25 - Time-lapse

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Dei giorni seguenti ricordo solo che erano tutti uguali. Giorno e notte si susseguivano l'uno dopo l'altra mentre io riuscivo solo a piangere o a restare seduta sull'erba, immobile. Continuavo ossessivamente a immaginare Uriel in quel mondo ostile a occuparsi di completi estranei, senza dedicare più il minimo pensiero i due amici che aveva lasciato indietro con la sua infanzia.

Miriam e gli altri vennero a farci visita spesso, ma nessuno, nemmeno Abel, riuscì a farmi reagire.

Poi, un giorno, realizzai con orrore che erano passati dei mesi, e che per tutto quel tempo Abel era rimasto completamente solo a prendersi cura dell'automa che ero diventata, tutto ciò che ormai era rimasto della sua "famiglia". Anche lui aveva perso Uriel per chissà quanto tempo, forse per sempre, e invece che stargli vicino come lui faceva con me, io avevo raddoppiato il suo fardello.

Così, mi imposi di reagire per il suo bene. Accettai di fare delle visite ai nostri amici insieme a lui e cercai in tutti i modi di percepire il loro affetto per me, ma passarono altri mesi prima che riuscissi a tornare me stessa almeno all'apparenza. Abel, invece, si riprese molto più in fretta di me; crescendo divenne sempre più entusiasta di affrontare i viaggi sognati da sempre, così provai ad assecondare il suo entusiasmo per farlo contento, e scoprii che i piccoli viaggi, in effetti, distraevano anche me. Inoltre, crescendo iniziai a pensare sempre più spesso alla mia protetta. Sapevo che sarebbe somigliata a me e la immaginavo a sua volta perdutamente innamorata di qualcuno di irraggiungibile. Ora, sapendo che tutto è andato bene, sorrido all'idea di quanto sbagliato eppure quanto esatto fosse il mio pensiero.

Trascorsero quasi due anni prima che riuscissi finalmente ad accettare i sentimenti di Abel per me. Non erano mai stati un segreto per nessuno, e io non potevo più continuare a tenerlo in quell'impasse. Lui non voleva proprio saperne di lasciarmi perdere per vivere la vita allegra e spensierata che meritava, perciò mi dissi che potevo accettare i suoi sentimenti per vedere felice almeno lui. Sapevo con certezza che una parte del mio cuore sarebbe appartenuta ad Uriel per sempre, ma con la forte razionalità che stavo sviluppando riuscivo anche a pensare che non potevo fossilizzarmi su qualcuno che a malapena tollerava la mia vicinanza, soprattutto mentre Abel soffriva a causa mia. E poi se, come era prevedibile, il mio amico avrebbe incontrato un giorno la sua anima gemella, mi sarebbe bastato farmi da parte augurando loro ogni felicità.

Non dovetti attendere molto. Un pomeriggio, mentre ci riposavamo da un lungo volo ai piedi di un albero, ci trovammo sdraiati un po' più vicini del solito, e non appena ci voltammo l'uno verso l'altra per parlare, le nostre labbra si trovarono così vicine che fu impossibile far finta di nulla.

Abel stava crescendo come il ragazzo perfetto: buono, forte, di bell'aspetto e sempre sorridente. Eppure, mentre i nostri visi erano sempre più vicini, sussultai nell'accorgermi che le uniche labbra che desideravo erano ancora quelle irraggiungibili del mio arcangelo.

Non potevo mentire su una cosa così importante.

«Mi dispiace, Abel, io... non riesco a dimenticarlo» ammisi piena di vergogna. Avrei voluto piangere dalla frustrazione.

Il mio povero amico non si risentì delle mie parole. Al contrario, mi sussurrò in risposta con un tono comprensivo, senza nemmeno allontanarmi.

I suoi occhi verde scuro catturarono i miei. «Lo so».

Riuscì a sorridermi nonostante tutto. Lentamente, le sue labbra trovarono le mie, e con un bacio passionale Abel riuscì a trasmettermi tutto l'amore che aveva sempre provato per me. Un amore che accettai solo e soltanto perché lui meritava la felicità.

*

All'inizio il senso di colpa per l'ambiguità dei miei sentimenti mi divorò, ma col passare del tempo il mio carattere razionale mi permise di rinchiudere il bellissimo ricordo del mio arcangelo in un angolo della mia mente, e Abel riuscì finalmente a conquistare il mio cuore.

Tornai ad essere relativamente serena. Pensavo ad Uriel tutti i giorni, ma senza più soffrire come prima. Con Abel, inevitabilmente, ne parlavamo spesso, e questo aiutava sia me che lui.

Godemmo di bellissime giornate insieme, io e lui soli, pronti a partire ogni giorno per una meta diversa o semplicemente a ridere e scherzare con il nostro gruppo, con cui eravamo di nuovo affiatati pur non vivendo più insieme.

Purtroppo, però, la nostra pace non durò a lungo.

Le prime nuove preoccupazioni nacquero da alcune discussioni tra di noi; all'inizio non duravano molto, uno dei due si arrendeva per quieto vivere e riprendevamo la nostra vita tranquilla, ma col trascorrere dei mesi le liti divennero sempre più frequenti.

Con la crescita eravamo cambiati entrambi: Abel era sempre più emotivo e spesso agiva senza pensare, io invece ero diventata l'esatto opposto e proprio non riuscivo ad accettare che lui affrontasse le situazioni in maniera inadeguata solo perché era convinto di non poter fare diversamente.

Ora capisco cosa provava Abel durante quelle discussioni e mi pento di aver preteso che ragionasse come me, ma in quegli anni vedevo il mio metodo come giusto e il suo come sbagliato, e questo faceva impazzire entrambi.

Tra di noi si creò una certa tensione, in più Abel perse completamente la voglia di parlare di Uriel e, per quanto fossi ormai riuscita ad allontanarlo dai miei pensieri, non riuscivo ad accettare che scomparisse perfino nei nostri dialoghi come se non fosse mai esistito.

Purtroppo non potevo capire il vero motivo del silenzio di Abel. C'erano troppe cose che non sapevo e che stavano creando, nel mio fidanzato, dei sensi di colpa insormontabili: il nostro rapporto era in crisi e Abel sentiva di aver profondamente deluso il suo arcangelo, che aveva sacrificato i suoi sentimenti per affidarmi a lui, convinto che Abel avrebbe potuto donarmi una vita molto più serena. Invece, ormai, tra di noi c'era ben poca serenità.

L'errore stava unicamente nella pianificazione di Uriel, ma Abel colpevolizzò se stesso per questo, e lo fece per molto tempo.

*

Sentire la mia protetta per la prima volta fu un conforto enorme. Mentre ero sola alle rocce, improvvisamente sentii delle emozioni forti e impetuose. Era lei, non avevo dubbi, e se avevo iniziato a sentire le sue emozioni significava che a breve avrebbe avuto bisogno di me. A pensarci bene era una strana coincidenza, anche Abel aveva vissuto la stessa situazione solo pochi giorni prima.

Quel mattino sarebbe cambiato tutto. Dopo essere sparito per ore, il mio fidanzato si presentò davanti a me con uno sguardo terreo e mi disse, con la voce intrisa di dolore, che era arrivato il momento di parlare.

Riuscì ad esplicitare tutto in una maniera così chiara che mi lasciò senza parole. Non so chi di noi due aveva capito per primo che il nostro fidanzamento non era più costruttivo, ma lui fu l'unico che riuscì ad accettare il fatto che portarlo avanti non aveva senso. Eppure io lo amavo ancora, ma di quell'amore razionale rimastomi dopo che Uriel aveva portato via con sé il mio cuore. Sapevo bene che non c'erano più le premesse per una normale vita di coppia, ma ero convinta che avremmo ancora potuto distruggere e ricostruire il nostro rapporto per intero, invece Abel volle chiuderlo definitivamente, senza lasciarmi alcuna scelta.

Mi salutò poco dopo con un abbraccio stanco, dicendomi che stava per andare dal suo protetto e che mentre lui non c'era dovevo stare da sola il meno possibile. E mi disse anche che, nonostante non fossimo più fidanzati, avrei sempre potuto contare sul suo appoggio e sul suo affetto. Ma io questo lo sapevo già.

Non appena rimasi sola mi scoprii più forte di com'ero un tempo. Abel mi mancava da morire, ma il nostro non era un addio definitivo ed ero decisa a riconquistare il suo cuore una volta tornati nel nostro mondo, sicura che l'esperienza con i nostri protetti ci avrebbe fatti maturare abbastanza da ricominciare da capo.

Mi diedi da fare per salutare i miei amici e mi preparai per il mio Viaggio. Sognavo quel momento fin dalla nascita... Quando sentii che la mia protetta mi stava chiamando a sé, trovai ad avvolgermi una luce bianca, diversa da quella calda di Uriel. Nonostante tutto ero felicissima: avrei finalmente incontrato la ragazza umana per cui ero nata e sarei stata nello stesso mondo di Uriel e di Abel.

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