55 - Il sogno di una vita

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Decisi di sparire dalla circolazione il giorno stesso dell'incidente con Claire. Da quel momento, iniziarono delle giornate molto, molto lunghe. Uriel doveva assentarsi tutti i giorni almeno qualche ora, o per i suoi protetti, o per mantenere i rapporti con la nostra povera amica, e lei aveva preso molto male la mia partenza. Uriel le aveva raccontato che avevo deciso di tornare nel mio paese dopo aver passato una lunga notte in osservazione in ospedale, e che non avevo in programma di tornare. Fu orribile sentirla piangere per me attraverso la porta chiusa della nostra casa...

Da quel giorno Uriel cercò di essere molto più presente con lei per paura che crollasse, anche se in realtà non accadde mai più. Non sapevamo se fosse dovuto alla lezione appresa dalla mia "fuga", ma dopo la mia finta partenza non accadde più nulla di rilevante.

Io sentivo spesso la sua mancanza, ma la cosa che mi faceva soffrire di più in assoluto era la reclusione in casa nei momenti in cui Uriel non era con me. L'idea di non poter uscire per chissà quanto tempo mi faceva mancare l'aria, mi sembrava che i muri mi si restringessero addosso. E come se non fosse abbastanza, Uriel si rendeva conto del mio stato e si sentiva terribilmente in colpa per me ogni volta che doveva allontanarsi.

«Questa vita è ciò da cui ho sempre tentato di proteggerti» mi disse un giorno, al colmo della frustrazione, subito prima di trasferirsi da uno dei suoi protetti.

Ero seduta sul nostro letto, mentre lui stringeva le mie mani tra le sue, inginocchiato di fronte a me per stare alla mia altezza.

«...E' la parte peggiore, perciò non devi vergognarti se non te la senti di continuare. Ti basta chiederlo e ti riporterò indietro immediatamente. Nessun altro angelo sopporterebbe mai tutto questo».

«Voglio stare con te, Uriel» gli risposi senza esitazione. Ma non bastò a farlo stare meglio.

«Lo so, ma forse il prezzo che stai pagando... è troppo alto».

Avvicinò il dorso della mia mano alle labbra per darmi un leggero bacio. Gli fu molto difficile lasciarla per trasferirsi via, mentre io restavo ferma a guardarlo sparire. Non avrebbe mai voluto lasciarmi sola, ma da qualche parte tra i mondi un suo protetto aveva bisogno del suo arcangelo e nessun altro avrebbe potuto aiutarlo. Faceva male anche a me vederlo andar via, ma mi andava bene. Avevo sempre saputo che la vita a cui aspiravo non sarebbe stata facile.

Durante la sua assenza riflettei molto sulle sue parole. Senza dubbio stavo vivendo un periodo difficile che si sarebbe ripetuto chissà quante altre volte, nel mio futuro, eppure l'idea di dover affrontare quelle condizioni vita non minava affatto le mie convinzioni. Per me sarebbe valsa la pena di stare così anche per sempre, se in cambio potevo restargli accanto.

In quel momento mi resi conto che i miei sentimenti per lui erano diventati forti come non mai, e finalmente, mentre ero ancora ferma su quel letto, sentii che il mio cuore apparteneva interamente ad Uriel e che Abel era ormai solo il ricordo di una bellissima storia conclusasi per sempre.

Davanti a quella consapevolezza, i miei sensi di colpa nei suoi confronti sembrarono sciogliersi come neve al sole, lasciandomi sentire, per la prima volta, che tutto stava andando esattamente come doveva andare.

Uriel tornò poco dopo. Mi vide sdraiata sul letto a riposare e venne a sedersi accanto a me, triste, ma quando mi salutò con lo sguardo pieno di rimorso, io lo ricambiai con un sorriso gioioso.

«Come fai ad essere così allegra?» si stupì.

Presi la sua mano, in cerca del coraggio di parlare chiaramente. Ora sapevo di amarlo con tutto il mio cuore e non avevo più motivo di trattenermi dal dirglielo.

«Sbagli a preoccuparti per me. Sono stanca, certo, ma sono felice».

Sembrava così tormentato... Invece di rispondermi si sdraiò al mio fianco, con il viso contro il mio e un braccio intorno alla mia vita. C'era stato un momento, tempo addietro, in cui Uriel aveva finto di volermi baciare e io non ero riuscita ad accettare il suo amore; stavolta, invece, mi sentivo finalmente libera di desiderare quel bacio, ed ebbi improvvisamente paura che fosse lui a non accettare me.

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