9) Portami via

556 24 24
                                    

Kayra's POV

Non ero mai stata tanto male in tutta la mia vita.

Erano passate due settimane da quella notte maledetta.

Avevo smesso di mangiare, quel poco che assumevo finivo sempre per vomitarlo.

Non dormivo più e, se mi capitava di prendere sonno, facevo solo incubi e mi svegliavo urlando il suo nome.

Non mi ero azzardata a chiamarlo nemmeno per sbaglio. Conoscevo Fabrizio, anche troppo bene. Se diceva una cosa era quella, nel bene e nel male.

Quella mattina avevo discusso con Jen. Lei diceva che non potevo più andare avanti così e che dovevo fare qualcosa.

Già, ma cosa?

Non c'era assolutamente nulla che potessi fare.

Tutta la mia felicità e la mia voglia di vivere erano sparite, risucchiate da un paio di occhi neri, screziati di verde.

L'unica cosa che mi spingeva ad andare avanti era il mio amore per Pietro. Più i giorni passavano, più le settimane scorrevano, più somigliava a lui.

Io e Jen lo avevamo portato a prendere un gelato.

- Kayra, mangialo... si scioglierà!

Sbuffai: - Non lo voglio... non so nemmeno perché l'ho preso...

- Senti, lo so che stai male... ma...

- Cosa? Che cosa?

Jen alzò le mani in segno di resa: - Ehi, non prendertela con me! - disse, ma senza arrabbiarsi - Vedrai che le cose miglioreranno... te lo prometto!

- Certo... come no...

- Senti... - si alzò e buttò via la sua coppetta vuota - ... vado a fare un po' di spesa e mi porto Pietro, ok? Magari tu ti fai un bagno caldo... oppure leggi qualcosa... non lo so... fai qualcosa che ti faccia rilassare, va bene?

- Non c'è niente che possa farmi rilassare e lo sai...

- Allora prova a dormire un po'... ne hai bisogno... e stasera ordiniamo la cena... cinese?

- Come ti pare...

- Kà...

- Non guardarmi così, Jen!

- Perché, come ti sto guardando?

- Come se ti facessi pena...

- Ma che cosa dici? - Jen buttò anche la mia coppetta, praticamente ancora piena di gelato - Lo sai benissimo che non è così...

- Se lo dici tu...

Presi in braccio Pietro e lo sistemai sul sedile posteriore dell'auto di Jen. Lei sgasò, prendendo la via di casa. Correva troppo. E imprecava a bassa voce.

- Perché stai correndo in questo modo? Che succede?

- Perché altrimenti i supermercati chiuderanno!

Guardai l'orologio che avevo al polso: - Ma Jen! Sono appena le sei...

- Oh, davvero? - parcheggiò davanti a casa - Non me ne ero accorta...

La guardai perplessa, mentre scendevo dalla macchina: - Jen... tu mi stai nascondendo qualcosa...

Lei sobbalzò e mi rivolse un'occhiata innocente: - Io? Ma figurati...

- Sarà... ci vediamo dopo...

Jen mi mandò un bacio volante, rimise in moto e sparì.

Sospirai, andando ad aprire la porta: ma quanto poteva essere strana?

Fammi tremare l'anima. Di nuovo {Completa, leggete il sequel}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora