Ritornando nel bosco, il giorno dopo, trovammo Uriel vicino al fiume, sdraiato fiaccamente sull'erba. Sembrava... esausto. Ci sentì arrivare e si mise subito seduto per salutarci col sorriso allegro del giorno precedente, ma non si alzò in piedi. Inoltre, i suoi occhi erano arrossati come se fossero stati troppo esposti alla luce, e dire che proprio il giorno prima ci aveva detto di dover restare nell'ombra del bosco perché erano ancora troppo sensibili. Forse qualcosa lo aveva costretto ad uscire. Qualcosa o... qualcuno.
Solo in quel momento, due giorni dopo aver scoperto la sua identità, arrivai a chiedermi quanto potesse essere dura la vita di un arcangelo.
Mi avvicinai a lui in silenzio, per poi sedermi al suo fianco sull'erba. «Oggi sei andato nel mondo umano, vero? E' per questo che sei così stanco?» immaginai.
«Già».
«Per aiutare i tuoi protetti?». Abel, come al solito, non si faceva problemi a fare domande.
«Sì. Ormai sono guarito, mi dovrò assentare spesso».
«Quanto spesso?» mi preoccupai.
«Dipende, può capitare più volte in un giorno o non capitare nulla per una settimana».
«Deve essere stressante...».
Non immaginavo che gli arcangeli dovessero intervenire così di frequente, e scoprii di odiare l'idea che proprio lui, fra tutti, avesse sulle proprie spalle tutte quelle responsabilità.
«Non preoccuparti, ci sono abituato. E poi Raphael mi aiuta».
Lo disse pensando di tranquillizzarmi, invece io mi irrigidii al solo sentire quel nome. Stava parlando dell'arcangelo Raphael, molto più grande e potente di lui.
«Quindi è vero che lui è il tuo mentore!» si entusiasmò Abel. «Qualcosa di quello che si dice in giro è esatto».
«Certo, lui mi ha insegnato tutto ciò che so».
«E' l'Arcangelo dell'Est, giusto? Vive davvero così lontano?» si incuriosì.
«Certamente, ma può viaggiare tra i territori così come tra i due mondi, per cui la distanza non è un problema».
«E anche tu puoi farlo?» mi stupii. L'idea che qualcuno potesse scomparire per riapparire da un'altra parte era estremamente inquietante.
Uriel annuì come se quella fosse una cosa normalissima. Preferii celargli il disagio che mi procurava la sola idea e, senza nemmeno accorgercene, finimmo di nuovo a parlare di tante cose nuove su di lui e sugli esseri umani. Uriel capiva la nostra curiosità e sembrava anche avere tanta voglia di condividere le sue esperienze - almeno per quel poco che poteva raccontarci - ma stavolta la mia mente si soffermò su ciò che non diceva: sul fatto che quella mattina, così come tante altre volte, aveva visto uno dei suoi tantissimi protetti soffrire e avere un disperato bisogno di aiuto, o sul fatto che era andato in suo soccorso nonostante gli occhi ancora troppo sensibili alla luce; poi immaginavo loro che reagivano come me davanti alla sua apparizione... Quanto male gli facevamo, ogni volta? E se il suo carattere era davvero questo... Quanto gli sarebbe costato punire chi non rispettava i suoi ordini o, peggio, chi trasgrediva alle leggi capitali?
Non riuscii a trattenermi. «Com'è possibile che tutti quelli che vi incontrano dicono che siete freddi e spaventosi? Non è giusto! Dovrebbero esservi tutti grati, non spaventati».
Questo si diceva degli arcangeli, nonostante loro non punissero solo chi trasgrediva alle regole ma si occupassero anche di risolvere qualunque situazione dalla quale un comune angelo non sarebbe uscito indenne da solo.
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My Archangel
FantasyIn un mondo parallelo al nostro, simile ad un paradiso terrestre, vivono angeli dalle candide ali molto più simili agli esseri umani di quanto potremmo immaginare. Ogni angelo trascorre la sua vita in tranquillità, attendendo con ansia di poter inc...