38 - Linea di confine

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Da quel momento cambiò ogni cosa. Finalmente seppi che con la partenza di Abel non avrei perso anche Uriel e che avrei perfino potuto stare con lui senza infastidirlo con la mia presenza. Era così bello che non riuscivo più a smettere di piangere dalla gioia.

Uriel continuò a tenermi stretta tra le sue braccia, lasciando che mi calmassi. Il suo corpo non aveva più nulla a che fare con il bambino dei miei ricordi, aveva spalle larghe e braccia forti, che mi strinsero per ore, mentre io iniziavo a guardare la mia vita in quella nuova incredibile prospettiva. Non volli allontanarmi da lui nemmeno quando mi accorsi che stavo crollando dal sonno, lo avevo desiderato troppo e troppo a lungo.

Mi risvegliai sotto la calda luce del mattino, ancora tra le sue braccia. Anche Uriel era sveglio, mi stava guardando con aria un po' preoccupata. Che strano, quando mai si mostrava preoccupato? Perciò aveva davvero smesso di nascondermi le sue emozioni...

Mi lasciò allontanare quel tanto che bastava per guardarmi. «Stai bene?».

«Certo, sto bene» gli confermai, nonostante non fosse del tutto vero.

Le sue labbra si piegarono in un meraviglioso sorriso tranquillo - avrei osato dire quasi imbarazzato - ma la sua preoccupazione sembrava tutt'altro che sparita. Distolsi lo sguardo per guardarmi intorno e vidi che Abel stava dormendo accanto a noi. Doveva essersi alzato durante la notte, e probabilmente, mentre dormivo, lui aveva parlato con Uriel di diverse cose.

Sentii un nodo stringermi la gola. Ecco perché Uriel era tanto preoccupato.

«E' arrivato il momento, non è vero?» compresi.

«Sì. Oggi lo porterò da lei». Strinse le mie mani tra le sue, atterrito da quel pensiero almeno quanto me. «Resta con lui, Azalee, sono le ultime ore. Io ho bisogno di incontrare gli altri arcangeli per prepararmi alla trasformazione».

Lasciò le mie mani per poi alzarsi con movimenti stanchi, mentre il suo corpo iniziava già a illuminarsi.

Io annuii appena. Sapevo già che avrebbe avuto bisogno di loro; gli arcangeli riuscivano a regolare il loro assorbimento e rilascio di energia dal sole a comando, ma ciò che stava per fare Uriel era di una tale portata che tutta l'energia che il suo giovane corpo avrebbe potuto assorbire non sarebbe stata sufficiente. Aveva bisogno che gli altri arcangeli gli infondessero parte della loro, che lui avrebbe potuto tollerare dentro di sé per qualche ora al massimo.

Molto presto avrei scoperto che l'autoregolazione della propria energia, nelle sue molteplici forme, era la capacità che stava alla base di ogni singolo potere degli arcangeli; la luce dorata che emanavano quando li usavano era quella stessa energia che si dissipava, inoltre influiva sulla loro crescita, sulla potenza fisica... perfino i loro occhi erano dorati a causa di essa. Questa era l'unica, vera differenza tra angeli e arcangeli.

Non appena Uriel non fu più lì, dovetti impormi con dei lunghi respiri di restare calma e lucida. Avrei avuto tutta la vita per stare con il mio arcangelo, ma ad Abel stavo per dire addio, perciò mi voltai e andai accanto al compagno della mia infanzia per pensare solo e soltanto a lui. Accarezzai le sue ali come un tempo facevo spesso... ne avevamo passate tante, insieme; tutta la nostra breve vita. Non riuscivo ancora ad immaginarmi senza di lui, ma al suo fianco ci sarebbe stata la mia protetta e lei era tutto ciò di cui Abel aveva bisogno per essere felice, perciò andava bene così. In fondo lo stesso era per me, ma sapere che sarei potuta restare con il mio arcangelo non mi faceva pesare di meno la perdita di Abel.

Lo baciai piano sulla fronte mentre ancora dormiva, resistendo alla tentazione un bacio di addio sulle labbra solo per rispetto di Sarah e di Uriel. Il mio cuore era spaccato esattamente a metà: mi sembrava di amarli entrambi, ma proprio per questo sapevo di non amare più nessuno dei due, almeno per il momento.

My ArchangelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora