20 - Nuova vita

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Il primo risveglio accanto a entrambi fu meraviglioso. Mi destai tardi perché la luce nel bosco era perennemente filtrata dagli alberi, ma almeno ero ben riposata. Abel dormiva ancora profondamente accanto a me, mentre Uriel era sveglio, seduto in silenzio a poca distanza da noi. Incrociai i suoi occhi stanchi e corsi ad abbracciarlo senza nemmeno rendermene conto, rossa di vergogna al pensiero di tutti i discorsi e i gesti del giorno precedente. Lui capì subito come mi sentivo e ne approfittò per sdrammatizzare la situazione.

«Sembri imbarazzata» mi stuzzicò con un sorrisetto divertito.

Dovetti coprirmi il viso con le mani. Ormai non eravamo più propriamente bambini e ogni tanto capitava di fare battute del genere, ma di solito era Abel a cominciare.

«Oh, smettila».

«Ok, ok, scusami» ridacchiò.

Mi sfiorò il mento in modo che rialzassi lo sguardo su di lui. Mi sentivo in imbarazzo, ma la sua espressione era già tornata seria.

«Come stai, adesso?». Pensava ancora alla discussione con i miei amici...

«Sto bene».

Il mio sorriso sincero lo tranquillizzò, anche se non potevo dimenticare ciò che stavo sacrificando per essere lì. Mi appoggiai a lui e mi concessi di pensare al mio gruppo solo per un minuto, immaginando i miei amici mentre si svegliavano senza di noi e capivano quale scelta avessimo fatto. Immaginai il chiacchiericcio e le lamentele, la ritrovata tranquillità di Peter e il rimpianto di Megan. E Miriam... dovetti costringermi a non pensare a lei per non mostrare ad Uriel il peso di quella perdita.

Chiusi la mente ai pensieri tristi e mi dedicai solo al mio arcangelo e alla nostra nuova vita tutti e tre insieme. Attesi insieme a lui che Abel si svegliasse, poi andammo a bere al fiume e ci fermammo lì a chiacchierare. Parlammo per ore, insegnammo ad Uriel i giochi che facevamo spesso al mattino con gli amici ed esplorammo i dintorni con calma, senza dover pensare al tempo che correva via.

Mi abituai subito alla nostra nuova routine con lui.

La nostalgia del vecchio gruppo arrivò per entrambi solo un paio di giorni dopo la separazione. Abel riusciva a nasconderla perfettamente ad Uriel, ma non poteva ingannare me che lo conoscevo così bene. D'altronde, nessuno dei due voleva che il nostro amico venisse a saperlo, così ci decidemmo a prendere l'argomento solo quando Uriel ci lasciò soli per uno dei suoi viaggi.

«Hai nostalgia, non è vero?» si accorse Abel, visto che anche lui mi conosceva alla perfezione.

Stavamo lanciando i sassi nel fiume per farli rimbalzare fino alla riva opposta, un gioco che Abel faceva spesso con uno dei suoi amici più cari.

«Un po'» dovetti ammettere. «Non tornerei mai indietro, ma mi manca Miriam, e anche Christel, Kaelee e gli altri».

Il viso di Abel esprimeva gli stessi sentimenti. Se non fosse stato per seguire me, probabilmente avrebbe dovuto pensarci a fondo, prima di prendere una decisione.

«Andiamo a trovarli» gli proposi, ignorando la fitta allo stomaco dovuta ai sensi di colpa.

Dopo due giorni di distanza eravamo sicuramente tutti più calmi, e poi i nostri amici dovevano essere in pensiero per noi.

Abel accettò con entusiasmo, così decidemmo di dirigerci subito al nostro punto di ritrovo. Li trovammo tutti lì, più sparpagliati del solito. Si fecero attorno a noi non appena ci videro e perfino Gale e Megan si mostrarono preoccupati, ma rimasero un po' in disparte insieme a Peter. Megan era in uno stato pessimo... in fondo mi dispiaceva per lei: per "tenere al sicuro" il suo gruppo, si era trovata ad allontanare il ragazzo che le piaceva con le sue stesse mani.

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