Prologo

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Il sole splendente, il vento a malapena percepibile, i soliti modi di passare il tempo... tutto era esattamente come sempre. Nelle ultime settimane non c'era stato nessun avvenimento degno di nota, di conseguenza non c'era nulla di più entusiasmante da fare dei soliti giochi con gli altri angeli del mio gruppo.

Non che non mi piacesse stare con loro; era semplicemente una di quelle giornate in cui la nostra valle assolata mi stava stretta. Di solito scacciavo la noia chiacchierando con il mio migliore amico, Abel, ma lui quel giorno era tutto preso da un nuovo gioco di forza fisica che i ragazzi avevano scoperto da poco e non volevo disturbarlo.

Decisi di ingannare il tempo andando a fare una passeggiata. In quel momento ero sola, perciò spiegai le ali e mi allontanai senza rifletterci molto, lasciandomi guidare dall'istinto prima ancora di scegliere una direzione. Volai per una decina di minuti, per poi fermarmi sul limitare di un boschetto a pochi chilometri dalla mia valle. Solitamente nessuno attraversava né quello né qualunque altro luogo in cui il nostro volo veniva intralciato - tra l'altro, all'interno del bosco filtrava pochissima luce - eppure, stranamente, quelle condizioni non mi disturbarono affatto. Non me ne resi nemmeno conto ed ero già nel fitto degli alberi.

*

Si tratta di eventi accaduti ormai molto tempo fa. Io, bambina di dieci o undici anni, non potevo nemmeno immaginare che in quel boschetto viveva, all'insaputa di tutti, il fantomatico Uriel, Arcangelo dell'Ovest.

Proprio mentre mi dirigevo inconsapevolmente verso di lui, l'arcangelo dell'Est - il suo mentore - era al suo fianco a tentare di calmarlo, mentre il piccolo Uriel soffocava a fatica i lamenti di dolore per una ferita agli occhi che si era appena procurato nel mondo umano. L'arcangelo Raphael stava sminuzzando per lui le foglie di una pianta dalle proprietà purificanti, ma non appena il suo protetto riuscì a riprendersi dal dolore gli chiese di imparare a farlo da solo, perché quella medicazione andava cambiata tutti i giorni e avendo ben due territori di cui occuparsi, Raphael non avrebbe potuto stargli accanto ogni volta. Mentre lo istruiva, gli chiedeva di provare a percepire le foglie accanto a lui, ma Uriel era un ragazzino proprio come me e non riusciva a sentire ancora nulla del suo territorio.

Poi il suo mentore si fermò per una visione, una di quelle che permettevano ai quattro arcangeli di venire in aiuto a noi protetti: Uriel che parlava con una bambina e che, acquisendo confidenza con lei, riusciva a percepirla anche senza poter vedere. Il suo allievo che imparava a percepire non solo l'ambiente circostante, ma perfino i suoi protetti, grazie a lei.

Capì subito che quella bambina stava per arrivare, e per non far perdere al suo protetto una tale opportunità decise di allontanarsi per non spaventarmi con le sue inconfondibili iridi dorate. Dorate come quelle che Uriel non avrebbe potuto mostrare per giorni, a causa della ferita.

Si congedò con poche parole frettolose: sta arrivando qualcuno. Lascialo fare, sarà un'ottima occasione di apprendimento.

Poi sparì nel nulla. Anche Raphael era abbastanza giovane - l'equivalente di un trentenne umano - e l'inesperienza gli aveva appena fatto commettere quello che per anni avrebbe considerato un imperdonabile errore. 

*****Angolo autrice*****

Ed eccomi qui con l'inizio dell'ultimo libro *_* non vedo l'ora di condividere con voi le vicende di Uriel e Azalee (alla fine mi avete convinta a lasciare il nome originale XD). Non avranno vita facile, questi due, ma credo proprio che sapranno emozionarvi :3. Ricordate di darmi ogni tanto un segno della vostra presenza, basta anche un *tap* tra i commenti e io sono contenta XD. Per qualunque chiarimento chiedete pure, aiuta anche me a capire cosa non ho specificato. Grazie di aver continuato a seguirmi :3. Ci vediamo mercoledì col capitolo 1!

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