DUE

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Colonna sonora:
Pink - So What🎶

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Rimango imbambolata ad ascoltare le parole di David Frost per tutte le due ore dell'assemblea. Devo ammettere che è tremendamente bello.
Io però, me lo sto immaginando con lo sguardo infuriato mentre annuncia platealmente il mio licenziamento dopo averlo lavato col caffè.
Ripenso anche alla sua faccia mentre gli stavo consegnando il bigliettino. Ecco perché quell'espressione sorpresa. Avrà pensato "Accidenti, ma come hanno fatto quelli della sede di Brooklyn ad assumere un'imbranata simile?".
Non mi resta che aspettare il momento in cui la mia carriera verrà presa e smaltita nell'umido. Ottimo lavoro Mills, come sempre.

"...detto questo, vi lascio al vostro lavoro. Buona fortuna a tutti" conclude il discorso Mr. Bello e Muscoloso.

Ecco, ci siamo. Tra qualche minuto mi chiamerà nel suo ufficio e mi dirà di impacchettare le mie cose e andarmene subito. Che vita di merda.

Esco dalla sala assemblee e raggiungo il mio ufficio, al primo piano. Esso consiste prettamente in una stanza dalle pareti trasparenti, con una scrivania dal taglio moderno, un computer ben attrezzato e una pila di manoscritti da correggere, rivedere e raddrizzare.
Io adoro leggerli: mi mette di buon umore poter lavorare il un contesto dove vengo pagata per leggere delle cose e correggerle. Leggere è sempre stato uno dei miei passatempi preferiti, e renderlo un'attività professionale è stata un'idea geniale. Peccato che adesso sono lì lì per farmi licenziare.

Mi siedo alla scrivania delle meraviglie, e mi immergo totalmente nel lavoro.
Dopo qualche ora, ancora non sono stata licenziata,e tiro un sospiro di sollievo. Forse si è dimenticato di me.
Forse non mi ha riconosciuta. Forse ho avuto un po' di fortuna stavolta.

Ad un certo punto sento la porta dell'ufficio aprirsi, ma non giro lo sguardo. Sono in un punto focale della correzione.

"Un secondo, finisco la frase" dico, continuando a digitare sul computer.

Appena finisco, mi volto con tranquillità: per la terza volta, mi scontro con gli occhi azzurri di Mr. Bello e Muscoloso.
Per poco non ho un collasso cardiaco e dallo spavento faccio un piccolo saltino dalla sedia. Peccato che, così facendo, sbatto la tibia contro una gamba della scrivania.

"Auuch" mi lamento, piegandomi leggermente.

Lui mi osserva dall'alto al basso con un sopracciglio alzato. Oserei dire di aver carpito anche un'ombra divertita nella sua faccia.

Mi ricompogno velocemente, cercando di trattenere il dolore atroce che ho alla gamba. Mi verrà fuori un livido grosso come una casa.

"Mi scusi... mi dica" parlo, deglutendo per cercare di non sembrare sofferente.

"Volevo chiederle se fosse lei quella che mi ha lavato stamattina col caffè, ma credo di essermi risposto da solo" dice lui, estraendo il mio biglietto da visita,e facendosi scappare un sorriso di ghiaccio.
Mi sta prendendo in giro, ottimo.
Presa per i fondelli da uno degli uomini più influenti al mondo. Che bella giornata di merda.

"Carter Mills, giusto?" chiede poi leggendo il nome sul biglietto.

"Già.." ammetto, facendomi piccola piccola, " senta, mi dispiace tanto, e se vorrà licenzia..."

"Mi serve il fascicolo Frey. Nel mio ufficio, tra venti minuti" mi interrompe.

Corrugo la fronte. Non ha voluto neanche sentirmi parlare. Che gentile pezzo di merda.
Ringrazia che non ti abbia licenziata in tronco, visto come gli hai conciato la giacca.

"Si, certo" dico, un po' titubante.

Lo vedo accennare un assenso con la testa ed uscire dal mio ufficio come un fulmine.
Forse d'ora in poi dovrei chiamarlo Mr. Bello ma Stronzo, visto i modi di fare che ha.

Mi metto a cercare il benedetto fascicolo: per fortuna sono abbastanza ordinata per quanto riguarda il lavoro, per cui riesco a trovarlo in poco tempo.
Mi dirigo verso l'ufficio del superboss, e busso leggermente.

"Avanti" sento dire all'interno.
Entro piano piano, cercando di non inciampare e non cadere. Per fortuna mi riesce ed evito di fare figure idiote almeno per qualche nanosecondo.

"Ho il fascicolo che mi aveva chies.."

"Lo metta qui" mi interrompe David, continuando a scribacchiare qualcosa sul suo pc e indicandomi la scrivania.
Sempre educato, naturalmente.

Mi avvicino, appoggio il fascicolo sul tavolo da lavoro, per poi girarmi e alzare i tacchi. Voglio stare in questo ufficio il meno possibile.
Prima che possa aprire la porta però, lo sento richiamarmi.

"Ah, signorina Mills"

"Si?" dico, rivolgendomi verso di lui.

"Questo è suo" mi dice, estraendo un cellulare dalla tasca e porgendomelo distrattamente. Il mio cellulare.
Accidenti.
Lo osservo sbalordita, e lo afferro con incertezza.

"Le è caduto quando ha tirato fuori il suo biglietto da visita" mi spiega, rivolgendomi uno sguardo severo.

"Grazie" dico, tirando le labbra in dentro.

"Stia più attenta. Non voglio dipendenti distratti nella mia azienda" dice.

"Oh, naturalmente" annuisco.

Faccio di nuovo per andare, ma dopo qualche secondo, sento ancora la voce di David nelle orecchie.

"Ah, Signorina Mills"

Mi volto di nuovo. Mi sta prendendo in giro?

"Vorrei che correggesse questo manoscritto. È arrivato oggi, ed è urgente" dice, porgendomi un fascicolo grosso come una risma di fogli.

"Mi serve pronto tra due giorni"

Sgrano gli occhi. Saranno almeno settecento pagine di manoscritto.

"Sta scherzando?" chiedo, ancora traumatizzata dalla richiesta.

"Se lei non è in grado, dovrò trovare qualcun'altro, più qualificato di lei per il suo lavoro" mi dice, con un sorriso sarcastico e tirato.
Vuole licenziarmi, ma non in modo classico... vuole farmi soffrire. Brutto...
Deglutisco, cercando di non mandarlo a quel paese.

"Posso riuscirci" dico, sentendo già il peso sullo stomaco di quella frase.

"Lo spero. Mi stupisca, signorina Mills. Ora può andare" mi congeda.

Lo odio. Lo odio. Lo odio.
Mi ha dato un lavoro impossibile da fare solo per potermi mandare via? È va bene. Avrei corretto il dannato manoscritto, e gli avrei dimostrato quanto vale in realtà Carter Mills.
Ho già perso il ragazzo questa settimana, non perderò di sicuro anche il lavoro in un colpo solo.

Quello Stronzo Del Mio CapoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora