Mi ritrovai ad indietreggiare in un lamento di paura, senza assolutamente pensare a ciò che stavo causando, con la mia reazione, al bambino dagli occhi chiari che poteva guardarmi per la prima volta solo in quel momento.
Nulla mi aveva mai ferito quanto la tua reazione di quel giorno, nonostante già sapessi che sarebbe andata così. Lasciarti guardare i miei occhi mi era sembrata la cosa più difficile che avessi mai fatto in tutta la mia vita. Tu tremavi moltissimo, stavi reagendo anche peggio degli angeli ai quali andavo in aiuto. Ti avevo terrorizzata e soprattutto delusa.
«Non è possibile, questo non è possibile, non puoi essere un arcangelo!» quasi urlai.
Davanti al suo sguardo intenso, rivissi in pochi secondi tutto ciò che avevamo fatto e detto in quei giorni insieme. Tutto quello che avevo fatto.
Se l'avessi saputo non mi sarei mai permessa di trattarlo come un mio pari, di insistere nelle discussioni, di rifugiarmi tra le sue braccia, di... prenderlo in giro. Offendere un arcangelo era un comportamento inammissibile, si poteva incorrere in guai enormi.
Crollai a terra, sconvolta. Quando realizzai anche che il mio Uriah non era mai esistito, scoppiai in un pianto disperato.
«Dovevi dirmelo. Avevo il diritto di sapere che mi stavo rivolgendo a te, non mi sarei mai permessa di parlarti in questo modo!». E di affezionarmi così tanto.
I suoi occhi dorati adesso erano vitrei. «Mi dispiace, Azalee».
Mi maledissi per ciò che avevo fatto. Eri in quello stato a causa della mia debolezza, perché non avevo trovato il coraggio di andare via. Raphael aveva passato intere ore a cercare di convincermi che era meglio andarmene prima che tu scoprissi tutto, e aveva ragione. Lasciarti credere che non mi importava di te sarebbe stato comunque meglio che ridurti in quello stato.
Io invece non riuscivo nemmeno a immaginare cosa stava provando il piccolo arcangelo che ora fissava il vuoto in silenzio. Riuscivo solo a chiedermi cosa avrei dovuto fare e se mi avrebbe punita per il modo in cui mi ero comportata. Mi avrebbe portato via le cose più importanti che avevo? Mi avrebbe esiliata dall'Ovest? Questo si raccontava degli arcangeli, ma io non sapevo cosa stavo facendo, non meritavo alcuna punizione.
Dovevo calmarmi.
Feci un lungo respiro e mi arresi a dire addio al mio Uriah, al mio amico mai esistito. Certo che non aveva più interesse a vedermi, una volta guarito; la sua era stata tutta un'enorme bugia. Mi aveva mentito perfino sul suo nome.
«Posso... andare via?». Non ero sicura di poter prendere l'iniziativa davanti a un arcangelo.
Lui ora mi guardava senza tradire alcuna reazione. «Non hai bisogno del mio permesso».
Mi alzai in silenzio, tremante ma di nuovo salda sulle mie gambe. Quelle iridi chiare davano al suo viso un effetto del tutto nuovo... come potevano essere allo stesso tempo così spaventose e così belle? Eppure facevo fatica a guardarlo negli occhi per più di un secondo, non ero nemmeno sicura di potermi permettere di farlo.
«Ti chiedo perdono, Arcangelo Uriel. Non mi sarei mai permessa di trattarti come un mio pari, se avessi immaginato la verità».
Chinai il capo in segno di scusa, poi mi girai e corsi via, prendendo il volo non appena quei soffocanti alberi lasciarono posto all'aria e al sole. Mi sentivo tradita, sola e spaventata, ma Uriel in quel momento soffriva molto più di me: era rimasto immobile accanto al fiume, mentre il suo mentore lo stava raggiungendo dopo aver sentito empaticamente il suo dolore. Raphael impiegò intere ore per riuscire a calmarlo.
*
Vidi Abel da lontano, impegnato in una tranquilla conversazione con due dei suoi migliori amici. Ma non potevo andare da loro, avevo gli occhi gonfi di pianto e non volevo assolutamente che gli altri nostri amici scoprissero cosa avevo fatto. Dovetti aspettare da sola fino a che non li vidi separarsi, poi raggiunsi subito il mio amico, che non appena mi vide in quello stato mi trascinò in un lontano spiazzo d'erba per parlare indisturbati. Era preoccupatissimo, e io peggiorai il suo stato scoppiando a piangere di nuovo.
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My Archangel
FantasyIn un mondo parallelo al nostro, simile ad un paradiso terrestre, vivono angeli dalle candide ali molto più simili agli esseri umani di quanto potremmo immaginare. Ogni angelo trascorre la sua vita in tranquillità, attendendo con ansia di poter inc...