46) Una fotografia di troppo

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Fabrizio's POV

Guidai come un pazzo fino al centro di Roma. 

Era stato semplicemente un miracolo che non fossi andato a schiantarmi.

Arrivai davanti a casa di Giada, che era anche la mia vecchia casa, e suonai il campanello.

- So' io, Già! Aprime!

La porta si aprì lentamente e comparve Anita sulla soglia.

- Papi... mi hai svegliata! - si lamentò, gettandomi un'occhiataccia.

Per un momento, mi persi a guardare i suoi occhioni scuri, così simili ai miei. Poi le sorrisi e la presi in braccio, entrando e chiudendomi la porta alle spalle.

- Amore de papà tuo, n'do stanno Libero e la mamma?

- In cucina, papi. - la baciai sul visino, ma lei iniziò a divincolarsi - No, papi. Smetti. Pungi!

Continuai a baciarle le guanciotte un altro po', mentre mi dirigevo in cucina. Giada stava armeggiando con la caffettiera, mentre Libero era seduto a tavola, con una smorfia corrucciata sul viso. Misi giù Anita cautamente, andando verso di lui. Era piuttosto pallido, notai, e aveva un labbro spaccato.

Mi morsi le labbra per non imprecare, mentre lui si alzava e mi veniva incontro. Aveva dei lividi sulle braccia e sulle gambe. Chiunque fosse stato, l'avrebbe pagata molto cara. E siccome non potevo prendermela con dei ragazzini, molto probabilmente me la sarei presa con i loro genitori.

- Papà sei venuto!

- Ma certo, ometto! - lo abbracciai, ma lui fece una smorfia di dolore - Scusame, scusame! - dissi in fretta, lasciandolo andare e sedendomi a tavola. Lui mi imitò.

Giada mi mise davanti una tazza di caffè: - Ehi, straniero. - disse piano. Non c'era traccia di allegria nei suoi occhi, al contrario, sembrava molto triste.

- Bambini... - iniziò, dando a Libero un piatto con dei biscotti sopra - ... andate a guardare i cartoni, che io e papà dobbiamo parlare...

Libero sbuffò: - Non voglio guardare ancora Masha e Orso! - sbottò - E nemmeno Peppa Pig! Non possiamo guardare qualcos'altro, eh Anita?

Lei ridacchiò, tirandolo per un braccio. Lui alzò gli occhi al cielo.

- Non litigate! - li ammonì Giada.

Iniziai a sorseggiare il caffè. Quando accesero la TV, mettendola come loro solito a tutto volume, mi rivolsi a lei.

- Allora... spiegame n'po' che succede!

Giada si sedette lentamente. Sembrava piuttosto sconvolta.

- Mandiamolo in un'altra scuola, Fabrì... per favore, questi ragazzini non ci vanno giù leggeri!

- Ma almeno ce sta n'motivo, o l'hanno picchiato così, pe' divertirse?

- Tuo figlio è il più bravo di tutti, e questo ad alcuni non va giù... l'allenatore lo mette sempre in campo, e loro sostengono che sia perché suo padre è famoso...

- Ma che grandissima ca...

- Per favore, non davanti ai bambini!

- Sì, scusame... c'hai ragione... quindi, famme capi' bene 'sta cosa... nun dobbiamo parla' co' i genitori?

Lei scosse la testa: - Non servirebbe, sai? Non so' brave persone...

- E io dovrei avé paura?

- Non sto dicendo questo... ma sarebbe perfettamente inutile... e dopo, lo farebbero di nuovo... vedi, la maggior parte de loro so' de San Basilio...

Fammi tremare l'anima. Di nuovo {Completa, leggete il sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora