c̷h̷a̷p̷t̷e̷r̷ 25

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(ascoltate prima la canzone nei media prima di leggere il capitolo oppure mentre lo leggete, fatela partire e capirete poi il significato)
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E altri giorni erano trascorsi.
Altri sogni si erano infranti.
Altri incubi predominavano la vita.
Altre persone si conoscevano.
Altre canzoni si ascoltavano.
Altre corse si vincevano.
Un altro Natale era alle porte.

Si camminava per strada e ciò che si vedeva erano decorazioni natalizie in ogni parte di Roma.
In centro, come ogni anno, un grande albero allestito dalla parrocchia dominava il paesaggio con un piccolo presepe al suo fianco e una slitta con regali finti e un uomo vestito da Babbo Natale che accoglieva i bambini facendo sì che questi rivelassero i loro regali che desideravano.
Bambini che vivevano un'infanzia tranquilla e felice, un'infanzia che Federico non aveva mai avuto essendo cresciuto troppo in fretta senza dei genitori accanto con l'unico nonno che gli era rimasto.
Aveva sempre sperato che Babbo Natale esistesse e avesse tanta magia che ad ogni Natale chiedeva di avere dei genitori al suo fianco piuttosto che non averli però loro erano impegnati nelle proprie questione e il povero nonno quando leggeva le letterine del nipote ci piangeva su e li pregava ogni volta di ritornare a casa e lasciar perdere quelle cose e vivere normalmente e avere una famiglia per bene.
Una famiglia che alla fine non è mai esistita, il biondo per loro era inesistente ma l'unica persona a considerarlo era il nonno e sapere che almeno lui ci fosse, ne era sollevato e riusciva a ricoprire ogni ruolo senza mai far mancare nulla al nipote.
Lo riempiva di regali, gli dava le giuste attenzioni, lo coccolava, lo metteva a letto, gli cucinava, lo portava a scuola, gli insegnò a guidare la moto, gli comprò la sua prima moto, quelle piccole cose che desiderava accdevano tranne quella che lui voleva e che non era mai riuscito ad ottenere.
Poi all'età di quindici anni suo nonno morì il giorno prima di Natale, le sue successive vacanze natalizie non furono le stesse.
Quello era il sesto Natale che passava solo senza il nonno ed era straziante.
Si recava ogni vigilia sulla sua tomba portandogli il fiore natalizio caratteristico e a volte si perdeva a parlargli, dicendo ciò che era successo nell'ultimo periodo come se lui fosse al suo fianco.

Quella mattina così fece, si svegliò, si fece una veloce doccia calda per poi vestirsi e recarsi al cimitero.
Molte persone erano lì a trovare i propri parenti o amici che già se ne erano andati perché in fondo vengono strappati al loro destino sempre i fiori più belli.
Con una stella di Natale tra le mani, si fece spazio tra la gente, alcune donne anziane lo guardarono con occhi tristi ma felici che un ragazzo di quella età andava a trovare le persone care.
Arrivò davanti alla lapide, tolse i fiori seccati per dar spazio al suo di fiore e poi fissò la foto che ritraeva quell'uomo di circa settant'anni con il suo sorriso raggiante. Si ricordò di quella foto, gliela aveva scattata proprio lui quando aveva dieci anni che ricevette per il suo compleanno, dal nonno, la sua prima macchinetta fotografica. Dopo spostò lo sguardo alle mani che stringevano il loro fiore preferito, quel fiore che significava per loro l'immensità, la saggezza, la bellezza. Un fiore così innocuo ma che con le piccole spine potrebbe far del male. Un fiore bello che descriveva il carattere di quelle due persone, dolci però acidi allo stesso tempo.
Successivamente estrasse il suo cellulare, era proibito usarlo però al custode del cimitero gli spiegò una volta perché lo facesse e nei giorni successivi lasciò perdere, andò alla playlist segnata con il simbolo del fiore e cliccò play ma senza alzare troppo il volume per non dar fastidio.
Partì la loro canzone, quella che raffiguarava il fiore amato, quella che rappresentava a pieno il tatuaggio che Federico aveva sul suo braccio destro. "Una rosa blu" di Michele Zarrillo.
Delle lacrime amare scesero dagli occhi del biondo lungo le sue guance e si accasciò a terra.
Stava piangendo per un quarto d'ora, per un quarto d'ora da quando la canzone suonò più e più volte, poi una donna dai capelli grigi, non troppo alta si parò difronte a lui con aria di rimprovero.
Il ragazzo sollevò la testa con ancora lacrime che gli rigavano le guance per osservare la donna.

"È proibito ascoltare della musica qui, dovrebbero rimproverarti" disse lei.

Federico si alzò, prese il suo cellulare e togliendo la canzone e sussurrare un fleibile "mi scusi ma era la nostra canzone e il custode e da anni che mi permette questa piccola cosa"
Dopo la donna lo guardò dispiaciuta, fissando prima l'uomo in foto e successivamente il ragazzo difronte a lei.

"Ti assomiglia molto, Cristofer era un brav'uomo e a quanto pare anche tu sei come lui" il biondo a sentire quell'affermazione non poté che fare una domanda.

"Lei lo conosceva?"

"Sì, abbiamo frequentato per parecchi anni le stesse scuole, eravamo migliori amici però un giorno mio padre ricevette il trasferimento fuori Italia perdendo ogni contatto con tuo nonno e quando ritornai, circa tre anni fa venni a sapere della sua morte e ci rimasi molto male e mi dispiace per te, credo che non sia facile" parlò la donna con aria triste.

"È stato come un padre per me poiché i miei genitori appena mi hanno concepito mi hanno affidato a lui e sono cresciuto grazie alla sua educazione mentre i miei sono sempre in viaggio a fare le loro questioni" mimò delle virgolette all'ultima parola.

"Bè si vede che è una brava persona e tu hai preso dal migliore. Adesso vado, ciao" salutò e se ne andò.

Alla fine Federico se ne ritornò a casa sentendosi stanco e lasciare che il sonno prese possesso di lui.
Al suo risveglio, il campanello fece interruzione nel mondo dei sogni e si dovette alzare trovandosi alla porta il suo migliore amico.

"Ehilà ragazzo, comunque i miei genitori come ogni anno d'altronde ti hanno invitato a passare la sera della vigilia da noi quindi preparati che andiamo" disse Stefano il quale spinse il biondo verso la sua stanza per farlo preparare per la cena.

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Bè l'ho pubblicato adesso il capitolo essendo che oggi sono stata a casa a non far nulla e mi son detta che volevo aggiornare.
A questo capitolo ci tengo molto:
1) perché se lo avete capito, adesso sapete il significato di quel tatuaggio;
2) scrivendolo ho pensato ad una persona che circa quattro anni fa se ne è andata;
3) perché quando ho ascoltato la canzone me ne sono innamorata e rispecchia a pieno il tatuaggio.

Bl̷u̷e r̷os̷e // Fenji //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora