Finalmente, dopo una giornata di torture, arrivano le cinque e posso concedermi un po' di relax. È stata una giornata impegnativa: tra la notizia traumatica di essere un cervo, l'incidente con Frost e il manoscritto impossibile, non so cosa è stato peggio. Mi sono portata il plico di fogli a casa, in modo da poterlo correggere anche fuori dal lavoro, dato che sicuramente dovrò lavorarci anche di notte. Non so se riuscirò veramente a finire di correggerlo entro la data di scadenza. Spero che Gesù guardi in basso e sta volta mi dia veramente una mano, altrimenti non so come farò a non perdere il lavoro.
Dopo l'uscita di scena di Chad, non avere neanche dei manoscritti su cui sfogarmi sarebbe la mia rovina.Decido di fermarmi al bar di fianco alla sede della Angel, proprio dove ho lavato la giacca a Mr. Stronzaggine col caffè.
Faccio per entrare, ma appena faccio un passo all'interno, sento la mia caviglia stortarsi leggermente, ed un rumore di tacco spezzato. No. Anche questo no. Mi attacco alla porta del bar per non cadere, e poi abbasso lo sguardo: alla mia Jimmy Choo destra si è appena disintegrato il tacco."Ma porca puttana!" inveisco, recuperando la parte persa di scarpa e andandomi a sedere zoppicando vicino al bancone. Una giornata da dimenticare. Altro che Gesù mi ci vuole.
"Giornataccia?" mi chiede il ragazzo dietro al bancone.
"Dammi un bourbon. Voglio dimenticarmi anche che esisto" dico, con lo sconforto nella voce.
Non mi era mai capitato di bere alle cinque del pomeriggio, ma quest'occasione è speciale. Questa è la giornata in cui la sfiga ha deciso di segarmi le gambe per divertirsi. Brutta maledetta.
Il ragazzo mi riempie un bicchiere di rum e lo butto giù tutto d'un botto. Sento un calore strano salirmi alla testa. Spero che mi si bruci qualche neurone. Forse da stupida vivrò più felice.
"Dammene un altro" dico, dopo un po' di minuti persi a guardare il vuoto.
Il ragazzo mi lancia uno sguardo stralunato, ed esegue l'ordine.
Ad un certo punto sento il telefono squillare. Leggo il nome sullo schermo: Jasmine.
"Pronto?"
"Ehi Cat, guarda che tornerò un po' più tardi del previsto. Puoi iniziare a cucinare tu?"
"Se non mi esplodono i fornelli in faccia si" dico, affranta.
"Va tutto bene? Com'è andata la riunione?"
"Non è la riunione il problema"
"E qual'è?"
"Da dove vuoi che comincio, dal fatto che Chad mi ha cornificata bellamente, dal fatto che ho lavato il mio capo con del caffè bollente o dal fatto che sono in un bar a bere del rum con un tacco rotto?"
"Accidenti Cat... sei proprio messa male. Stasera ti coccolo io: vino, popcorn e Netflix"
"Credo che mi ci vorrà molto più che Netflix per rimediare a questa giornata"
"Beh almeno hai avuto il piacere di osservare il bel fisicaccio del tuo capo anche se gli hai rovesciato addosso del caffè"
"Si... un capo che mi ha rifilato un manoscritto di settecento pagine da correggere entro dopodomani, giusto per avere il piacere di licenziarmi con un motivo valido. Razza di stronzo" bonfonchio.
"Uno stronzo sexy" ridacchia Jasmine al telefono.
"Beh... si, diciamo Mr. Stronzaggine e Sexappeal" rispondo, sollevando il bicchiere e bevendo un sorso.
"E io che credevo fosse già a casa, dato che ha un lungo lavoro da fare" dice una voce insidiosa dietro di me. È maschile, ed è profonda.
Accidenti!
Il goccio di rum mi va di traverso e sputo tutto sul bancone. Mi scappano due o tre colpi di tosse.
Il ragazzo del bancone accorre, con gli occhi sgranati."Signorina! Sta bene??" mi dice preoccupato.
Vorrei rispondergli gentilmente, ma sono troppo stanca e troppo arrabbiata.
Appena mi giro, mi ritrovo dietro David Frost, che mi guarda con una faccia divertita. Io ho la bocca aperta e gli occhi ormai fuori dalle orbite. L'apoteosi delle figure di merda."Ha sentito tutto?" chiedo, terrorizzata.
"Devo ammettere che mi hanno dato tanti nomignoli, ma Mr. Stronzaggine e Sexappeal mi mancava" dice Frost, sollevando un sopracciglio e ridendo lievemente.
"Jas ti richiamo" dico velocemente, buttando giù la chiamata.
Mi passo una mano sulla faccia. Questa giornata non avrebbe potuto finire peggio.
"Forse è meglio che vada" dico, con un sorriso forzato.
Scendo dalla sedia e zoppico verso l'uscita.
"Brutta giornata?" ha il coraggio di chiedermi.
"Lei non ne ha idea" sbuffo, voltandomi di nuovo verso di lui.
"Già... so solo che l'ho trovata in un bar a bere rum alle cinque del pomeriggio con un tacco rotto"
"Beh, è solo la punta dell'iceberg" dico, scoraggiata.
David Frost scoppia in una risatina. Che carino a ridere della sfiga degli altri. Molto umano.
"Si faccia dare un passaggio" mi propone, sollevando un sopracciglio.
Corrugo la fronte.
"Oh no grazie, vivo a due minuti a piedi da qui, posso farcela. Certo, se qualcuno non mi investe... o non mi rapisce.." sbiascico, facendo spallucce.
"Non era una richiesta, signorina Mills" mi dice, facendomi l'occhiolino, "mi aspetti fuori".
Rimango basita. Oltre che maleducato, pure dispotico. Ottimo.
Esco dal negozio, e lo sento chiedere distrattamente un caffè da portare via.Vedo che vicino al marciapiede vi è una Land Rover Grand Cherokee nera, pagata probabilmente ottantamila dollari senza battere ciglio. Wow. La bellezza del lusso.
Rimango a fissarla con gli occhi sgranati per qualche minuto, il tempo di sentire Frost uscire dal piccolo bar."Centocinquanta cavalli, ha già due anni, ma è ancora un gioiellino" lo sento adulare la sua macchina.
Cosa dovrebbe significare già due anni? La mia macchina ne ha quasi dieci di anni!
Vedo un uomo scendere dalla postazione dell'autista, e venire a spalancarci le porte del gioiellino di papà.
"Prima le signore" mi fa cenno di salire il mio capo.
"Grazie" dico, con lo sguardo basso.
Salgo sulla macchina, e mi siedo, cercando di rimanere composta, cosa che non mi riesce praticamente mai.
David sale al mio fianco, e l'autista chiude la porta, per poi salire e partire."Qual è il suo indirizzo?" mi chiede Frost.
"30, Sidney Place" dico, sorridendo per cortesia.
È inquietante quando il tuo capo decide di portarti a casa dopo che ti ha visto scolarti due bicchieri di bourbon. Molto inquietante.
"Bryan, ci porti lì" ordina al suo autista.
Rimaniamo in silenzio per il minuto di viaggio, che sembra in realtà un'eternità.
Appena la macchina si ferma, faccio per scendere.
"Grazie Mille per il passaggio" dico, imbarazzata.
"A domani signorina Mills"
Faccio un sorriso. Forse dopo tutto non è poi così male.
"Mi raccomando, si ricordi il manoscritto: due giorni. Ha fino a mezzanotte di dopodomani"
Il mio sorriso scompare subito, per lasciare spazio ad una smorfia furiosa. David sfoggia un sorriso soddisfatto.
"Certo" dico, sbuffando e richiudendo la portiera.
Quando mai ho pensato potesse essere diverso.
Entro in casa con il fare di un bradipo, e mi lancio sul divano. Che giornata stressante.
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Quello Stronzo Del Mio Capo
Romance[COMPLETA] Semplice, estremamente goffa e dalla lingua tagliente, Carter Mills è una ragazza di ventisette anni sempre alle prese con qualche disavventura. Coltivando la sua passione per la letteratura e per la scrittura in generale, Carter lavora d...