza un vero senso mentre quelli sembravano baci veri e propri.
Federico mise le mani sui fianchi dell'altro e li fece scivolare sul sedere prendendolo in braccio.
Il piccolo si lasciò andare e finirono entrambi sul letto.
Il biondo era sull'altro e si reggeva sul gomito sinistro mentre con l'altra mano vagava sopra il tessuto della maglia fino ad arrivare al suo orlo.
La sollevò leggermente e sfiorò la pelle del moro che a quel contatto sembrava volesse molto di più ma Federico si limitò a non dargli troppo, se fossero andati avanti in poco tempo avrebbe già perso quel piccolo di fiducia ma voleva conquistarsela a pieno quella fiducia.
Alla fine interrusse quel contatto che bramava in loro.

"Bebe, lo sai che queste sono solo lezioni e che ciò che ti mostro devi farlo con le ragazze?" chiese per avere conferma dall'altro.

"Già lo so, stavo sperimentando per sapere come fare con le ragazze" disse il piccolo.

Federico si avvicinò a Benjamin facendogli posizionare la testa sul suo petto e cominciò a toccargli i capelli in un modo dolce.
Il moro chiuse gli occhi e si beò di quel contatto.
Passarono il resto delle ore distesi e le loro menti non fecero altro che pensare.
All'ora di cena non sapevano cosa mangiare poiché a quanto pare era giorno di riposo per la domestica e il piccolo non sapeva cucinare però il biondo iniziò con il dare ordini, a quanto pare l'esperto in cucina era lui.

"Trova nel frigo se c'è della carne, prendimi il sale, l'olio e una padella per la carne"

"Tu sai cucinare? Non è che poi metti a fuoco casa e non so che scusa trovare con i miei" commentò Benjamin.

"Tranquillo, so cucinare da quando avevo sette anni, mi ha insegnato mio nonno" all'ultima parola la voce del grande si incrinò e il moro lo raggiunse con l'occorrente e lo abbracciò per dargli conforto come a dire 'se hai bisogno di qualcuno, io ci sono'.

Poi il piccolo si mise seduto ad uno sgabello attorno all'isola e osservò i movimenti dell'altro.
Alla fine assaggiarono quel piatto che sembrava all'apparenza essere invitante però Benjamin non ne era così tanto sicuro.

"Com'è?" chiese Federico.

"È disgustosa questa salsiccia" disse il moro ma vedendo che il grande abbassò il volto, glielo sollevò e sfiorò la bocca dell'altro e sussurrando "ehy, sto solo scherzando, non ho mai mangiato una carne così buona. Bravo lo chef Fefe"

Il biondo lo guardò dritto negli occhi.

"Cosa hai appena detto?" domandò Federico.

"Che scherzavo e la carne è buona" parlò Benjamin.

"No, dopo alla carne è buona"

"Che sei bravo!?"

"No, dopo ancora come mi hai chiamato?"

"Fefe!? "

"Chiamami sempre così" e il moro annuì mentre per la millesima volta in quella giornata le loro labbra si unirono.

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Secondo voi, sto correndo un pò troppo a far succedere queste cose?

Bl̷u̷e r̷os̷e // Fenji //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora