c̷h̷a̷p̷t̷e̷r̷ 43

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Durante la notte, un altro sogno si impossessò della mente di Federico, nuovamente quel ragazzo era nella sua testa e questa volta in un'altra situazione.
Il ragazzo dai capelli color nocciola era seduto all'angolo di una stanza che lui aveva già visto. Era un soggiorno dalle pareti bianche con due finestre grandi coperte dalle tende color crema. Al centro c'era un divano da quattro posti e accanto uno più piccolo e un piccolo tavolinetto di vetro. Difronte un mobile con una TV abbastanza grande e le pareti piene di foto e quadri. Foto che ritraevano un bambino, quel bambino diventato ragazzo che era seduto all'angolo. Le sfiorò con le dita osservandone una ad una ogni momento però solo pochissime lo ritraevano insieme alla famiglia, nella maggior parte era solo e chissà chi gliele aveva scattate. Di solito nelle famiglie se ne hanno molte di più con i parenti e qualcuna da solo, però in quelle in cui era solo aveva anche una faccia un pò triste.
Si avvicinò con delicatezza al ragazzo che aveva le gambe vicino al petto su cui poggiava la testa nascondendola e le braccia attorno alle gambe come per proteggersi da qualcuno.
Il moro sollevò lo sguardo e Federico poté vederlo. Finalmente sapeva chi era, finalmente conosceva quel bambino, lo stesso bambino che da piccolo considerava un "angelo". Quindi lo aveva già incontrato e allora quel sabato sera non era la prima volta, loro due erano stati amici con un qualcosa che rischiava di mettere a repentaglio la popolarità del biondo ma era il passato dopotutto e ciò che sentiva prima, adesso non lo provava più. Oramai era attratto solo dalle ragazze. Forse.
Si mise seduto accanto a Benjamin e gli asciugò le lacrime. Si domandava perché il volto del moro fosse rigato da lacrime salate, lacrime di pianto ma poco dopo ricevette la risposta ai suoi pensieri. Più o meno.
"Perché proprio io? Ti ho sempre dato tutto me stesso, mi sono aperto con te e poi tu mi hai pugnalato" gridava mentre altre lacrime scendevano.
Il biondo non sapeva a cosa si riferisse, aveva paura di dire qualcosa di sbagliato perché non capiva cosa fosse successo. Cioè proprio lui che non si dimostrava mai così vulnerabile davanti agli altri, ma con Benjamin era diverso. Lui era diverso e strano quando accanto aveva il piccolo.
"Adesso te ne stai zitto? Cazzo Federico, dopo che mi hai usato come giocattolo della tua scommessa non sai cosa dirmi? Rispondimi" scoppiò in una risata amara.
"Io... mi dispiace. All'inizio sapevo che ti avrei fatto del male e non me ne importava, adesso non sai come mi sento. Se ritornassi indietro..." ma fu bloccato.
"Hai detto bene, se ma oramai il danno lo hai fatto ed ora vattene, non voglio più avere a che fare con te"

Quello non era più un sogno, era diventato un incubo, un incubo da cui non ne poteva più uscire e da cui non si potesse ritornare indietro per rimediare.

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Benjamin si svegliò poiché la leggera luce dei raggi del sole filtrava dalla finestra di quella stanza. Si guardò un attimo attorno per rendersi conto di dove fosse e non ci mise molto a capire che era in casa di Federico, nella sua stanza per la seconda volta.
Si mise seduto osservando il biondo. Aveva dei lineamenti così dolci e rilassati mentre dormiva. Era bello, anzi stupendo pensò.
Poi il suo cellulare cominciò a vibrare sul comodino accanto a sé. Lo prese e una chiamata in arrivo da parte di Einar comparve sul display.

"Ehy Ben, dove sei e cosa hai combinato?" domandò l'amico.

"Perché? È successo qualcosa?" okay sapeva che rispondere ad una domanda con un'altra era maleducazione e questo glielo avevano i suoi genitori, ma solo loro due a volte facevano in questo modo infrangendo quella "regola" se così si potesse chiamare.

"Bè di sotto c'è tua madre che parla con la mia e mentre stavo per mettere il piede sulla scala per scendere le ho sentite che parlavano di te e che tu sei qui a casa mia. Cioè amico dimmi dove sei perché io qui non ti vedo" dice Einar.

"A casa di Federico, lui ieri sera era ubriaco ed era giù e mi aveva chiamato e sono corso per fargli compagnia trovando un casino e a mia madre gli ho inventato una bugia dicendo che tu e Vale avevate litigato e ci stavi male, quindi volevi che ti facessi compagnia" parlò il moro.

Bl̷u̷e r̷os̷e // Fenji //Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora