All'inizio non fu facile abituarmi al mondo umano. La mia vecchia vita mi mancava, Abel mi mancava, ed essere nello stesso mondo di Uriel non mi stava aiutando a sentirlo più vicino. Il mio protetto era molto bravo a comprendere lo stato d'animo altrui e purtroppo se ne accorse in fretta; quando inevitabilmente mi perdevo nel pensiero di Abel e di Uriel, lui si preoccupava sempre molto per me e scavava nel mio passato con le domande insistenti che lui invece non accettava. Ma in fondo, pensai, se volevo creare con lui un rapporto di fiducia non mi restava che aprirmi, nella speranza che questo spingesse lui a fare lo stesso. Decisi di raccontargli la mia storia fin dal mio primo incontro con Uriel, e dopo avergli aperto il mio cuore il nostro legame divenne molto più forte di prima.
Scoprii presto che il Chris era così buono da preoccuparsi sempre per gli altri, ma che non riusciva in alcun modo a lasciar crollare la barriera dietro la quale nascondeva il suo dolore. Venni a sapere della morte di suo fratello solo grazie al padre, in un discorso capitato per caso a pranzo mentre ero presente anch'io. Quando il padre ne parlò, Chris sembrò sentirsi molto a disagio, disse subito di voler tornare in camera e lì sembrò aspettarsi domande scomode in qualunque momento. Ma io non gli chiesi nulla. Non sarebbe stato costruttivo tirargli fuori la verità controvoglia.
Come speravo, alla fine le cose vennero da sé. C'era un momento della giornata, quando nella mia vita di angelo di solito già dormivo, in cui il mio protetto si ritirava abitualmente nella sua stanza e il padre gli dava la buonanotte senza più entrare. A quel punto non c'erano più lezioni, compiti o amici; Chris accendeva una piccola luce calda che mi ricordava quella che un tempo Uriel aveva creato nel bosco per me, e dedicava quel tempo solo e soltanto a noi due.
«Si chiamava Jeremy» iniziò una di quelle sere, cogliendomi di sorpresa. «Lui non era solo mio fratello, era... tutta la mia famiglia».
Mi diede le spalle non appena si accorse di avere gli occhi lucidi. Proprio come Abel, Chris cercava sempre di mostrarsi forte, anche quando stava male.
«Mi dispiace di non avertelo detto prima. Non volevo che lo scoprissi così, è che devo ancora... abituarmi all'idea. Puoi perdonarmi?».
Andai a sedermi sul letto accanto a lui, tenendo lo sguardo basso per rispettare il suo desiderio di non guardarci.
«Non devo perdonarti nulla, Chris. Vorrei conoscere il tuo passato perché ti voglio bene e desidero aiutarti, ma tu non hai alcun obbligo nei miei confronti».
Finalmente accettò di voltarsi a guardarmi, e nella penombra della piccola lampada iniziò a raccontarmi di quando era felice in quella stessa casa con i genitori e il fratello. Poi però mi raccontò della separazione dei suoi e del conseguente trasferimento nel paese di sua madre, di tutte le cattiverie che lei diceva ai figli a proposito del padre - che lui temeva per questo - e infine del disturbo psichiatrico di lei, che aveva portato i due fratelli ad andare a vivere da soli. Almeno fino a che anche suo fratello non se n'era andato, stavolta per sempre.
«Tutto ciò che ha fatto Jeremy è stato per proteggere me dai nostri genitori. Lui era forte e avrebbe saputo come difendersi dagli scatti d'ira di nostra madre, mentre io ero solo un quattordicenne gracile e spaventato. Appena è diventato maggiorenne ha lasciato gli studi ed ha accettato un lavoro pericoloso in un cantiere per poter mantenere entrambi, e alla fine è morto proprio per questo, in un incidente sul lavoro di cui tutti si sono lavati le mani».
Mentre ancora cercavo le parole giuste per confortarlo, Chris mi stupì posando il viso sulla mia spalla. Non si era mai mostrato tanto vulnerabile quanto in quel momento.
«E' tutta colpa mia, Azalee... Jeremy era su quell'impalcatura per colpa mia».
Quel giorno compresi che a logorarlo, più della solitudine stessa, era il senso di colpa. Vederlo soffrire a quel modo senza riuscire a fare nulla mi fece così male che ci ritrovammo a piangere insieme, l'uno accanto all'altra, mentre il mio protetto riusciva ad affidarsi a me per la prima volta. Ignorai le mie lacrime e lo abbracciai, accarezzando i suoi capelli fino a che non lo sentii calmarsi, almeno un'ora dopo. Finalmente adesso capivo... Chris non riusciva a parlare di suo fratello perchè si sentiva responsabile della sua morte, nonostante fosse un pensiero del tutto irrazionale. Dovetti lottare per mesi interi, prima di riuscire a farglielo abbandonare.
STAI LEGGENDO
My Archangel
FantasyIn un mondo parallelo al nostro, simile ad un paradiso terrestre, vivono angeli dalle candide ali molto più simili agli esseri umani di quanto potremmo immaginare. Ogni angelo trascorre la sua vita in tranquillità, attendendo con ansia di poter inc...