31 - Il tutto per tutto

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Avevo immaginato in migliaia di modi diversi il momento in cui avrei rivisto Uriel, ma questo... questo era al di fuori di ogni mia più fervida immaginazione.

Le mie gambe cedettero non appena gli occhi color sabbia di David incrociarono i miei, che un umano non avrebbe dovuto poter vedere. Ora non potevo più dubitarne... era lui, Uriel era davanti a me dopo quasi quattro maledetti anni di distanza.

«Sciocca, perché ci tieni tanto a finire in mezzo a questa storia?» mi stava già rimproverando.

Si alzò dal suo letto umano per venire verso di me, che mi ero accasciata a terra, improvvisamente priva di forze. Non riuscivo a parlare, non riuscivo ad accettare che Uriel fosse stato costretto a quell'orribile vita per quattro lunghissimi anni. Lui era sempre stato con noi, sempre. Aveva sacrificato interi anni della sua vita pur di tenerci al sicuro... non perché eravamo i suoi amici che ormai a malapena ricordava, ma perché eravamo suoi protetti, come tutti gli altri.

Che sciocca, perché me ne stupivo? Fin da bambino aveva sempre messo tutto se stesso nel suo compito di arcangelo, e io avevo sempre saputo che, nonostante quell'orribile freddezza, Uriel era la persona più buona e altruista che avessi mai incontrato. Per questo lo avevo amato così tanto.

«Hai ragione, sono io» riprese davanti al mio silenzio. «Oggi stesso porterò via Abel da questo mondo, e ora che lo sai non posso lasciarti uscire di qui»

In qualche modo trovai la forza di rialzarmi. Uriel mi raggiunse e prese il mio braccio con la stessa delicata fermezza di quando ero umana; mi stava impedendo di andare via, credeva davvero che fossi arrivata a tanto solo per poi fuggire?

«Ma non preoccuparti, ormai manca poco» riprese.

Guardava nel vuoto anche mentre mi parlava. Mio Dio, lo stesso identico sguardo assente di una volta nonostante la forma umana...

Mi tirò leggermente il braccio per condurmi verso il divano, nella stanza accanto, ma io ero così tesa che a malapena mi tenevo in piedi. Uriel lo capì subito e senza una parola mi aiutò a spostarmi, sostenendomi appena.

In quel momento, mentre sentivo sulle mie spalle le sue mani grandi e salde, provai così tante emozioni tutte insieme che non riuscii più nemmeno a pensare.

Non appena mi lasciò sul divano mi trovai a chiedermi con un nodo alla gola se avrei potuto provare ancora la bellissima sensazione del contatto con la sua pelle, che tanto mi era mancato. Lui, nel frattempo, si stava già allontanando da me per tirare le tende alla finestra che dava sulla casa di Sarah.

Restai a guardarlo, come incantata i suoi movimenti sicuri e precisi. Ero determinata a parlargli, ma come al solito il mio corpo non riusciva a stare dietro alle mie intenzioni e per il momento riuscivo solo a tremare come una foglia. Lui, invece, non mostrò alcun turbamento e si limitò a guardarmi. Non negli occhi, ma... faceva caso alle mie condizioni. Faceva caso a me.

«Non sentirti male adesso, Azalee. Nelle prossime ore non avrei modo di aiutarti».

Sussultai. La sua frase rivolta al vuoto suonò più dolce del rimprovero che avrebbe voluto farmi, più dolce di qualunque frase mi avesse rivolto negli ultimi cinque o sei anni. Da quanto tempo, ormai, potevo solo sognare tutto questo? Mi sembrava passata una vita intera.

«Uriel, io...».

Tentai di alzarmi per andare a parlargli, ma mi fermò immediatamente.

«Ferma. Resta lì». Il suo tono intransigente non permetteva repliche.

Restai immobile, mentre lui spiava l'esterno attraverso le tende tirate.

«Speravo di mantenere il segreto con Sarah, ma ora che tu lo sai è impossibile che lei non lo capisca».

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