47 - Esercitazione

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Restai in attesa di Uriel per qualche ora, osservando nel frattempo gli umani che passavano e tutto ciò che poteva insegnarmi qualcosa di utile. Lui tornò nel tardo pomeriggio, stanco ma soddisfatto; era riuscito a elaborare un piano nei dettagli e aveva già preparato tutto l'occorrente, ma avrebbe potuto agire solo l'indomani, perciò fummo costretti a passare la notte nel mondo umano così come aveva previsto.

Le ore notturne trascorsero in fretta, e all'alba Uriel si trasformò in umano per mettere in atto il suo piano. Stavolta non aveva l'aspetto di David: i lineamenti del viso erano più duri, i capelli mossi e la corporatura più esile. Sembrava molto più grande di quanto era realmente...

«Sei cambiato» mi stupii, mentre con i polpastrelli sfioravo la sua guancia dalla barba curata.

«Sì, modifico sempre il mio aspetto, altrimenti gli angeli si passerebbero la mia descrizione e imparerebbero a riconoscermi. Molto presto insegnerò a farlo anche a te, con il giusto esercizio possono riuscirci tutti».

Che voce strana... faticavo a riconoscere in lui il mio Uriel, e fu anche peggio quando il ragazzo dagli occhi castani che stava impersonando iniziò a fingere di non vedermi, proprio come era costretto a fare un tempo Chris. Lo lasciai andare via mantenendo il sorriso, ma la sensazione di solitudine tornò non appena lui sparì all'orizzonte.

*

«Si chiama Allen» mi raccontò ore dopo, quando finalmente tornò da me. «Non sta affatto bene. Si è visibilizzato per non lasciare da solo il suo protetto in un luogo di pessima fama, e infatti hanno incontrato cattive compagnie non appena hanno attraversato insieme le strade buie della periferia. C'è stata una vera e propria rissa. Sono riusciti a difendersi, ma Allen ha perso conoscenza per un colpo alla testa e i passanti che li hanno visti hanno chiamato l'ambulanza. A quel punto il suo protetto non poteva fare più nulla per aiutarlo».

«Te lo ha raccontato lui?» mi stupii. Di solito nessuno parlava così tanto ad un arcangelo.

«Sì, la situazione lo spaventa molto più di me. Inoltre mi ha pregato di impedire al suo protetto, Oscar, di entrare nell'ospedale, perché lui sta provando a farlo uscire, ma di questo passo lo collegheranno all'identità misteriosa del suo angelo e finirà nei guai. Allen, al momento, sta fingendo di non ricordare nulla».

«E ora cosa accadrà?». Mi veniva l'ansia solo a pensarci.

«Nulla di preoccupante. Adesso Oscar è con altri umani, appena resterà solo gli parlerò e poi tornerò ad occuparmi di Allen».

Uriel si rese conto della preoccupazione che stavo provando per lui e per i suoi protetti. Mi avvolse con la sua grande ala per rassicurarmi, poi sfiorò il mio viso per farsi guardare.

«Non preoccuparti, Azalee, per me queste situazioni sono all'ordine del giorno. So perfettamente come risolverle».

Il suo sorriso sereno riuscì a calmarmi in pochi istanti. Ero davvero felice che ormai non affrontasse più i suoi compiti con le stesse difficoltà e le stesse ansie di un tempo. Mi appoggiai al suo petto, sorridendo per fargli capire che andava tutto bene. Mi dispiaceva per quei due, ma non dubitavo delle sue capacità di risolvere la situazione.

Uriel raggiunse Oscar non appena sentì che era solo, e quando fece ritorno da me mi accolse tra le sue braccia per raccontarmi tutto ciò che era accaduto. Era andato a parlargli usando la sua forma naturale, e anche se all'inizio non voleva ascoltarlo, alla fine Oscar aveva accettato di affidarsi a lui ammettendo la sua disperazione. Dopo averlo calmato, il mio arcangelo si era recato nell'ospedale in forma umana per chiudere la questione una volta per tutte. Non compresi bene le spiegazioni relative ai documenti e alle false dichiarazioni di cui si era occupato, ma era riuscito a cancellare tutte le tracce di quello che agli occhi umani era un vero mistero. Poi era tornato da Allen in veste di suo parente appena rintracciato per portarlo fuori di lì.

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