Colonna sonora
Scars to Beautiful - Alessia Cara🎶
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S
gancio il colpo di mazza ma il maniaco misterioso lo evita prontamente.
"Ehi, ehi, frenate tutti e due... Max, sul serio?!" chiede David, intromettendosi e impedendomi di spaccargli la testa come vorrei. Stupido guastafeste.
"È stato uno sbaglio, ma pensavo fosse Mira..."
Vedo David tirargli una gomitata nelle costole.
"Ma che ho fatto adesso..." chiede lui, piagnucolando, con voce strozzata.
"Invece di cominciare a pestarci a vicenda, io propongo di uscire ora prima che qualcuno si faccia male" dichiara Josh.
Cerchiamo di resistere per due minuti senza ucciderci a vicenda, finché non riusciamo ad uscire di casa in santa pace. Ci sono due macchine parcheggiate fuori. Jasmine, Josh, il maniaco e Lucy si imbucano in una macchina, e a me tocca salire sull'altra con David. C'è qualcosa che andrà per il verso giusto in questa serata?!
Appena partiamo, a creare rumore è solo la voce della radio, perché nessuno dei due osa parlare. Meglio così, non voglio parlare con lui. Me lo ricordo ancora quello che ha detto al suo avvocato, non sono stupida.
"Carter..."
"A meno che tu non stia per fare delle considerazioni particolarmente interessanti sul meteo, ti pregherei di non rivolgermi la parola" metto il broncio.
"Non puoi essere arrabbiata con me per sempre"
"Ho una capacità di provare rancore molto elevata e longeva nel tempo"
Sento David sospirare.
"Cosa devo fare con te?"
"Stammi alla larga e tutto andrà per il verso giusto, credimi"
Vedo comparire sul volto del mio capo uno strano sorriso.
"Beh, almeno posso provare a farmi perdonare?"
"Se pensi di riuscirci.." bonfonchio.
"Apri il cassetto del parabrezza"
Sollevo un sopracciglio. Sposto lo sguardo e faccio come mi ha detto: dentro ad esso, oltre ad una marea di cose inutili, trovo una busta bianca con su scritto il mio nome.
"Aprila"
Quando spalanco la busta, vi trovo dentro dei fogli: sono delle autorizzazioni per assentarmi dal lavoro per due giorni.
"Vuoi licenziarmi per non avermi più tra i piedi?" chiedo, confusa.
"No. Guarda bene nella busta"
Apro meglio la busta, ed insieme ai fogli noto la presenza di due biglietti aerei, uno di andata e uno di ritorno. La destinazione è Portland. La città dove vive mio padre, e dove io ho vissuto da piccola.
"Ho sentito che avevi bisogno di tempo per andare a trovare tuo padre"
Non dico nulla in un primo momento. Erano mesi che non tornavo a Portland, e se per una parte della mia vita avevo adorato quel piccolo pezzo d'America, per tutto il restante tempo essa era stata il simbolo del mio dolore più oscuro. Lì avevo perso mia madre a quattordici anni, e sapevo che il dolore di averla vista morire non sarebbe mai svanito del tutto. Mio padre era stato un padre e al contempo una madre per me, e gli sarei infinitamente grata per sempre, ma quel buco dell'anima che conservavo in segreto era sempre rimasto ad accompagnarmi, senza mai abbandonarmi un secondo. Ero stata costretta a visitare uno psicologo, dato che i miei insegnanti avevano temuto un mio crollo emotivo a causa della sindrome da abbandono, aggravata dalla scomparsa della donna che mi aveva voluto più bene al mondo. A niente era servita tutta l'attenzione che avevo ricevuto, dato che la ferita non era mai stata ricucita, e tutt'ora era un tasto dolente.
Sento i miei occhi inumidirsi.
"Grazie" riesco solo a dire, senza scoppiare a piangere.
David mi guarda di sottecchi. So che sembro una pazza quando scoppio a piangere dal nulla, ma purtroppo è una cosa che non sono mai riuscita a controllare.
"Sei felice?"
Annuisco timidamente.
Mi scappa una lacrimuccia."Ehi, ehi, che succede? Pensavo che ne fossi contenta" dice David, preoccupato.
"Lo sono. È solo che ci sono dei ricordi che avevo seppellito in quella città che ogni volta mi fanno tornare in mente dei brutti momenti"
All'improvviso mi viene in mente un dettaglio.
"Come facevi a sapere che mio padre viveva a Portland?"
"Ecco... potrei aver chiesto una mano a Jasmine"
E così hanno complottato tutti alle mie spalle eh. Stanotte devo ricordarmi di metterle la polvere urticante nel letto, così impara.
"Che altro ti ha detto?"
"Niente che non sapessi già" mi risponde, strizzandomi l'occhio.
Sempre enigmatico. Anche lui deve avere dei segreti da come si comporta. Mi viene in mente la scena di poco prima, quando il maniaco ha nominato la stessa ragazza per cui mi ha scambiato al supermercato.
"Chi è Miranda?" domando, senza pensarci troppo.
Al risuonare di quel nome David inchioda pesantemente, mentre io rischio di attraversare il parabrezza con la testa.
"Ma sei impazzito?!" sbotto.
Lo vedo voltarsi verso di me con un espressione mista tra terrore e rabbia.
"Dove hai sentito quel nome?"
Non riesco a rispondere subito dato che sto ancora metabolizzando la mia quasi morte.
"Chi te lo ha detto?! Te lo ha detto Colin?! Ti sei vista con lui?!"
Ma che diavolo centra adesso quel ragazzo?
Sollevo un sopracciglio confusa. Non capisco perché si agita tanto."No, veramente il tuo amico oggi mi ha chiamata così quando ci siamo incrociati al supermercato, prima di toccarmi le tette e beccarsi un pugno in faccia"
David si da un contegno e sospira vistosamente. Doveva essere terribilmente importante questa ragazza.
"Quando arriviamo lo uccido" dice solo, prima di ripartire verso l'Henry's Club.
Vorrei chiedere qualcosa di più approfondito, ma David sembra talmente incavolato che ho paura di venire polverizzata se oso fare altre domande.
E così anche il boss dei boss ha delle ferite segrete.
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Quello Stronzo Del Mio Capo
Romance[COMPLETA] Semplice, estremamente goffa e dalla lingua tagliente, Carter Mills è una ragazza di ventisette anni sempre alle prese con qualche disavventura. Coltivando la sua passione per la letteratura e per la scrittura in generale, Carter lavora d...