QUARANTAQUATTRO

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"Porca puttana, che disastro" mormoro, passandomi una mano sulla faccia.
D'istinto mi viene da correre fuori dal mio ufficio, ma appena varco la soglia sento una mano afferrarmi il gomito e trattenermi.

"Che cosa dovrebbe significare questo?!" squittisce Flaminia Growell in preda ad un attacco di isteria, mentre mi sventola in faccia l'articolo di giornale incriminato.

"I-Io non..." riesco solo a balbettare, mentre sento un baccano infernale provenire dal lato opposto del corridoio.

"Carter ma è vero? Hai una relazione con David? Addirittura? " mi chiede Kaley, arrivata alle mie spalle, piuttosto sorpresa. Bene, sono finita.

Non riesco a spiccicare parola dato che mi sento come se un grosso anfiteatro romano mi stesse crollando addosso.

Ad un certo punto, inseguita dai buttafuori, una tizia con i tacchi ed un microfono in mano sbuca fuori dall'angolo del corridoio e appena mi vede si fionda verso di me, seguita da quello che capisco poi essere il suo cameraman.

Arriva davanti a me col fiatone, e mi punta il microfono alla bocca. Che cazzo vuole questa da me?

"Carter Mills, possiamo farle qualche domanda sulla sua relazione con David Frost, il suo capo?"

Boccheggio, e in mancanza di cose da dire mi viene in mente un'unica via possibile per uscire da questo disastro.

"Devo andare" dico solo, voltandomi e cominciando a prendere la via più breve per arrivare al bagno. Per fortuna la tizia misteriosa viene placcata dalle guardie di sicurezza, che la trascinano fuori come fosse un sacco di patate.
Il problema però ora sono le mie colleghe: passo di corridoio in corridoio, e sento mormorii, domande, parole sconnesse che mi turbano ogni secondo di più. Quante volte avranno scopato? Quanti soldi le avrà offerto? Chissà che tipo di promozione aveva chiesto...

È andato tutto a rotoli e io non ho idea di come cavolo sia potuto succedere. Non avrebbe dovuto vederci nessuno in quel camerino, e tutto sarebbe andato liscio, come sempre.

Arrivo finalmente al bagno, e mi ci chiudo dentro a forza, dopo di ché mi siedo sulla tazza a riflettere. Mi passo le mani tra i capelli e per poco non mi viene da piangere: è andato tutto a puttane, letteralmente.

Sento il cellulare cominciare a vibrarmi in tasca. Lo afferro precipitosamente, e a parte un mucchio di messaggi con domande improponibili, vedo il nome di Jasmine comparire sullo schermo.

"Jas" rispondo, con la voce incrinata.

"Carter, dove sei adesso?" mi chiede frettolosa.

"In uno schifoso bagno dell'azienda a piangermi addosso"

"Tranquilla, ho visto tutto. David mi ha chiamato e mi ha chiesto di venirti a prendere subito, ma purtroppo sono ad un incarico importante e non posso mollare, per cui abbiamo contattato Max per recuperarti. Non parlare con nessuno, prendi la tua roba e vai a casa. Lui sa già tutto"

"Che disastro.." sospiro, passandomi una mano sulla fronte.

"Scopriremo chi ha mandato quelle foto ai giornali, ma per ora è meglio che tu stia a casa al sicuro. Lascia fare a David. Io torno il prima possibile"

"D'accordo"

Metto giù il telefono e faccio un grosso respiro. Si va in scena. Esco dal bagno e punto diritto verso il mio ufficio, dove ricevo ottomila domande da tutte le mie colleghe, che mi stanno intorno come delle mosche fastidiose. Non devo dire nulla, altrimenti la situazione potrebbe peggiorare.
Mi infilo nel mio ufficio, ma vengo inseguita come se niente fosse, finché una mano santa non mi viene in soccorso.

"Okay gente, lasciatela tranquilla un secondo, fuori, fuori, niente da vedere.."

Kayley spinge tutte le ficcanaso fuori dal mio ufficio, riuscendo a disperderle quanto basta,chiudendo poi la porta.

"Carter perché non me lo hai detto? Accidenti, stai con David Frost e io me lo sono perso!" mi rimprovera scherzosamente la mia collega, capendo poi dalla mia faccia che il mio umore è ben lontano dall'essere gioioso.

"Come ti senti?" azzarda, strofinandosi le mani dall'imbarazzo.

"Voglio solo andare a casa" dico, con tono freddo.
Kayley si avvicina e mi mette le mani sulle spalle.

"So che ti spaventano i giudizi di quelle quattro galline là fuori, ma non devi sentirti in colpa. Hai fatto quello che tutte loro avrebbero voluto fare,quindi non abbatterti"

Abbraccio forte Kayley e cerco di non scoppiare a piangere. Non so che cosa succederà ora, ma sono felice che le persone a me più vicine non mi stiano abbandonando.

"Chiamami se hai bisogno"

"Certo. Grazie Kayley"

"Figurati"

Detto questo mi stacco dall'abbraccio  e mi dirigo all'uscita. Cerco di non incrociare lo sguardo con nessuno per non andare nel panico, ma è più difficile del previsto. Un disastro su tutta la linea.

Riesco a raggiungere le porte dell'azienda e mi butto fuori a capofitto, venendo inondata da flash e domande di ogni tipo. Per fortuna una figura familiare accorre in mio aiuto e mi trascina via, facendomi arrivare alla macchina.

"Max!" esclamo, con un certo sollievo.

"Sei in un bel guaio ciccia. Forza, sali, non abbiamo tempo"

Mi fiondo in macchina e partiamo, accerchiato dai giornalisti. Sembra non vogliano neanche farci passare.

È andato tutto a puttane.

Quello Stronzo Del Mio CapoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora