QUARANTOTTO

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"Ma sarai stronzo o cosa!"

"Oh quante storie"

Sto urlando addosso a David in preda ad una simil-crisi esistenziale, mentre lui se la ride di gusto, godendosi la scena.

"Era proprio necessario?"

"Godermi la tua faccia dopo averti lavata dalla testa ai piedi? Assolutamente sì"

"Ricordami di avvelenarti la cena. Guarda i miei capelli" piagnucolo.

Lui per fortuna capisce l'estrema gravità della situazione e mi rivolge un sorriso di comprensione stringendomi forte tra le sue braccia.

"Sei bella anche così" mi sussurra dandomi un piccolo bacio sulla guancia.

"Ciò non toglie che sono arrabbiata con te comunque. Non si lancia la propria dama in acqua durante una gita al lago!"

"Se tieni il broncio troppo a lungo dovró fare qualcosa per farti sentire più rilassata, e potrei decidere di farlo anche davanti a tutti, sappilo"

Arrossisco violentemente.

"Maniaco pervertito"

"Si, il tuo maniaco pervertito"

Sono passati diversi giorni da quando siamo qui e oggi la combriccola ha deciso di uscire per una gita al lago,che per ora si è rivelata essere custode di una bellissima vista, di un ristorante molto carino per pranzo, di un pomeriggio tranquillo e di me che vengo lavata da David, il quale ha ben pensato di lanciarmi in acqua per farmi apprezzare il miracolo della laguna. Insomma, una gita partita col piede giusto.

David mi schiocca un piccolo bacio sulla fronte e poi si allontana, permettendomi di strizzare il vestito, che rimarrà bagnato a vita probabilmente.
Se c'è una cosa che qui non mi manca della città è sicuramente il non dover più nascondere quello che provo per David. Ci siamo trovati bene in questi giorni e a dire la verità, anche se all'inizio ero piuttosto titubante, ora non lascerei questo posto per niente al mondo. Mi sembra di vivere in un romanzo che sta per giungere alla sua fine, ed io spero con tutto il cuore che il finale non sia una grossa e grassa tragedia.

Riprendiamo il cammino nonostante io abbia l'aspetto e la pesantezza di una appena uscita da uno tsunami, e cerchiamo di goderci il resto della giornata. Ormai mancano due ore al tramonto e tra poco dovremo ripartire per tornare indietro.

Vedo David mettersi rapidamente una mano sulla tasca ed estrarre il suo telefonino. Sta vibrando, ma il suo sguardo sembra dubbioso.

"Pronto? Si, sono David"

Lo vedo ascoltare con attenzione le parole dettegli dal mittente e per un attimo mi sembra che sbianchi di botto.

"Forse... Forse è meglio che le passi la ragazza"

Sollevo un sopracciglio, confusa.

David mi passa il telefono e una volta afferrato mi stringe la mano fortissimo. Sembra che voglia stritolarmi.

"È il mio detective. Ha trovato qualcosa" mi sussurra.

Sgrano gli occhi. Non so se voglio davvero rispondere a questa telefonata.

"Pronto?"

"Carter Mills?"

"Si, sono io, chi parla?"

"Investigatore privato Bryan Wilson. Mi é stato chiesto dal signor Frost di fare delle indagini approfondite sul rapporto tra lei e la defunta Miranda White"

"Si... Ha scoperto qualcosa?"

"Beh... Secondo i documenti dell'orfanotrofio sia i suoi genitori che quelli di Miranda avevano richiesto un'adozione chiusa,ma di fatto... Siete state affidate all'orfanotrofio insieme"

"Che cosa significa insieme?"

"Che, almeno secondo i registri, lei e la signora Frost avete gli stessi genitori. Per la precisione, siete gemelle"

Al risuonare di quella parola nella mia testa per poco non mi cedono le gambe. Sorelle gemelle. C'era da aspettarselo vista la situazione, ma sentirlo dire ad alta voce fa uno strano effetto.

"Si sa chi sono i nostri genitori?"

"Purtroppo sono morti in un incidente d'auto poco dopo la vostra nascita. È per questo che siete state affidate all'orfanotrofio"

Mi metto una mano davanti alla bocca. Sento il petto bruciare terribilmente.

"Signorina Mills?"

Mollo il telefono in mano a David e cerco di calmarmi con scarsi risultati: gli occhi mi diventano lucidi. Era da tutta una vita che cercavo delle risposte, ma non mi ero mai accorta di quanto potesse essere doloroso riceverle una volta trovate. La mia famiglia non mi aveva abbandonata. Non avevano potuto prendersi cura di me, ma questo non significa che non fossi stata amata. E avevo anche una sorella, che nella vita aveva preso una strada totalmente diversa dalla mia, e che ora non esisteva più.

"Carter stai bene?" mi chiede Jasmine, venendomi incontro, preoccupata.

"Chi era al telefono?" chiede Colin.

"Il detective... Io.. Io e Miranda.. Siamo sorelle gemelle"

Quello Stronzo Del Mio CapoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora