CINQUANTUNO

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Sto lavando i piatti da tre ore ormai e la mia mente non la smette di vagare tra i miei ricordi più belli. Io e David ormai abbiamo smesso di vederci da ormai tre settimane, e anche se il senso di colpa che provavo è sparito, ha lasciato posto ad una lancinante e tremenda ferita al petto che sembra non volersi richiudere. Le mie lacrime sono finite, ma non per questo non ci sto ancora male. Vorrei che niente di tutto questo fosse successo. Se non avessi mai saputo di Miranda probabilmente ora sarei molto più serena, e avrei potuto continuare a vedere David. Eppure era suo marito, e io non riesco a non pensarci. E se questa non fosse la vita fatta per me? E se avessi sbagliato tutto?

Mentre i pensieri continuano ad attanagliarmi non posso fare a meno di sentire il campanello che suona insistentemente. Jasmine avrà dimenticato le chiavi in camera, come suo solito.

Vado ad aprire e con mia grande sorpresa noto che davanti a me non c'è Jasmine, ma una coppia di anziani. Probabilmente sono marito e moglie. Sono vestiti di tutto punto e alle loro spalle è parcheggiata una Cadillac nera.

"Posso aiutarvi?"

Appena i due mi vedono i loro corpi hanno un sussulto. Qui gatta ci cova.

"Mio dio, Marvin..." sospira lei, aggrappandosi a lui. Capisco che sta per andare in terra, e la prendo al volo.

"Signora, mio dio! Sì sente bene?"

Li faccio entrare senza dire niente, e faccio accomodare la signora sul divano per darle il tempo di riprendersi. Santi numi, c'è n'è di gente strana a Brooklyn. Spero che in realtà non sia una qualche specie di rapina.

Appena la signora si riprende mi siedo davanti a loro, nella speranza che mi dicano chi sono. Non li avevo mai visti qui in giro prima d'ora, anche se devo ammettere che di ricconi che non conosco ce ne sono parecchi.

"Scusi per l'interruzione signorina... Lei è Carter Mills, giusto?"

"Si sono io.." dico, un po' titubante.

"Ecco vede... Noi siamo i genitori di Miranda White.. Siamo venuti qui perché, ecco.."

"Avete saputo la storia della gemella comparsa dal nulla immagino"

Accidenti. Per essere i genitori di Miranda e di Lona non sembrano affatto dei ricconi viziati. Anzi sembrano fin troppo buoni.

"Come mi avete trovata?"

I due si guardano, finché uno dei due non si decide a parlare.

"Abbiamo contattato David dopo lo scandalo uscito sui giornali. È stato lui a mandarci qui. Ci dispiace se l'abbiamo disturbata"

"Oh no! Figuratevi... È comprensibile la vostra visita qui..." cerco di allentare la tensione.

Hanno due visi stanchi e solcati dal dolore. Sopravvivere ad un genitore è un conto, ma qualcuno che ha visto morire il proprio figlio prova un dolore inimmaginabile. È strano da vedere. Non c'è nulla di intelligente da dire in merito. Solo un silenzio assordante costellato da attimi di niente.

"Le sembrerà assurda come richiesta, ma io.. Ecco io vorrei.." balbetta la donna.
Apre le braccia e in un momento capisco che cosa vuole che faccia. La abbraccio forte, e la sento scoppiare in lacrime. La sua presa è forte, e sembra non volermi lasciare andare.

Appena sciolgo l'abbraccio il marito cerca di consolarla, ma in realtà noto che anche lui sta cercando di non scoppiare.

Decido di offrire loro del caffè e ci mettiamo a parlare a lungo. Chiedo loro di Miranda, di Lona e del loro percorso di adozione. Mi raccontano anche il minimo dettaglio e per un momento sembra che il loro dolore si sia affievolito. Fa sempre bene parlare con qualcuno.

Mi fanno domande, mi chiedono della mia vita e cercano di trovare anche il minimo parallelismo per accomunarmi alla loro figlia defunta.

La serata passa così, tra una chiacchiera e l'altra, immersi nel fiume dei ricordi e flagellato dalle grandi ferite del passato. Forse il domani ci riserverà qualcosa di nuovo.

Quello Stronzo Del Mio CapoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora