c̷h̷a̷p̷t̷e̷r 56

632 55 6
                                    

Poi il biondo apri di scatto gli occhi e capì cosa era successo la notte precedente. Doveva raccontarlo al dottore e sapere come stava il suo amico perché voleva andare a trovarlo. Sicuramente era in quello stesso piano ma in un'altra stanza.
Si fece dare informazioni dalla stessa infermiera che gli aveva tolto la flebo per capire dove fosse lo studio del dottore.
Una volta arrivato bussò e sentì un flebile 'avanti'. Varcò la soglia della porta notando che l'uomo era in compagnia con due poliziotti.

"Federico, cosa ti serve?" accennò il dottore a farlo entrare del tutto, cosa che fece chiudendo la porta.

"Volevo raccontarle di ieri sera, ma vedo che è occupato" rispose il biondo.

"In realtà è a loro che dovresti dire ciò che è successo, non sono io il poliziotto e accomodati pure sul lettino"

Si mise seduto sul lettino poiché le tre sedie che erano in quella stanza erano già occupate dai tre uomini.
Così, inizio a raccontare l'accaduto, ma tralasciando il fatto della loro conversazione sul campanile. Non credeva che servisse.
Diede i giusti dettagli e alla fine i due poliziotti se ne uscirono per dare via alle loro ricerche sul camion che era passato con il rosso e aveva fatto male a due persone. Ed ora in quella stanza erano solo Federico e il dottor Ferrari.

"Dottore, volevo domandare una cosa?"

"Dimmi pure Federico"

"Ma Stefano in quale stanza si trova? Vorrei vedere come sta" e l'uomo a quella richiesta abbassò il capo, si voltò e osservò fuori alle vetrate che caratterizzavano lo studio.

"Bè a lui è andata molto male rispetto a te"

"Cioè?"

"Era da un lato un bene che indossasse il casco ma proprio quell'oggetto aveva due chiodi fuori posto che avevano oltrepassato la testa arrivando al cranio. Siamo riusciti a portarlo d'urgenza in sala operatoria e con la più totale calma e lentezza, ho iniziato a togliergli il primo chiodo ed è andato tutto bene. Il secondo fu un'impresa, bastava un passo falso ma il problema che non ci fu nessun passo. Mentre gli stavo per togliere il secondo, capì che sarebbe stato molto difficile, era entrato ancora più a fondo rispetto al primo e neanche il tempo di prendere un altro attrezzo che mi serviva, la macchina del cuore non dava più segni" parlò il dottore.

"In che senso? Cioè non funzionava la macchina?" forse voleva proprio essere ingenuo.

"Non vuoi proprio capirlo? Pensavo fossi più sveglio Federico da come raccontava tuo nonno"

"Cosa centra mio nonno? Adesso devi terminare di dirmi come sta il mio amico"

"Bè con tuo nonno eravamo ottimi amici, quando lui era qui non faceva altro che parlare di te e di quanto fosse fiero di suo nipote. Comunque per Stefano non c'è stato piu niente da fare. Il suo cuore aveva smesso di battere e abbiamo riprovato una, due, più volte ma oramai era andato e mi dispiace Federico. Mi dispiace per tuo nonno, per Stefano, per entrambi ho cercato di fare l'impossibile per salvarli però le loro condizioni non me lo hanno permesso" e una lacrima uscì dagli occhi dell'uomo mentre il biondo ancora non voleva crederci.

Era tutto un fottuto incubo, cioè la stessa persona che aveva operato due persone di cui gli importava, adesso non c'erano più. Non sapeva a chi dare la colpa. Non poteva essere accaduto proprio a lui una cosa del genere, non di nuovo.
A quanto pare la sfortuna doveva avercela proprio con lui.

---

La sveglia interruppe il suo sogno e si dovette alzare.
Un anno era passato da quando era in quella città ed era tutto bello. C'era molto divertimento, grandi emozioni da vivere e questo grazie ai nuovi amici che aveva conosciuto a scuola.
Gaston era un tipo socievole, leggeva solo libri di fantasia e adorava Harry Potter e Maze Runner. Veniva dall'Argentina e grazie a lui, sia Benjamin e sia Einar avevano imparato un pò di spagnolo.
Frequentava alcuni corsi insieme ai due ragazzi e si erano trovati d'accordo sin dall'inizio. Ovviamente lui dormiva in dormitorio ma ripeteva sempre ai due ragazzi che era stati fortunati ad avere l'appartamento tutto loro perché in dormitorio era difficile stare agli orari. Lì dentro la maggior parte faceva casino e non ti lasciava neanche il tempo di studiare o leggere che eri costretto per forza ad andare da un'altra parte, poi soprattutto con il suo coinquilino di stanza che vestiva sempre di punk e ascoltava canzoni del tutto diverse dal genere del castano senza usare le cuffie perché insinuava che la musica andava ascoltata senza e quindi a volte si trovava ad andare a casa di Benjamin ed Einar a studiare insieme.
Poi c'era Eric, un ragazzo dolce e un pò timido ma più grande di due anni rispetto a Benjamin. Si erano conosciuti prima che iniziasse la scuola, era stato un incontro un pò strano. Benjamin andava a fare la spesa e nel reparto da donne aveva visto un ragazzo basso che cercava di prendere qualcosa in un punto in alto. Si avvicinò e gli chiese cosa stesse facendo e quel ragazzo gli rispose che la sua migliore amica lo aveva mandato a prendere un pacco di assorbenti perché le erano terminati. Era stato davvero strano ma quando si videro a scuola, Eric divenne rosso dall'imbarazzo a ricordarsi come si fossero conosciuti però dopo un pò la presero sul ridere nascondendo agli amici il motivo.
E alla fine conobbero anche Delfina, simpatica e sempre ironica che a volte chiunque faceva fatica a capire se fosse seria o sarcastica. Era la migliore amica di Eric e aveva una piccola cotta per Gaston, ma non voleva tanto ammetterlo perché diceva che tanto sarebbe passata come le sue tante cotte.
Poi c'erano momenti che quando parlava in italiano con i ragazzi, non la seguivano poiché era salentina e usava molto il suo dialetto e quindi preferivano parlarci meglio in inglese.
Erano stati dei bei incontri.
Adesso si stava preparando per andare a pranzo con Eric. Ecco un'altra cosa, da qualche mese che si conoscevano, si misero insieme e si davano le giuste attenzioni anche se una piccola parte di Benjamin ancora era follemente innamorata di Federico, ma continuava a negarlo solo per il fatto che non voleva ferire il piccolo rosso. Di Eric adorava un sacco i suoi capelli rosso carota e ricci. Gli piaceva affondarci le mani e giocarci.

Uscì dalla camera diretto in cucina ma passò dal salone dove sentì un singhiozzo e poi due persone abbracciate. Si mise davanti a loro e guardò la scena: Valentina stava piangendo mentre Einar la consolava. Dire che alla fine Vale era riuscita a convincere i suoi era ben poco, aveva fatto pace e le avevano dato i soldi per il viaggio ed ora per aiutarli con l'affitto, perché si sentiva in debito, lavorava in un negozio.

"Avete litigato?" fu la prima cosa che pensò il moro, rarissime volte succedeva che litigassero, lei piangeva e poi lui subito le andava dietro abbracciandola e chiederle scusa.

"No Ben, questa volta è successo un qualcosa di grave" rispose Einar.

"Cioè? Devo tirare ad indovinare?" disse leggermente allegro provando a tirare su il morale, da quando conosceva Delfina ci stava facendo l'abitudine anche lui ad essere ironico.

"Benjamin non è un momento per scherzare questo, è morto Stefano e domani mattina partiamo poiché il pomeriggio si terrà il funerale. Dovresti chiamare Federico e vedere come sta, in fondo era il suo migliore amico"

Benjamin non poteva crederci. Di chiamare Federico non ce l'avrebbe fatta, ma doveva chiamare un'altra persona a cui ultimamente gli stava importando veramente di quel ragazzo.

~~~

20:05

Bl̷u̷e r̷os̷e // Fenji //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora