42 - La quiete prima della tempesta

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Miriam teneva le mie mani tra le sue, scioccata e anche spaventata dalle mie intenzioni.

«Ma Azalee, capisci di chi stiamo parlando? Non puoi stare con un arcangelo, non ti degnerà mai di uno sguardo mentre tutti agli altri avranno paura di te! Torna con noi, ti prego! Nessuno si opporrebbe, perfino Megan ti rivorrebbe nel gruppo, ormai siamo abbastanza cresciuti da capire che non possiamo spaventarci per un legame tanto effimero».

Esitai per un secondo. Avevo desiderato per anni di sentir parlare i miei amici in quel modo... ma ormai era troppo tardi per i compromessi.

«Ti ringrazio, Miriam, ma voglio stare con lui».

Era orribile vedere la sua preoccupazione per me. Mi avrebbe creduta per sempre al fianco di un essere gelido quando invece Uriel era il ragazzo più buono di questo mondo.

La mia amica cercò di sorridermi, ma gli occhi lucidi la tradivano. «Oh Azalee... sei di nuovo innamorata di lui, non è vero?».

Finsi un sorriso a mia volta. La risposta non era così facile, ma almeno sui miei sentimenti ero libera di essere sincera.

«Non lo so. Nel mio cuore il ricordo di Abel è ancora troppo vivido, ma l'unica persona senza la quale sento di non poter vivere è Uriel. E' così da sempre, lui è la mia anima gemella».

Lo dissi appositamente, nella speranza che Miriam accettasse quel nostro legame naturale come spiegazione alle incongruenze del mio racconto. Per mia fortuna fece esattamente il ragionamento che speravo.

«Deve essere così. Spiegherebbe com'è possibile che tu l'abbia sempre desiderato nonostante tutto, e anche perché lui ti accetti accanto a sé pur senza provare alcun sentimento. Ma credi davvero di poter essere più felice con una vita del genere, che con noi?».

«Sono sicura di sì».

La mia povera amica era sull'orlo delle lacrime. «D'accordo. Allora non insisterò più».

Miriam si arrese, come faceva ogni volta. Da quando ci eravamo incontrate era sempre stata dalla mia parte, aveva accettato tutte le mie scelte più pazze senza mai giudicarmi e senza mai tirarsi in dietro di fronte a ciò che più la spaventava. Non meritava tutto questo.

Decisi che era il momento di andare a parlare con gli altri, così avrei evitato alla mia povera amica almeno la responsabilità di dar loro una notizia tanto scioccante. Lei accettò con gioia e sollievo, e insieme ci dirigemmo alla Valle, dove tutto sembrava rimasto esattamente come una volta. I miei amici mi accolsero con calore dal primo all'ultimo, facendomi sentire che nonostante tutto non sarei rimasta isolata dalla realtà di una volta. Lì, però, percepivo la mancanza di Abel così intensamente che sembrava schiacciarmi...

Per l'ennesima volta feci un discorso al mio gruppo al completo, per la prima volta da sola. Li scioccai, ma alla fine anche loro accettarono la realtà delle cose. Megan, ancora scossa dalla partenza di Abel e molto più matura di un tempo, mi confermò a nome del gruppo che ormai non temevano più quel mio legame con il nostro arcangelo, perciò sarei stata libera di stare con loro ogni volta che lo avessi voluto. In realtà mi sembravano ancora molto spaventati, ma dovevano essere maturati abbastanza da capire che le paure andavano affrontate, e questo mi rese orgogliosa del mio vecchio gruppo.

Tornai dal mio arcangelo con il cuore più leggero. Lui sembrò sentirsi più sollevato di me dalla reazione dei miei amici e si complimentò per come ero riuscita a far quadrare la situazione attuale con la sua finta apatia, anche se a lui, naturalmente, non parlai di "anime gemelle"; sarebbe stato davvero troppo imbarazzante.

«La tua amica era terrorizzata, deve volerti davvero molto bene per essere arrivata fin qui» mi spiegò alla fine dal mio racconto, osservando la valle in lontananza. «E' venuta a parlarmi mentre dormivi, sarebbe stata disposta ad affrontarmi anche da sola».

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